lunedì 26 ottobre 2015
In Italia i cosiddetti "working poor" sono oltre 6 milioni
Articolo da Unimondo.org
Mentre con il suo abituale #ciaogufi il nostro Premier non perde un’occasione per segnalare con raffiche di tweet che l’#italiariparte ed è #lavoltabuona, dal giugno 2014 al giugno 2015 altre 30mila persone sono entrate nel bacino dei deboli in Italia: complessivamente, adesso, si tratta di 9 milioni e 246 mila soggetti in difficoltà che non ce la fanno ad arrivare alla fine del mese. È questo uno dei dati più interessanti e nel contempo drammatici che emerge da un’interessante analisi di Unimpresa sulla povertà in Italia presentata domenica 11 ottobre. Secondo lo studio, basato su dati Istat, ai “semplici” disoccupati vanno adesso aggiunte ampie fasce di lavoratori con condizioni precarie o economicamente deboli, che estendono la platea degli italiani che sono retribuiti in modo insufficienti o comunque non godono della stabilità necessaria per potersi dire al riparo dal rischio povertà.
“Ai disoccupati - ha spiegato il Centro studi di Unimpresa - che in Italia sono oltre 3 milioni, vanno aggiunte ampie fasce di lavoratori in crisi. I cosiddetti working poor, appunto”. Si tratta di chi ha contratti di lavoro a tempo determinato, part time (740mila persone) o a orario pieno (1,66 milioni), dei lavoratori autonomi part time (802mila), dei collaboratori (349mila) e dei contratti a tempo indeterminato part time (2,5 milioni). Questo gruppo di persone occupate, ma con prospettive incerte circa la stabilità dell’impiego o con retribuzioni contenute, ammonta complessivamente a 6,1 milioni di unità. “Il deterioramento del mercato del lavoro - ha precisato Unimpresa - non ha come conseguenza la sola espulsione degli occupati, ma anche la mancata stabilizzazione dei lavoratori precari e il crescere dei contratti atipici. Una situazione solo parzialmente migliorata dalle agevolazioni offerte dal Jobs Act. Di qui l’estendersi del bacino dei deboli”.
Una crescita dell’area di difficoltà che rappresenta un’ulteriore spia della grave situazione in cui versa l’economia italiana, dove anche le forme meno stabili di impiego e quelle retribuite meno pagano il conto della recessione, complice anche uno spostamento delle persone dalla fascia degli occupati deboli a quella dei disoccupati. Il dato sui 9,24 milioni di persone è relativo al secondo trimestre del 2015 e complessivamente risulta in aumento dello 0,3% rispetto al secondo trimestre del 2014, quando l’asticella si era fermata a 9,21 milioni di unità: in un anno quindi 30mila persone, secondo la ricerca, sono entrate nell’area di disagio sociale. Nel secondo trimestre dello scorso anno i disoccupati erano in totale 3,10 milioni: 1,59 milioni di ex occupati, 626mila ex inattivi e 884mila in cerca di prima occupazione. A giugno 2015 i disoccupati risultano complessivamente stabili, mentre salgono di 6mila unità (+1,0%) gli ex inattivi.
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Fonte: Unimondo.org
Autore: Alessandro Graziadei
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Articolo tratto interamente da Unimondo.org
6 commenti:
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Intanto il nostro presidente del consiglio oltre a twittare attivamente non perde occasione per viaggiare intorno al mondo... Altro che nuovi poveri!
RispondiEliminaCara Vincenzo, ma è una cifra da capogiro!
RispondiEliminaE il presidente Renzi continua a raccontare solo frottole.
Buona serata caro amico.
Tomaso
Non ho parole eleganti da utilizzare per questa classe politica... solo un movimento si salva, perché gli altri sono tutti pezzenti.
RispondiEliminaIspy
no ma la cosa importante è dire che alza a 3000 euro il limite dei contanti perchè così la gente spende...
RispondiEliminaMa come si fa, con che faccia si può sostenere che l'Italia riparte insieme con l'economia?
RispondiEliminauno scorcio della nostra Italia veramente desolante...
RispondiEliminaMa forse, siamo noi gufi, a non vedere tutta questa ripresa (sarcasmo)