lunedì 4 maggio 2015

Vivere in stato di schiavitù

 
Articolo da Voci Globali

Quasi 36 milioni di persone, in tutto il mondo, vivono in stato di schiavitù. Il 61% sparso in cinque Paesi: Cina, India, Pakistan, Uzbekistan, Russia. È quanto emerge dalla seconda edizione del Global Slavery Index voluto dalla Walk Free Foundation, movimento che ha lo scopo di far venire a galla, combattere e sradicare la moderna schiavitù.

Lavorano in fabbriche, miniere, brothel. Sono visibili ma allo stesso tempo invisibili e non c’è limite d’età. Spesso sono bambini, comunque donne e uomini senza diritti.

Secondo il Rapporto i Governi che stanno assumendo risposte deboli o inconsistenti nei confronti della schiavitù sui loro territori sono Corea del Nord, Iran, Siria, Eritrea, Repubblica dell’Africa centrale, Libia, Guinea Equatoriale, Uzbekistan, la Repubblica del Congo e l’Iraq. Molti di questi Paesi sono affetti da un’economia molto povera o tormentati dai conflitti e dall’instabilità politica. In alcuni casi, poi, sono i Governi stessi ad aver legalizzato forme di schiavitù. È il caso dell’Uzbekistan , dove oltre un milione di persone sono costrette alla raccolta del cotone o quello dei lavori forzati in Nord Corea.

Al contrario, i Paesi che stanno ponendo più azioni per combatterla sono i Paesi Bassi, la Svezia, gli USA, l’Australia, la Svizzera, l’Irlanda, la Norvegia, il Regno Unito, la Georgia e l’Austria.

Il Report dimostra che esiste una forte connessione tra la stabilità o l’instabilità di un Paese e la vulnerabilità della sua popolazione alla moderna schiavitù. Politiche che tendono a colpire questo fenomeno hanno poco impatto in quei Paesi dove non vige lo stato di diritto a causa di una guerra civile in corso o di conflitti etnici e religiosi. Anche i pregiudizi e le discriminazioni in una società possono creare un contesto che tende a considerare alcune persone come meno importanti e quindi meno meritevoli di diritti e protezioni.

La moderna schiavitù contribuisce alla produzione di almeno 122 beni da 58 Paesi . L’Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO) stima che gli illeciti profitti derivanti dal lavoro forzato siano pari a 150 miliardi di dollari all’anno. “Dal pescatore Thai che fa la pesca a strascico, al ragazzino congolese che cerca diamanti nelle miniere, dal bambino ukbeko che raccoglie il cotone alla ragazzina indiana che cuce i palloni, dalla donna che cuce vestiti ai raccoglitori di chicchi di cacao… il loro lavoro forzato è quanto noi consumiamo. La schiavitù moderna è un grosso business” si legge nel documento.

Ma vediamo quali sono i 10 Paesi dove il livello di schiavitù è molto alto.

Mauritania – Si stima che il 4% della popolazione viva come schiavo, 155,600 persone. Per lo più la schiavitù è perpetuata per tradizione, lo stato di schiavo passa di generazione in generazione. Per la maggior parte si tratta di neri mori e sono impegnati in attività agricole e nella pastorizia. Le donne sono utilizzate per i lavori domestici e costrette a matrimoni forzati in giovanissima età. Il Governo ha recentemente emanato una legge contro la schiavitù e istituito un Tribunale per giudicare questi casi. Finora una sola persona è stata condannata, a soli sei mesi di reclusione.

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Fonte: Voci Globali


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Articolo tratto interamente da Voci Globali


3 commenti:

  1. Sembra quasi incredibile, caro Vincenzo ma ciò che dici è la realtà.
    Ciao e buona serata caro amico.
    Tomaso

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  2. È molto difficile cambiare tali situazioni, quindi che almeno se ne parli.
    Splendido post Vincenzo, ciao.

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  3. Ciao Vincenzo, come vedi sono tornato!
    La situazione è molto difficile da cambiare perchè i paesi citati che si adoperano per cercare di cambiare le cose sono anche quelli che per primi fanno affari con gli altri paesi schiavisti.
    Diciamo che è una situazione che fa comodo a tutti, anche agli indignati.

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