martedì 12 maggio 2015

Quante sono le “Terre dei Fuochi”?

Pascarola-Caivano-RogodiRifiuti-18-06-2012

Articolo da LInfAlab

L’anno scorso uno degli incontri più importanti del Festival Internazionale del Giornalismo di Perugia, al quale aveva assistito un vastissimo pubblico, alla presenza anche dell’allora Ministro dell’Ambiente, Andrea Orlando, era stato quello sulla cosiddetta Terra dei Fuochi. Un tema che nell’inverno 2013-2014 aveva assunto una rilevanza ed un’eco mediatica tale da esser riuscito, un anno e mezzo fa, a portare in piazza 100 mila persone.
L’appuntamento è stato rinnovato quest’anno con il panel discussion dal titolo “L’altra Terra dei Fuochi: Lombardia e Campania, cronache e silenzi a confronto”, svoltosi la mattina del 16 aprile, sempre al Festival di Perugia. È stata l’occasione per fare il punto della situazione e per analizzare nuovi contesti di emergenza che cominciano a rivelare “un fenomeno che unisce tutta l’Italia”, come l’hanno definito Giuseppe Manzo, giornalista e scrittore che insieme ad altri giornalisti, attivisti, medici e ricercatori nel 2012 ha lanciato la campagna Stop biocidio, e Pier Luigi Maria Dell’Osso, procuratore generale di Brescia, presente al dibattito.
Il 5 febbraio dell’anno scorso il decreto sulla Terra dei Fuochi è diventato legge, sembrava quindi che si fosse finalmente intrapresa la strada giusta per tutelare e risanare questo martoriato territorio. Tutte buone notizie, racconta Manzo, se non fosse che a più di un anno dall’approvazione della legge, nulla è cambiato: bonifiche, screening sulla popolazione, prevenzione, tutte cose promesse ma mai messe in atto.
Dell’Osso parla di passi indietro invece che passi in avanti, e racconta un’altra Terra dei Fuochi, quella del nord, nata dallo sviluppo industriale di centri come Brescia e Milano, città dalle quali è partita la “rivoluzione industriale” italiana, che per molti anni hanno fatto da traino economico per il Paese e sono diventati in seguito, punto di riferimento anche per il conferimento illecito dei rifiuti.

Continua la lettura su LInfAlab

Fonte: LInfAlab


Autore: Rossana Andreato


Licenza: Licenza Creative Commons
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Condividi allo stesso modo 4.0 Internazionale.

 

Articolo tratto interamente da LInfAlab

Photo credit Associazione Culturale Voce per Tutti (https://www.youtube.com/watch?v=W0lpeOtT9_8) [CC BY-SA 3.0], via Wikimedia Commons


2 commenti:

  1. La nostra salute nelle mani delle logiche dell'industria.
    Siamo senza armi, se neanche una legge serve...siamo senza difese!

    RispondiElimina
  2. Il pensiero che mi dà più angoscia è che facciamo (o almeno faccio) tanto per mangiare biologico, a km 0, acquistando dai contadini locali e accertandcmi che le verdure che mangiamo non contengano pesticidi, e poi magari è la terra stessa ad essere contaminata irrimediabilmente..

    RispondiElimina

I commenti sono in moderazione e sono pubblicati prima possibile. Si prega di non inserire collegamenti attivi, altrimenti saranno eliminati. L'opinione dei lettori è l'anima dei blog e ringrazio tutti per la partecipazione. Vi ricordo, prima di lasciare qualche commento, di leggere attentamente la privacy policy. Ricordatevi che lasciando un commento nel modulo, il vostro username resterà inserito nella pagina web e sarà cliccabile, inoltre potrà portare al vostro profilo a seconda della impostazione che si è scelta.