giovedì 3 aprile 2014
Gran Bretagna: nasce la coalizione anti-fracking
Articolo da Unimondo.org
L’unione fa la forza, un vecchio adagio che ancora funziona, almeno per un cartello di associazioni ambientaliste britanniche che ha dato vita alla coalizione “Wildlife and countryside groups” per capire quanto seri siano i rischi del fracking. La fratturazione idraulica o fracking è un processo relativamente nuovo e a quanto pare estremamente pericoloso nel quale, dopo aver effettuato perforazioni orizzontali fino a una profondità di circa 3.000 metri, vengono pompati nel terreno ingenti quantità di liquidi sotto pressione. L’immissione dei liquidi crea delle spaccature nelle rocce e/o dei micro-sismi grazie ai quali viene liberato il gas o il petrolio che a questo punto può essere immagazzinato e avviato alla raffinazione. Questo “liquido da fratturazione idraulica” è però una miscela di acqua, sabbia e un cocktail di prodotti chimici tossici che ha pesanti conseguenze sul terreno e sulle falde acquifere.
Per Royal society for the protection of birds (Rspb), National Trust, The Wildlife Trusts, Wildfowl & Wetlands Trust (Wwt), Angling Trust e Salmon & Trout Associatione, esiste il pericolo concreto che “Il fracking scarsamente regolamentato danneggi le specie minacciate e inquini i nostri corsi d’acqua e per questo abbiamo posto al governo la domanda Are we fit to frack?”, diventata lo scorso 13 marzo anche un corposo e documentato dossier (.pdf) che ha convinto gli ambientalisti a creare un fronte unico contro questa particolare tecnica di estrazione di gas e petrolio. “Abbiamo scoperto che il fracking su scala commerciale - ha spiegato il cartello di associazioni, che può vantare un sostegno trasversale di parlamentari sia dell’opposizione laburista che della maggioranza che appoggia il premier conservatore David Cameron - richiede un notevole sfruttamento della nostra campagna, minacciando la fauna selvatica e l’ambiente acquatico in una varietà di modi che la politica del Governo sembrano aver ampiamente sottovalutato”. Per Martin Harper, Conservation director di Rspb, “anche se il Primo Ministro ha detto che in questo Paese abbiamo i più forti controlli ambientali e nulla andrà avanti se ci sono pericoli, la nostra relazione accende un riflettore sui rischi e rafforza la crescente preoccupazione per l’impatto che il fracking potrebbe avere sul nostro paesaggio e la fauna selvatica. Noi sosteniamo che deve essere fatto di più per garantire che le regole per il fracking siano adatte allo scopo”.
Nei prossimi anni le Camere inglesi dovranno prendere importanti decisioni che stabiliranno se l’estrazione commerciale di shale gas è realizzabile nel Regno Unito, come e a quale livello. Per Simon Pryor, natural environment director del National Trust, “Il dibattito sul fracking nel Regno Unito deve oggi essere basato sull’evidenza e l’evidenza contenuta nel dettagliato dossier Are we fit to frack rivela chiaramente che, se si tratta di offrire una protezione adeguata ad ambienti sensibili, la regolamentazione del gas di scisto deve essere migliorata”. Così mentre il governo è impaziente di vedere un rapido roll-out del fracking, “esiste il pericolo reale che il sistema normativo semplicemente non tenga il passo. Il governo dovrebbe escludere il fracking nelle zone più sensibili e garantire che le normative offrano una protezione sufficiente al nostro prezioso ambiente naturale e storico” ha aggiunto Pryor.
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Fonte: Unimondo.org
Autore: Alessandro Graziadei
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Articolo tratto interamente da Unimondo.org
1 commento:
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se si continua così si sprofonda...
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