Articolo da Peacelink
È il 24 ottobre 2011, quando i lavoratori colombiani dell’impresa Cristar Sas presentano una denuncia circostanziata di fronte al Ministerio de la Protección Social: la filiale della multinazionale statunitense Owens Illinois è sotto accusa per le ripetute violazioni dei diritti sindacali degli operai.
Poco più di un mese dopo, gli operai che avevano sporto denuncia contro l’impresa, vengono licenziati, e, ovviamente, le loro richieste restano inascoltate: chiedevano il diritto ad avere i contributi per la pensione, attrezzature che permettessero loro di poter lavorare in sicurezza e il diritto ad affiliarsi ai sindacati. In poche parole, esigevano ciò che gli spettava, cioè il diritto ad un lavoro degno. Da allora, 22 novembre 2011, gli operai licenziati si sono accampati nelle vicinanze della fabbrica promuovendo la Carpa de la Solidaridad y la Resistencia, uno spazio sociale che ha rappresentato un simbolo non solo per l’intero movimento di Guadalajara de Buga, la città del dipartimento colombiano Valle del Cauca (nella zona occidentale del paese) dove ha sede Cristar Sas, ma si è tramutata in una nuova forma di resistenza al neoliberismo a cui hanno aderito i vari governi succedutisi alla guida della Colombia. Cristar Sas controlla circa il 70% della produzione nazionale di cristalleria: produce quotidianamente brocche, bicchieri e calici. Di fronte ad una produzione continua e senza soste, gli operai erano costretti a lavorare fino a 16 ore al giorno, i salari rimanevano bassi, i contributi inesistenti e, di conseguenza, ne derivavano pensioni da fame. È in questo contesto che la maggior parte dei lavoratori di Cristar Sas decide di dar vita al Sindicato de Trabajadores Disponibles y Temporales (Sintradit). L’impresa rispose licenziando all’istante tutti gli operai che avevano aderito al sindacato, gettati in mezzo alla strada da un giorno all’altro. Fu allora che nacque la Carpa de la Solidaridad y la Resistencia, un picchetto che prosegue, ancora oggi, al di fuori della fabbrica, in attesa di un reintegro che tarda a venire, anche per la complicità dei sindacati ufficiali con i vertici dell’impresa.
Continua la lettura su Peacelink
Fonte: Peacelink
A volte mi chiedo in che modo potrà mai finire questo andazzo di sfruttamento, di soprusi, di totale mancanza di rispetto degli altri esseri umani da parte di chi detiene il potere economico. Ad ogni modo, viene voglia di abbracciare quei lavoratori che con coraggio e costanza portano avanti la loro causa.
RispondiElimina