Privacy e cookie policy

sabato 13 dicembre 2025

Discriminazione e metamorfosi: Kafka e una riflessione per una società inclusiva

Metamorfosis


Articolo da LoQueSomos

Questo articolo è stato tradotto automaticamente. La traduzione rende il senso dell’articolo, tuttavia consigliamo di leggere il testo originale su LoQueSomos

Di María Anuch

Prendendo come base La Metamorfosi, la riflessione propone che: "L'accettazione delle differenze, come valore universale, guida la costruzione di società inclusive e rispettose".

Tra le varie interpretazioni che sono nate dalla lettura de "La metamorfosi", il celebre racconto di Franz Kafka, mi sento maggiormente identificata con l'idea che si concentra sul mostrare come gli esseri umani reagiscono di fronte alla diversità e sulle conseguenze della reazione negativa dell'ambiente a ciò che è diverso.

Ricordiamo che nel romanzo Gregor Samsa, un commesso viaggiatore che mantiene la sua famiglia con il suo stipendio, un giorno si sveglia e si ritrova trasformato in un insetto mostruoso.

Mi sono chiesto: la metamorfosi di cui parla Kafka è solo quella strana trasformazione fisica, o la trasformazione più significativa è quella delle persone a lui più vicine, il modo in cui hanno reagito alla differenza? Gregor, il soggetto della trasformazione soprannaturale avvenuta durante il sonno, dopo i primi momenti di smarrimento e doloroso adattamento alla sua nuova realtà, appare davanti ai nostri occhi, seppur angosciato, più razionale ed emotivamente integro del resto della sua famiglia.

È a quest'ultimo gruppo, quindi – alla sua famiglia, composta dai genitori e da una sorella minore – e alla loro reazione alla pietosa condizione artropodica dell'unico capofamiglia, che, a quanto ho capito, dovremmo rivolgere la nostra attenzione. Il protagonista della storia è sorpreso da uno straordinario cambiamento nell'ordine fisico, al di là della sua volontà, al di là del suo controllo, ma è all'interno della famiglia – il suo ambiente – che la metamorfosi avviene in misura maggiore.

Portando la trasformazione fisica all'estremo, l'autore trasforma il protagonista in un insetto ripugnante; tuttavia, notiamo che sentimenti, desideri, passioni e pensieri umani persistono in lui, nonostante alcune piccole variazioni nelle sue abitudini e nei suoi comportamenti derivanti dalla sua nuova condizione fisica. Umano, troppo umano, al punto da morire sopraffatto dal peso della sofferenza causata dalle ferite fisiche ed emotive inflitte dal trattamento crudele che subisce per mano dei suoi cari.

In questo senso, vediamo che la sorella, che inizialmente prova compassione e cerca di comprendere le sue nuove circostanze, col passare dei giorni cede alla decisione disumana dei genitori di chiuderlo nella sua stanza e di sopprimere ogni legame emotivo con lui, trasformandosi così in veri e propri mostri senza sentimenti.

Terrorizzati e vergognati dall'ineffabile mutazione avvenuta nel corpo di Gregor, non fanno nulla per superare i sentimenti di avversione e rifiuto verso l'ignoto che li dominano, adottando, al contrario, comportamenti autodifensivi che appaiono esagerati e senza alcuna ragione che li giustifichi, data la manifesta assenza di aggressività dell'insetto.

Non sono d'accordo con le interpretazioni che generalizzano: "La metamorfosi può essere intesa come la manifestazione materiale (sotto forma di insetto) della disumanizzazione e dell'alienazione degli esseri umani dal mondo". "Gli esseri umani hanno perso la loro umanità in un mondo disumanizzato e mercificato; si sentono strani e incompresi in un ambiente ostile e incomprensibile".

Trovo difficile capire perché Kafka intendesse trasmettere un messaggio così negativo e disperato. Al contrario, credo che volesse metterci in guardia su quanto noi esseri umani siamo capaci di trasformarci, e sugli estremi a cui possiamo arrivare quando discriminiamo qualcuno in base al suo aspetto, alla sua capacità produttiva o a qualsiasi altro motivo che ne faccia la differenza, senza considerarne l'essenza. Nel romanzo, l'insetto non appare mai come un sé disumanizzato e alienato, ma la sua famiglia sì.

Discriminiamo quando trattiamo in modo diverso persone che sono essenzialmente uguali a noi. Ma di solito è più di questo; spesso implica emarginare, escludere, segregare e attaccare coloro che sono diversi per qualsiasi motivo. Se siamo tutti essenzialmente uguali, chi diventa umanamente diverso quando escludiamo, segreghiamo o rifiutiamo gli altri a causa delle loro differenze, qualunque sia la loro natura?

Come ha affermato la scrittrice francese Audre Lorde: "Non sono le nostre differenze a dividerci, ma la nostra incapacità di accettarle".

Nata dall'ignoranza, dalla paura, dall'intolleranza e dall'insensibilità, la discriminazione distrugge i diritti fondamentali, nega opportunità e porta a situazioni di ingiustizia e persino di tragedia; come nel racconto di Kafka: rifiuto di ciò che è diverso, del modo in cui esiste, senza considerarne l'essenza.

Sono d'accordo con Nelson Mandela sul fatto che nessuno nasce odiando un'altra persona a causa delle sue differenze. Le persone imparano a odiare, a rifiutare ciò che è diverso. Allo stesso modo, possiamo insegnare alle persone ad accettare le differenze, costruendo una consapevolezza collettiva per vivere in società più eque e diversificate.

A mio avviso, è fondamentale promuovere l'accettazione delle differenze come valore universale, al pari della gratitudine, della giustizia o della lealtà. Credo che in questo modo si possa procedere verso una società in cui il consenso si fonda sull'inclusione e sul rispetto, e in cui la responsabilità dell'esclusione ricade su chi pratica la discriminazione, non su chi la subisce.

"Non esiste disabilità più grande nella società dell'incapacità di vedere il valore di una persona."


Robert M. Hensel.

Continua la lettura su LoQueSomos

Fonte: LoQueSomos

Autore: María Anuch

Licenza: Licenza Creative Commons
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Condividi allo stesso modo 3.0 Unported.

Articolo tratto interamente da LoQueSomos

Photo credit Metraproceso, CC BY-SA 3.0, da Wikimedia Commons


Nessun commento:

Posta un commento

I commenti sono in moderazione e sono pubblicati prima possibile. Si prega di non inserire collegamenti attivi, altrimenti saranno eliminati. L'opinione dei lettori è l'anima dei blog e ringrazio tutti per la partecipazione. Vi ricordo, prima di lasciare qualche commento, di leggere attentamente la privacy policy. Ricordatevi che lasciando un commento nel modulo, il vostro username resterà inserito nella pagina web e sarà cliccabile, inoltre potrà portare al vostro profilo a seconda della impostazione che si è scelta.