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L'eccidio de La Storta fu una strage commessa a Roma durante la seconda guerra mondiale, il 4 giugno 1944 da soldati dell'esercito nazista in fuga da Roma, in cui morirono quattordici persone in precedenza detenute nella prigione di via Tasso a Roma, dei quali dodici cittadini italiani.
Tra le vittime ci furono il sindacalista Bruno Buozzi e l'ufficiale della Regia Marina italiana Alfeo Brandimarte, un ebreo polacco e un agente segreto delle forze armate britanniche, Gabor Adler, la cui vicenda è stata a lungo sconosciuta.[1][2]
Il nome dell'eccidio deriva dalla località più vicina al luogo del massacro, La Storta appunto. Esattamente il massacro avvenne in un boschetto al km 14.200 della via Cassia.
Secondo le ricostruzioni (che comunque non sono ancora riuscite a fare piena luce sull'accaduto), nella notte fra il 3 e il 4 giugno, mentre gli alleati si accingevano ad entrare da sud nella Capitale, i tedeschi in fuga caricarono due camion di prigionieri di via Tasso per trasferirli a Verona; erano in gran parte socialisti delle Brigate Matteotti o membri del Fronte militare clandestino. I passeggeri del primo camion, tra i quali Iole Mancini[3], il comandante delle Brigate Matteotti Giuseppe Gracceva, il docente Arrigo Paladini[4] ed il grafico e pittore Sergio Ruffolo[5], si salvarono perché l'automezzo era guasto e non partì[6]. Sul secondo camion SPA 38 salirono altri 14 prigionieri.
L'autocolonna tedesca si mosse da via Tasso verso nord; il convoglio pernottò nei pressi della località "La Storta", sulla via Cassia. All'alba del 4 giugno presso il quattordicesimo chilometro della Cassia, in aperta campagna, i prigionieri furono portati in una rimessa della tenuta Grazioli; nel pomeriggio furono giustiziati con un colpo di pistola alla testa. L'autore materiale dei quattordici assassinii fu un anziano ufficiale delle SS, Hans Kahrau, ma è incerto se egli abbia agito di sua iniziativa, oppure se abbia dato corso a un ordine ricevuto da Erich Priebke[7]. I corpi furono recuperati nei giorni immediatamente successivi all'eccidio, dopo essere stati individuati dagli Alleati su indicazione dei contadini del luogo: le salme furono trasportate all'Ospedale Santo Spirito, mentre i funerali si svolsero l'11 giugno, nella chiesa del Gesù: all'epoca si ignorava l'identità dell'agente segreto inglese ucciso.
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