Articolo da Blog INGVvulcani
I Campi Flegrei sono una caldera ovvero una struttura vulcanica originatasi a seguito di una grande eruzione (probabilmente quella dell’Ignimbrite Campana avvenuta circa 40.000 anni fa)
che ha parzialmente svuotato un’estesa camera magmatica superficiale,
provocando il collasso delle rocce sovrastanti. La sismicità dei Campi
Flegrei è intrinsecamente collegata alla dinamica della caldera e cioè
all’attività dell’area vulcanica.
In generale, i terremoti avvengono a
causa della rottura delle rocce litosferiche sotto l’azione di un campo
di sforzo, dovuto a processi geodinamici che agiscono su vasta scala.
Nelle zone vulcaniche, invece, si creano dei campi di sforzo che agiscono a livello locale e che controllano la sismicità vulcanica,
dovuti alla pressione dei fluidi in profondità e al peso dell’edificio e
delle rocce che si trovano al di sopra dei serbatoi magmatici.
Alla presenza di un campo di sforzo locale concentrato nell’area vulcanica si associa, in genere, abbondanza di fluidi nel sottosuolo (acqua e gas) e la presenza di fratture e faglie formatesi durante precedenti fasi di attività del vulcano. Lungo queste fratture si
può sviluppare sismicità a causa dell’aumentata pressione dei fluidi al
loro interno, che ha l’effetto di favorirne la propagazione, generando,
così, piccoli terremoti. Tutto questo accade anche ai Campi Flegrei,
dove la sismicità varia nel tempo diventando più frequente nei periodi
in cui si verificano significative deformazioni del suolo.
Ricerche storiche hanno rivelato che
anche nel passato l’area flegrea, dove fin dall’antichità si sono
sviluppate popolose città come Napoli (figura 1), Pozzuoli e Cuma, è
stata interessata da terremoti locali, in certi casi distruttivi, non
solo per il livello di intensità, ma anche per l’effetto cumulativo
sulle abitazioni del susseguirsi di numerosi eventi. In particolare, è
documentata un’intensa attività sismica iniziata intorno al 1470,
diversi decenni prima dell’eruzione di Monte Nuovo, ultima eruzione dei Campi Flegrei avvenuta nel 1538. Numerosi documenti dell’epoca permettono di evidenziare anche un forte sollevamento del suolo
iniziato decenni prima dell’eruzione, che si è accentuato sempre più
con l’approssimarsi dell’evento eruttivo, tanto che sono sorte dispute
sull’attribuzione della proprietà di nuove terre emerse dal mare.
I terremoti di quel periodo sono stati
spesso distintamente avvertiti a Napoli. Si ha notizia di terremoti
avvenuti dopo l’eruzione di Monte Nuovo, a partire dal 1564. Questa fase
di sismicità è culminata con il terremoto del 1582, tra gli
eventi maggiori dell’area, che probabilmente ha prodotto danni anche a
Napoli. Dall’inizio del ‘600 sembra che l’area flegrea, ormai soggetta
ad un lento abbassamento del suolo, non abbia manifestato sismicità
avvertibile fino alla metà del ‘900, ad eccezione di un evento sismico
isolato, avvertito a Pozzuoli nel 1832, che ha provocato qualche danno
locale.
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Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
Articolo tratto interamente da Blog INGVvulcani
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Interessante questa spiegazione, grazie caro Vincenzo.
RispondiEliminaCiao e buona giornata con un forte abbraccio e un sorriso:-)
Tomaso
Sereno giorno.
Eliminaun articolo ed un tema sempremolto interessanti.
RispondiEliminaLo studio della Terra è molto importante.
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