mercoledì 5 giugno 2019

La storia di Elena Lucrezia Cornaro Piscopia


Articolo da Enciclopedia delle donne

Alle ore 9 di sabato 25 giugno 1678, a Padova, trasferito all’ultimo momento in Cattedrale, nella cappella della Vergine, essendo la sede abituale risultata insufficiente per il pubblico convenuto, ebbe luogo l’esame per il conferimento del Dottorato in Filosofia a Elena Lucrezia Scolastica Cornaro Piscopia. Durante la discussione dei puncta assegnatile, consistenti in due tesi su Aristotele, le dotte e brillanti risposte di Elena impressionarono i suoi esaminatori che, a scrutinio segreto, decisero di proclamarla per acclamazione «magistra et doctrix in philosophia». Era la prima donna al mondo ad essere laureata e a potersi fregiare del titolo di Doctor.

Le furono consegnate le insegne del suo grado, uguali a quelle dei colleghi uomini: il libro, simbolo della dottrina; l’anello per rappresentare le nozze con la scienza; il manto di ermellino, a indicare la dignità dottorale, e la corona d’alloro, contrassegno del trionfo. Solo come estrema rarità qualche altra donna avrebbe poi ottenuto un analogo risultato: risulterebbero due sole laureate (una a Bologna e una Pavia) nell’arco dell’intero secolo successivo, nonostante le richiedenti fossero state più numerose.

Come ricorda una targa posta nel palazzo dei Cornaro, presso Rialto – oggi Cà Loredan, sede del municipio –, Elena Lucrezia era nata a Venezia il 5 giugno 1646 da un’antica e nobile casata, da cui uscirono quattro dogi e nove cardinali, imparentata anche con Caterina Cornaro (1434-1510), regina di Cipro e poi signora di Asolo.

All’origine della sua eccezionale laurea vi fu non solo l’acume della intelligenza e la profondità e ampiezza degli studi di Elena Lucrezia, ma, come sempre accade nei casi di donne colte o artiste dei secoli scorsi – come fu il caso di Maria Gaetana Agnesi e di molte altre –, il non meno decisivo riconoscimento e sostegno del padre, egli stesso uomo di buoni studi, noto come mecenate, in contatto con molti eruditi, erede di una biblioteca tra le meglio fornite, visitata da molti studiosi per le loro ricerche (tra i quali il celebre benedettino Giovanni Mabillon). Anche le donne di famiglia non furono irrilevanti. La madre di Elena, Zanetta Boni, non essendo nobile, convisse vent’anni col futuro marito e gli diede i primi cinque figli (Elena compresa) prima che si sposassero, mostrando non comune libertà nei confronti delle convenzioni. Venne riconosciuta pubblicamente e dal marito come uxor optima, intelligente, fiera e capace di educare figlie virtuose e stimate. Anche la sorella più giovane di Elena, Caterina (nata nel 1655), si distinse per intelligenza e cultura e – è significativo – raccomandò nel testamento alla propria figlia di amare a sua volta le figlie non meno dei maschi.

Giovanni Battista Cornaro, procuratore di San Marco, fu a sua volta incoraggiato dal parroco di San Luca, confessore e amico di famiglia, l’erudito don Giovanni Battista Fabris (dottore in teologia, studioso di filosofia, buon latinista e ottimo grecista), il quale aveva intuito il talento e l’inclinazione della bambina, ad avviarla dall’età di sette anni agli studi classici, diventando il suo primo insegnante di greco. Seguita da maestri di straordinario livello in ogni materia, Elena Lucrezia studiò matematica, astronomia, geografia; coltivò con passione la musica, nella quale ebbe come maestra l’organista Maddalena Cappelli, che fu per lei anche una fidata amica e compagna. Ebbe una vasta e profonda conoscenza delle lingue classiche e moderne, dal latino al greco antico e moderno, dallo spagnolo al francese all’ebraico, per il quale ebbe come insegnante il celebre dotto e santo rabbi Shemuel Aboaf, rabbino della comunità veneziana. Il suo interesse principale andò però alla filosofia e alla teologia, nelle quali ebbe come maestri due professori di chiara fama dell’ateneo patavino: rispettivamente Carlo Rinaldini e padre Felice Rotondi, conventuale, che di Elena avrebbe più tardi scritto di averla avuta più come maestra che come discepola in teologia.

La fama di Elena Lucrezia si era diffusa rapidamente; fece parte di varie accademie in tutta Europa, e ricevette la visita di eruditi e studiosi da ogni paese. Elena era socievole, apprezzava gli incontri, gli scambi, i dibattiti, ma fin dalla fanciullezza aveva mostrato un temperamento riflessivo e inclinazione per una vita austera e sobria. Rifiutando il matrimonio, anche quando venne chiesta in sposa da un principe tedesco, Elena Lucrezia sigillò la sua consacrazione agli studi e a una vita aliena dalla mondanità, dedita al sapere e alle opere di carità, divenendo oblata benedettina: fece voto di castità, aggiunse ai suoi nomi quello di Scolastica – la sorella di san Benedetto –continuando a vivere liberamente nella sua casa, in abiti normali, indossando sotto ad essi uno scapolare di lana nera, simbolo della veste benedettina.

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Fonte: Enciclopedia delle donne

Autore: 
Maria Cristina Bartolomei 

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Articolo tratto interamente da 
Enciclopedia delle donne 



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