mercoledì 6 giugno 2018

Dall'8 al 10 giugno a Roma il Festival di Letteratura sociale




Articolo da Ilmegafonoquotidiano.it

Dall’inizio della campagna elettorale fino alla formazione del nuovo Governo Salvini-Di Maio, non abbiamo praticamente mai smesso di sentire narrazioni tossiche su migranti, spread, legalità, “pacchia”, “cambiamento”, e su un presunto “popolo” liscio e indistinto. È arrivato il momento di disintossicarsi, di smontare queste narrazioni e raccontare altre storie. Le nostre. Abbiamo bisogno di riconquistare il significato di alcune parole, di ricostruire visioni della realtà alternative all’esistente, e di una cultura politica all’altezza della crisi epocale che viviamo. Provando a guardare più lontano del prossimo talk show o della prossima scadenza elettorale.

Il nostro piccolo contributo in questa direzione lo daremo dall’8 al 10 giugno a Roma, con il festival di letteratura sociale organizzato per il settimo anno nello spazio di mutuo soccorso Communia a S. Lorenzo. Si sono fermate le pubblicazioni della rivista Letteraria fondata da Stefano Tassinari, che in questi anni ha dato il nome al festival, ma non si è fermata la nostra ricerca della letteratura nel conflitto sociale e del conflitto sociale nella letteratura.
Proprio a questa ricerca è dedicato il programma del festival, quest’anno ancora più ricco del solito.


Cominciamo venerdì 8 giugno smontando le narrazioni aziendaliste, autoritarie e meritocratiche sulla scuola, con un dialogo voluto e coordinato direttamente dal collettivo di insegnanti “Scuola fuori mercato” a partire dai libri La lettera sovversiva di Vanessa Roghi – sul libro-manifesto di Don Milani e degli alunni della scuola di Barbiana –, Tutti i banchi sono uguali di Christian Raimo, L’università nei primi quarant’anni della Repubblica di Luciano Governali e dall’inchiesta sull’alternanza-scuola lavoro fatta dal collettivo studentesco Erre zero di Tor bella monaca.

La serata di venerdì 8 giugno sarà invece dedicata a una donna nera, femminista, lesbica e rivoluzionaria, uccisa in Brasile il 14 marzo scorso e divenuta simbolo di tante battaglie. «Quanti altri devono ancora morire affinché questa guerra finisca?», si chiedeva Marielle Franco su Twitter il 13 marzo, portando avanti le sue denunce sull’aumento della violenza della polizia militare brasiliana nelle favelas. La sera seguente, per le strade della sua Rio, è stata uccisa con quattro colpi di pistola alla testa. Per parlare di lei e delle sue lotte intrecciate con quelle del movimento femminista in tutto il mondo, ci sarà un live painting di Assia Petricelli e Sergio Riccardi, autori per il manifesto della graphic novel “Marielle cattiva ragazza”, e interventi di Valeria Ribeiro Corossacz, docente di antropologia di genere di origine brasiliana, di una rappresentante del Psol – il partito di estrema sinistra di cui faceva parte Marielle – e di Tatiana Montella del movimento Non una di meno.

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Fonte: Ilmegafonoquotidiano.it

Autore: 
Giulio Calella

Licenza: Licenza Creative Commons
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Articolo tratto interamente da Ilmegafonoquotidiano.it



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