Articolo da East Journal
La polizia serba ha arrestato mercoledì 18 marzo sette uomini accusati di aver partecipato al massacro di più di 1.000 uomini alla fattoria di Kravica nel 1995, uno dei crimini di guerra parte del genocidio di Srebrenica. E’ la prima volta che dei sospettati diretti per i fatti di Srebrenica vengono arrestati in Serbia, e per la prima volta ci sarà un processo interno sulla questione. Vent’anni dopo, grazie alla collaborazione tra le procure di Serbia e Bosnia-Erzegovina, anche i tanti volenterosi aguzzini di allora rischiano di finire presto alla sbarra.
La Brigata Jahorina delle milizie serbo-bosniache e il genocidio di Srebrenica
Secondo quanto dichiarato dal capo procuratore serbo per i crimini di guerra, Vladimir Vukcevic, le autorità hanno arrestato sette uomini in diverse località della Serbia mercoledì mattina, ma un ottavo sospetto è evaso alla cattura. “Sono tutti veterani di una brigata speciale delle milizie serbo-bosniache“, la brigata Jahorina, ha rivelato Vukcevic. I sette sospetti sono accusati di aver organizzato il trasporto in autobus delle vittime da Srebrenica alla fattoria di Kravica, dove queste vennero poi barbaramente uccise a colpi di mitragliatrice e granate.
Tra gli arrestati c’è anche Nedeljko Milidragović, detto “Nedjo il macellaio”, oggi 58enne, che aveva fatto carriera come imprenditore in Serbia dopo la guerra. Milidragović è accusato di aver ucciso un disabile bosniaco durante una perquisizione a Potočari il 12 luglio, quindi di aver fucilato tra i 15 e 20 uomini dopo averli separati dalle loro famiglie, e infine di aver ordinato la morte di circa cento prigionieri a Kravica. I suoi stessi soldati, oggi testimoni protetti, si erano detti spaventati dalla sua crudeltà. Dopo la guerra Milidragović si spostò a Belgrado, dove mise in piedi un’azienda di trasporti di materiali da costruzione, il cui capitale di partenza di decine di migliaia di dollari secondo l’accusa proveniva dai beni spogliati alle vittime di Srebrenica.
Un altro degli accusati, Aleksa Golijanin, è ugualmente sospettato di aver partecipato alla cattura di diverse migliaia di civili e prigionieri di guerra bosniaci, quindi di aver ordinato e preso parte all’esecuzione di 15-20 di loro sulla strada tra Konjević Polje e Bratunac, in Bosnia orientale. Oggi viveva tranquillamente a Sremska Kamenica, nella Vojvodina serba.
In totale, tra l’11 e il 15 luglio 1995, più di 8.372 civili e prigionieri di guerra bosniaco-musulmani vennero uccisi a Srebrenica e dintorni dalle milizie serbo-bosniache del generale Ratko Mladić, aiutate dall’esercito di Belgrado. Nel 2007, la Corte internazionale di giustizia ha stabilito che tale massacro riveste le qualità di genocidio, l’unico caso (finora) riconosciuto come tale nel contesto delle guerre jugoslave.
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Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 3.0 Italia.
Articolo tratto interamente da East Journal
Photo credit Michael Büker (Own work) [CC BY-SA 3.0], via Wikimedia Commons
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Finalmente si potrà avere una piena giustizia.
RispondiEliminaFelice giorno .
Saluti
Speriamo che paghino per quello che hanno commesso!
RispondiEliminaAnche se le vittime non torneranno a casa...
Anche le i loro superstiti continueranno vivere nel dolore
Speriamo che la Paghino molto salta per quello che hanno fatto
RispondiEliminaCerto non saranno per questo molto sollevati i parenti delle vittime, ma almeno avranno una piccola consolazione nel constatare che non la hanno passata liscia e che dovranno pagarla