Articolo da Il Corsaro - l'altra informazione
Pubblicato originariamente in inglese da Reshaping Europe.
Nel 1908, 15000 donne manifestavano per le strade di New York chiedendo la riduzione delle ore di lavoro, paghe migliori e il diritto di voto. Un anno dopo, il 28 febbraio, la prima giornata internazionale della donna venne celebrata negli USA in linea con la dichiarazione del partito socialista americano. Nel 1910 durante la seconda conferenza internazionale delle donne lavoratrici a Copenhagen, Clara Zetkin, leader del “Women’s office” del partito socialdemocratico tedesco, propose di celebrare ogni anno in ogni paese nello stesso giorno la Giornata delle Donne, in cui le donne avrebbero potuto dar voce alle loro richieste. Il 19 marzo 1911, la giornata internazionale delle donne venne celebrata per la prima volta in Austria, Danimarca, Germania e Svizzera. Più di un milione di donne e uomini manifestarono per il diritto delle donne a lavorare, a votare, ad essere istruite, a svolgere funzioni pubbliche e a non essere discriminate. Pur essendo trascorso più di un secolo da allora, la maggior parte di queste rivendicazioni, seppure con un grado diverso, risulta ancora di estrema attualità, poiché riguarda problemi che non sono ancora stati risolti completamente né a livello europeo né a livello mondiale.
Il gender pay gap
La misura più intuitiva e utilizzata per attestare il livello di disuguaglianza tra donne e uomini è il “gender pay gap” (differenza salariale di genere), che rappresenta la differenza tra il salario di donne e uomini, basato sulla differenza media nel salario orario lordo di tutti i lavoratori. Come descritto in un recente report dell’Unione Europea2 “in media le donne in Europa guadagnano circa il 16% in meno all’ora rispetto agli uomini”. Il gender pay gap varia tra paesi europei, come è possibile vedere nella mappa riportata sotto. Interessante inoltre notare come il gender gap esista nonostante le donne ottengano migliori risultati a scuola e all’università rispetto agli uomini e che “in media, nel 2012, l’83% delle giovani donne aveva raggiunto un livello di istruzione secondaria superiore contro il 77,6% degli uomini. Le donne inoltre rappresentano il 60% dei laureati universitari in Europa”. Dobbiamo però considerare che il gender pay gap utilizzato nelle statistiche europee e nelle pubblicazioni viene anche detto “unadjusted gender pay gap” poiché non tiene conto di tutti i fattori che possono influenzarlo, come la differenza nel livello di istruzione, l’esperienza sul mercato del lavoro, le ore totali e il tipo di lavoro, etc. Chiaramente, tutti questi elementi sono essenziali per avere un quadro più ampio. È importante considerare infatti che da una parte si presenta oggi una forma di discriminazione diretta, in termini di paghe diverse per lo stesso lavoro, dall’altra esiste una forma di segregazione occupazionale, che si riferisce alla situazione in cui uomini e donne vengono incanalati in funzioni e occupazioni diverse.Continua la lettura su Il Corsaro - l'altra informazione
Fonte: Il Corsaro - l'altra informazione
Autore: Armanda Cetrulo
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Articolo tratto interamente da Il Corsaro - l'altra informazione
da non sottovalutare
RispondiEliminaIn proposito non avevo dubbi.
RispondiEliminaSe anche ce stato fatto qualcosa, ma resta molto da fare!!!
RispondiEliminaDal "Contratto della montagna", siglato a Biella nel '44, che prevedeva la parità salariale tra uomini e donne ne è trascorso di tempo. Eppure oggi l'Italia è al 129° posto nella parità di trattamento...
RispondiEliminaLettura molto interessante e che fa riflettere, grazie!
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