Articolo da Voci Globali
Le cifre diffuse non sono mai le stesse. Una cosa è certa, milioni e milioni di persone al mondo – probabilmente 1 miliardo – non hanno accesso all’acqua potabile. E si calcola che, entro il 2025, la proporzione della popolazione al mondo che vivrà in aree o Paesi di difficile accesso a questo bene, aumenterà di due terzi.
Vuol dire morire per tutte quelle malattie collegate all’assenza d’acqua o all’approvvigionamento a fonti contaminate. Vuol dire – per i bambini – andare a scuola già stanchi, dopo ore di cammino verso i pozzi o i fiumi. Vuol dire scarsi livelli di agricoltura, per la mancanza di irrigazione. Vuol dire un’economia povera e di sussistenza e non riuscire a migliorare la propria condizione.
In molti Paesi in Via di Sviluppo, donne, ragazze e bambini camminano una media di quasi 6 chilometri al giorno per andare a raccogliere l’acqua. Le donne, in particolare, lavorano a questo compito 15 ore a settimana. Sono 3.5 milioni di persone, quelle che muoiono ogni anno per malattie collegate all’acqua infetta. E la mancanza d’acqua – si sa – è strettamente collegata alla povertà: due su tre persone che hanno bisogno d’acqua sopravvivono con meno di 2 dollari al giorno.
Il 2005-2015 era stato nominato il Decennio
dell’Acqua dalle Nazioni Unite, ma troppa strada c’è ancora da fare –
basta guardare i numeri -. L’ONU si sta preparando
quindi alla nuova sfida, tentando di elaborare un programma sostenibile
e… realmente attuabile. Ricordando che se 1 miliardo di persone non ha
accesso all’acqua potabile o ha problemi di approvvigionamento, vuol
dire che anche tutti gli altri diritti sono in gioco.
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Autore: Antonella Sinopoli
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Articolo tratto interamente da Voci Globali
E' un peccato che un bene così prezioso sia destinato a pochi.
RispondiEliminaA presto.. Dream Teller
È tragico a solo pensarlo, che l'acqua da noi sgorga abbondante mentre altre parti del mondo non ce l'anno.
RispondiEliminaCiao e buona serata caro Vincenzo.
Tomaso
il problema dell'acqua è davvero troppo sottovalutato...
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