sabato 25 maggio 2013

La quercia caduta di Giovanni Pascoli



La quercia caduta

Dov'era l'ombra, or sè la quercia spande
morta, né più coi turbini tenzona.
La gente dice: Or vedo: era pur grande!

Pendono qua e là dalla corona
i nidietti della primavera.
Dice la gente: Or vedo: era pur buona!

Ognuno loda, ognuno taglia.
A sera ognuno col suo grave fascio va.
Nell'aria, un pianto... d'una capinera

che cerca il nido che non troverà.
 
Giovanni Pascoli
 
 
 

3 commenti:

  1. Stupenda poesia, caro Cavaliere.
    Giovanni Pascoli, se anche è nei ricordi, ma tutto parla di lui, grazie di averla condivisa.
    Tomaso

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  2. È una di quelle che conosco a memoria.
    Sai, me la ripeto ogni volta che seguo il funerale di una vecchia quercia che se ne va.
    Delle "querce" che meritano l'omaggio di tal poesia.
    E ci ragiono: una quercia simile mai ci fu, né mai più ci sarà.
    È un pensiero angosciante da una parte, ma consolante dall'altra: la quercia vecchia che cade lascia rimpianti (e pianto delle capinere che le sono vissute dentro e accanto), per lasciare il posto a ramoscelli che, crescendo lentamente, querce antiche anch'essi diventeranno.
    Ma nel querceto che è la nostra Terra ciò che deprime è l'estirpazione continua e assassina di tanti (troppi) virgulti di quercia, alberelli che mai vedranno la maturità.
    E il pianto delle capinere soprattutto a questi è indirizzato.
    Ciao.

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