Premessa:
Dopo averci deliziato con la leggenda delle mandorle; l'amica poetessa e scrittrice imperiese Sara Rodolao, mi onora di un nuovo racconto da pubblicare anche nel mio blog.
Ringrazio l'amica Sara ed invito a conoscere il suo blog cliccando qui.
Ne parliamo a cena !
Quella volta mia madre mi guardò con occhi severi, con uno sguardo che il nero profondo dei suoi occhi rendeva tagliente come lame:
“Ne parliamo a cena!”
Lo disse con voce ferma e decisa, non ammetteva repliche di nessuna natura.
Accennai un “si” col capo e tornai nella mia aula, tra il chiasso dei miei compagni di classe.
Certo, l’avevo fatta grossa: due giorni di assenza ingiustificata.
Il bidello aveva telefonato ai miei genitori; il Preside voleva un colloquio e mia madre si era precipitata in segreteria, scoprendo l’amara verità.
Era una madre dolce ma molto rigorosa, quando mi guardava in quel modo sentivo le mie budella arrotolarsi come una biscia: a cena ci sarebbe stato anche mio padre che ritornava a casa ogni sera, dopo avere svolto il suo duro lavoro di portuale nel porto di Genova: uno dei tantissimi pendolari che lottava col ritardo dei treni tutte le sante mattine.
L’avevo fatta davvero grossa!Come avrei potuto giustificare le mie assenze, senza tradire il mio segreto?
Avevo diciassette anni… ero un ragazzo che annaspava nel mare turbolento dell’adolescenza, né carne né pesce, come mi diceva mia nonna. Avevo disertato le lezioni per due giorni di fila per un motivo che per me era di assoluta priorità: nascondermi allo sguardo di occhi indiscreti in qualche angolo romantico con Michela, la prima ragazza che mi aveva fatto battere il cuore come un tamburo africano.
Stare vicino a lei, respirando il profumo dei suoi capelli che sapevano di gelsomino, abbracciarla forte e accarezzare la sua pelle chiara come la luna, baciarla fino a consumarmi le labbra, inebriarmi fino a perdere il contatto con la realtà di quella gioia sconosciuta, era il paradiso di cui avevo sempre sentito parlare!.
Ero stupefatto e geloso della mia felicità, non volevo condividerla con nessuno, solo con la mia Michela, solo e soltanto col primo Amore della mia vita. La mia testa e il mio cuore erano straripanti di Michela e soltanto di lei.
Michela…Michela…Michela…mi addormentavo pensando a lei e quando mi risvegliavo mi sembrava di vedere il suo bellissimo viso dipinto sui muri della mia stanza: non riuscivo a mettere insieme un solo concetto dove lei non fosse la protagonista assoluta.
Se mia madre fosse venuta a saperlo… temevo che in cuor suo lei pensasse che fossi solo un bambino, innamorarsi era cosa da grandi, forse avrebbe riso di me…a volte pensavo che per lei ero e sarei rimasto per sempre “un bambino”.
“Ne parliamo a cena”…di solito a cena non discutevamo di cose serie, mia madre non voleva dare altri fastidi a mio padre che tornava stanco morto, quindi a cena cercavamo soltanto di stare bene insieme, la cena era una cosa quasi sacra.
“ Ne parliamo a cena!” aveva detto…
Chissà come avrebbe reagito mio padre…di solito era buono con me, giustificava le mie piccole mancanze, però non era mai successo che io disertassi le lezioni, questa era grossa e non so come avrei potuto uscirne senza una valida spiegazione.
Con mia grande sorpresa però, mia madre portò in tavola il cus cus di pesce e verdure, gli spiedini di capra e manzo ricchi di spezie e per dessert aveva fatto la torta allo zenzero e fichi secchi che tanto piaceva a me e mio padre: la cena tunisina delle occasioni importanti!
Mio padre sorrise e domandò cosa si festeggiasse e lei rispose sorniona”dopo ti racconto”.
Mangiammo in silenzio…ed io aspettavo di sentire esplodere quel silenzio come una bomba, non appena mia madre lo avesse messo al corrente del misfatto di cui mi ero macchiato…ma lei restò muta…stranamente muta.
Guardandola mi sembrò di scorgerle uno sguardo carico di complicità.
Perchè non diceva a mio padre quello che era successo? La cosa mi rendeva inquieto e non riuscivo a capire, davvero non capivo.
E poi, perché aveva fatto la cena delle grandi occasioni nella nostra famiglia, i piatti tradizionali della Tunisia, sua terra d’origine? Di solito cucinava quel tipo di pietanze quando aveva nostalgia della sua Terra, o quando c’era da festeggiare un avvenimento importante.
Restammo soli e mentre aiutavo a sparecchiare la tavola le rivolsi uno sguardo interrogativo, lei mi sorrise con quegli splendidi occhi, nerissimi e vellutati come olive mature, richiuse la porta della cucina, affinché mio padre non potesse sentire le nostre confidenze… mi venne vicino accarezzandomi i capelli:
“Sai Luca?La sera in cui mi fidanzai con tuo padre, la nonna per dimostrarmi la sua gioia preparò una cena come questa…”
La guardai senza capire.
” Fidanzarsi come si usava una volta non si usa più… però...”
Io divenni acceso come un tramonto autunnale:“Però?”
“ L’ho capito che ti sei innamorato. Ma non c’è bisogno di nascondersi; il mondo non è nemico dei ragazzi che si amano…a papà lo spiegherò dopo: tu non mancare mai più alle lezioni… prometti?”
Mia madre, aveva voluto festeggiare il mio primo innamoramento con i prodotti tipici della sua Terra di cui conservava gelosamente le radici nel suo cuore.
Feci cenno di sì e corsi nelle sue braccia, emozionato e commosso, grato al Signore di avermi dato una madre intelligente e comprensiva, mai l’avevo amata come in quel momento: un momento importante d’intimità assoluta che avrei rammentato per sempre; come per sempre avrei richiamato alla mente Michela: il primo Amore della mia vita.
Sara Rodolao
Autore post ed opera: Sara Rodolao
Link blog: Il resto della tela
Segnalazione inviata da: Sara Rodolao
martedì 27 luglio 2010
3 commenti:
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Un racconto bellissimo scritto in una forma scorrevole, che ai legge tutto d'un fiato. Complimenti a questa bravissima scrittrice e grazie a te, Cavaliere, per avercelo proposto.
RispondiEliminaUn saluto ed un augurio per una buona giornata
Cri
Grazie Cristina.
RispondiEliminaGrazie a te Cavaliere e alla comune amica Sara. Mi piace moltissimo come scrive, é semplice, senza artifizi, naturale, molto vicina al mio sentire.
RispondiEliminaUn abbraccio
Lilly