venerdì 9 luglio 2010

Approfondiamo sulla libertà di stampa in Italia


Ecco un pò di storia sulla libertà di stampa in Italia con una descrizione tratta da Wikipedia.
La libertà di stampa nella Repubblica Italiana è stata progressivamente ripristinata dopo la caduta del regime fascista di Benito Mussolini, il 25 luglio 1943, anche se per tutta la durata della seconda guerra mondiale e nell'immediato dopoguerra venne sottoposta a vari limiti e condizioni, in parte derivate dalla legislazione che regolava la libertà di stampa nel Regno d'Italia. La libertà di stampa non esisteva, se non nei limiti di un ridotto frondismo fascista, nelle zone sottoposte al governo della Repubblica sociale italiana.Molte delle leggi che regolano la libertà di stampa nella Repubblica Italiana provengono dalla riforma in senso liberale promulgata da Giovanni Giolitti nel 1912, che istituì anche il suffragio universale per tutti i cittadini di sesso maschile. Molte di queste leggi liberali vennero abrogate dal Governo Mussolini già durante i primi anni di governo (si pensi alle leggi "fascistissime" del 1926). Di particolare importanza poi l'approvazione del nuovo Codice penale del 1930, conosciuto anche come "Codice Rocco" dal nome del Ministro della Giustizia estensore, del Governo Mussolini nel Regno d'Italia, che imbrigliava e puniva la stampa dell'epoca (si pensi agli artt. 57 c.p.,303 c.p., 662 c.p., alcune delle quali abrogate solo di recente).
Il principale contenitore dei principi giuridici fondamentali e delle leggi ordinarie del Regno d'Italia era lo Statuto Albertino del Regno di Sardegna, legge fondante dell'Italia unitaria, dove giuristi e storici osservano una pesante influenza del dispotismo illuminato di derivazione francese.
« Art. 28. - La Stampa sarà libera, ma una legge ne reprime gli abusi. Tuttavia le bibbie, i catechismi, i libri liturgici e di preghiere non potranno essere stampati senza il preventivo permesso del Vescovo. »
(dallo Statuto del Regno d'Italia, già valido nel Regno di Sardegna dal 4 marzo 1848)
Nel 1876 a Milano, Eugenio Torelli Viollier, fonda il Corriere della Sera, giornale di centro "moderato" che nel 1906 diventa il primo giornale italiano per diffusione, con 150.000 copie. Dal 1866 veniva stampato il quotidiano "Il Secolo" (radicale), che storicamente si ritiene il primo vero giornale d'Italia, con schiere di cronisti per tutta l'Italia, distribuzione nazionale e buona qualità delle foto e impaginazioni, grazie alle risorse dell'editore Sonzogno.
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