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venerdì 1 agosto 2025

I lavoratori portuali contro il genocidio



Articolo da La Città invisibile, rivista del laboratorio politico perUnaltracittà – Firenze

Il 28 febbraio 2025, USB porti ha avuto l’occasione di partecipare con una delegazione internazionale ad un fondamentale momento di coordinamento tra sindacati portuali di diversi paesi europei ed extraeuropei. 

Assieme al sindacato dei lavoratori portuali del Pireo ENEDEP, che aderisce al PAME e alla FSM, USB Porti si è fatta promotrice della prima riunione per un coordinamento internazionale di sindacati portuali di vari paesi europei, nordafricani e mediorientali. Un coordinamento che nasce dall’esigenza di confrontarsi tra sindacati che negli ultimi anni hanno messo in campo momenti di lotta contro il traffico di armi e contro le guerre. Come i blocchi dei porti effettuati in Italia, Grecia, Turchia e Marocco contro l’esportazione di armi verso Israele e in solidarietà col popolo palestinese.

Un esempio di questi blocchi è il recente boicottaggio del carico della nave Contship Era della compagnia israeliana ZIM, originariamente diretta ad Haifa.  Il 5 giugno 2025, i portuali della CGT di Fos sur mer (Marsiglia) si sono rifiutati di caricare sull’imbarcazione un carico di munizioni destinate ad IDF. Grazie a tale azione, a bordo dell’imbarcazione non sono state caricate le 14 tonnellate di componenti per mitragliatrici prodotti in Francia e destinati alle mitragliatrici Negev 5 dell’esercito israeliano – e, probabilmente, all’azienda Israel Military Industries, controllata da Elbit Systems. Azione non di poco conto, considerato che la rete di attivismo e informazione che collega ONG e media investigativi ai sindacati portuali europei aveva ricostruito che due precedenti spedizioni (3 aprile e 22 maggio 2025) avevano trasportato simili carichi. 

La Contship Era si è successivamente diretta verso il porto di Genova, ma anche in questa sede non è stato imbarcato alcun carico di natura militare. Questo è potuto accadere grazie al pronto scambio di comunicazioni tra i portuali marsigliesi e i portuali liguri, e alla successiva nascita di una mobilitazione di protesta di attiviste, attivisti, cittadini e cittadine guidate dai portuali dentro lo scalo. La mobilitazione del 6 giugno 2025 di USB Porto di Genova e CALP (Collettivo Autonomo Laboratori del Porto) ha inoltre avuto il grande merito di tornare a sollevare la questione a livello nazionale nel nostro Paese. Un po’ come nel 2019, quando a Genova fu impedito il trasporto di cannoni francesi verso l’Arabia Saudita che bombardava la popolazione in Yemen.

Tornando all’attualità, dopo il successo dell’embargo pacifista genovese, l’8 giugno 2025 la nave della morte avrebbe dovuto far scalo al porto di Salerno, dove ugualmente è stato organizzato un presidio di protesta per controllare che non venissero caricate armi. Si è trattato, di nuovo, di una forte mobilitazione che ha ottenuto nuovamente il risultato sperato: la Contship Era ha cambiato rotta e non ha attraccato al porto di Salerno. I porti mediterranei sono chiusi al genocidio, il messaggio è chiaro. 

La lotta contro le navi della morte, contro il traffico di armi negli scali portuali italiani e contro il genocidio in Palestina, sta diventando di ora in ora più forte e determinata. Ed è evidente che il lavoro portato avanti in questi anni dai portuali genovesi, ai quali si sono poi aggiunti greci, marocchini e oggi i francesi, dimostra che il coordinamento sta dando risultati concreti. Garantendo il rispetto di quello che la UE stessa – con la Posizione Comune 2008/944/PESC – dovrebbe fare per assicurare il mantenimento dei diritti umani e la prevenzione di escalation belliche. Per non parlare della legge italiana n. 185 del 1990  che vieta la vendita di armi a paesi in guerra o che violano i diritti umani. Per non parlare del ddl n. 1730, attraverso cui l’attuale esecutivo sta tentando di riformare la suddetta legge 185/90 al fine di indebolire i meccanismi di trasparenza e controllo parlamentare su produzione ed esportazione di armi. 

È amaro constatare che, sebbene dei criteri di garanzia di un impegno concreto per la pace già esistano, tali criteri sarebbero facilmente raggirati se non fosse per l’essenziale contributo di lavoratori, lavoratrici e cittadinanza attiva. I portuali sono diventati i custodi materiali delle norme nazionali e internazionali che i governi disattendono. E più in generale tutti i soggetti dei trasporti e della logistica sono chiamati a mobilitarsi per architettare un embargo pacifista consistente e duraturo nei confronti di Israele e di ogni altro stato responsabile di analoghi delitti contro l’umanità. 

A proposito di consistenza, il 14 luglio 2025 si è animata una manifestazione di massa per bloccare il trasporto di altri carichi militari diretti verso Israele. Appena è emersa l’informazione che la nave Ever Golden era pronta a salpare con cinque container (zeppi di acciaio destinato all’uso di guerra) diretti ad Haifa, si è sollevato il dubbio che il carico fosse stato trasferito su un’altra imbarcazione mercantile, la COSCO Pisces, su cui il sindacato ENEDEP ha effettuato delle verifiche. Controlli che sono stati effettuati anche a La Spezia, dove l’imbarcazione COSCO Pisces è sbarcata il 25 luglio; secondo le verifiche effettuate dal sindacato USB, non risulterebbero attività di scarico dei container incriminati, né ulteriori attività di carico di altro materiale bellico nei porti liguri. Ma la nave è attesa a Genova nei prossimi giorni, e le cose potrebbero cambiare.

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