L’azione “Italia, ripensaci” ha cercato di far pressione sia su Governo che su Parlamento per favorire una presa di coscienza forte sull’impossibilità di basare la costruzione della nostra sicurezza su una minaccia di distruzione e genocidio. Migliaia di cartoline sono state raccolte a sostegno di questa campagna, che chiede un dibattito serio e aperto sulla presenza di testate nucleari nel nostro Paese, e sul ruolo positivo che l’Italia potrebbe avere per un percorso di disarmo nucleare umanitario.
Le forze nucleari mondiali e il riarmo in corso
All’inizio del 2020 nove stati – USA, Russia, Regno Unito, Francia, Cina, India, Pakistan, Israele e Nord Corea –possiedono circa 13.400 ordigni nucleari, di cui 3.720 schierati e pronti con forze operative.
Anche se complessivamente il numero di testate nucleari continua a diminuire, in pratica sono in atto progetti di sostituzione e ammodernamento degli arsenali nucleari, soprattutto in Russia e Stati Uniti. Ma anche altri Paesi stanno sviluppando e schierando nuovi sistemi d’arma: la Cina, l’India, il Pakistan, la Corea del Nord.
Di particolare interesse per l’Italia è l’esistenza di un’arma nucleare di tipo tattico (non strategico) prodotto dagli Stati Uniti: la bomba a gravità B61, di cui si stima ne siano presenti 230, in due versioni, B61-3 e B61-4. Di queste, circa 150 sono destinate a un potenziale uso da parte della flotta di bombardieri della NATO, che hanno basi in 5 Paesi Europei, tra cui l’Italia (Aviano e Ghedi).
Le spese militari globali (non solo nucleari) nel 2019 sono aumentate, secondo il SIPRI, del 3,6% rispetto al 2018, con un incremento che non si registrava dal 2010. A spendere di più, con il 62% del totale, sono stati USA, Cina, India, Russia e Arabia Saudita.
Sul giornale «The Guardian» del 2 agosto viene pubblicato, a firma di Simon Tisdall, esperto di problemi internazionali, un articolo piuttosto allarmante: sia da parte degli USA che dal Regno Unito è stato segnalato che i Russi avrebbero eseguito il 15 luglio scorso un test con un’arma anti-satellite. La presunta nuova arma spaziale, secondo il giornalista, non sarebbe una delle solite provocazioni di Putin, ma dovrebbe essere interpretata nel più ampio contesto di una corsa internazionale agli armamenti in rapida evoluzione, ad alta tecnologia e ad alto rischio che coinvolge tutte le principali potenze nucleari che, in gran parte indiscussa, sta sfuggendo al controllo.
Tisdall sottolinea che, mentre siamo a ridosso del 75imo anniversario degli attacchi nucleari a Hiroshima e Nagasaki, che uccisero più di 200.000 persone, colpisce e preoccupa l’assenza di dibattito, o almeno un senso di allarme sul cupo avvento di nuove sofisticate armi nucleari, ipersoniche, cyber e spaziali. Dopo le grandi manifestazioni anti-nucleari del secolo scorso, ora incombe un inquietante silenzio. La battaglia, appena iniziata, per il dominio dello spazio intorno alla Terra mette in discussione i passati tentativi di un uso pacifico dello spazio, che sarebbe già diventato ‘area di guerra’. Il test eseguito dai russi ha segnalato al mondo che essi sono in grado di distruggere dei satelliti in orbita usando altri satelliti: si tratta di un potere che potrebbe rapidamente scappare di mano, una minaccia in grado di produrre un blackout su sistemi globali di sicurezza e comunicazione. Anche Donald Trump ha indicato nello spazio il nuovo, grande campo di battaglia, e anche per la NATO lo spazio sta diventando un ‘campo operativo’: un campo in cui potrebbero essere utilizzate le nuove, potenti, versatili e compatte armi nucleari con cui si stanno attrezzando molti paesi, come segnalato dal SIPRI.
Trump sembra intenzionato a far naufragare New Start – il Trattato sulla Riduzione e Limitazione delle Armi Offensive Strategiche (New START) tra Russia e USA – che scade a febbraio. In precedenza ha rinnegato il trattato nucleare iraniano del 2015, il trattato sulle forze nucleari a portata intermedia del 1987, e si dice favorisca la ripresa dei test nucleari in Nevada, in violazione del trattato del 1996 sui test nucleari. Il giornalista ricorda ai suoi lettori che anche il Regno Unito continua a non rispettare l’impegno, firmato nel 1970 con il Trattato di Non Proliferazione Nucleare, a «perseguire il disarmo nucleare finalizzato all’eliminazione definitiva degli arsenali nucleari».
Secondo Simon Tisdall le crescenti tensioni internazionali spiegano
solo in parte il ritmo accelerato del riarmo nucleare. Il nazionalismo
risorgente, il populismo autoritario di destra, nuove rivalità
territoriali (come nello spazio), i cambiamenti in atto negli equilibri
del potere economico e geopolitico sono tutti fattori aggravanti.
Ma
lo è anche l’amnesia. Settantacinque anni dopo la visita di Armageddon
al popolo giapponese, il mondo sembra aver dimenticato l’orrore
esistenziale di quel momento. Secondo il giornalista di «The Guardian»,
sono urgentemente necessarie una lezione di storia e un rinnovato
dibattito politico.
Fonte: Centro Studi Sereno Regis
Autore: Elena Camino
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La guerra ormai era finita. Gli americani l'hanno lanciata per giustificare le enormi spese sostenute pe fabbricarla.
RispondiEliminaE' un crimine contro l'umanità con la stessa valenza dei delitti di Hitler.
Condivido le tue parole.
EliminaQuello che è accaduto a Beirut è destabilizzante.
RispondiEliminaSperiamo che si sia trattato davvero di un incidente, seppur gravissimo.
Sono in corso le indagini, non si esclude nulla.
EliminaFatti tragici che mi fanno venire i brividi solo a pensarci. Speriamo non accadano più. Saluti e buone vacanze.
RispondiEliminaGrazie!
EliminaIeri il documentario su Hiroshima mi ha lasciato con la pelle d'oca...raccapricciante... e non capisco come, dopo la prima bomba e i suoi effetti devastanti, non sia stata stoppata Nagasaki...
RispondiEliminaLa stupidità umana non ha limiti.
EliminaDue orrori della Storia che dobbiamo ricordare sempre come monito e ricordo dell'aberrazione umana
RispondiEliminaSono d'accordo.
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