domenica 20 luglio 2014

47 morto che parla: recensione del film


 
47 morto che parla è un film del 1950 diretto da Carlo Ludovico Bragaglia

Trama

Campania, 1906. In un paese non meglio definito l'avarissimo barone Antonio Peletti ha ereditato dal padre una cassetta contenente monete preziose e gioielli dal valore altissimo.

Nel testamento il defunto aveva espresso la volontà di devolvere metà del patrimonio al comune affinché venisse costruita una scuola, mentre l'altra metà passerebbe a suo nipote abiatico, ovvero il figlio di Antonio, Gastone, innamorato della cameriera Rosetta.

Ma il barone Peletti, pur di non separarsi dal tesoro, nega di averlo mai ritrovato e in questo modo asserisce di non poter donarne la metà al comune.

Ma la scuola deve essere costruita subito (i bambini sono costretti a fare 4 km all'andata e 4 km al ritorno per andare alla scuola comunale del paese vicino) e, per riuscire a sapere dove il riccone tiene nascosto il suo tesoro, gli amministratori comunali, con un'efficace messinscena e l'aiuto di una compagnia teatrale, gli fanno credere di essere morto e di trovarsi nell'aldilà.

Perciò, credendo di essere morto e dietro la minaccia di terribili punizioni per la sua avarizia in vita, Peletti rivela il nascondiglio del tesoro.

Ma l'imbroglio viene presto scoperto dal barone che medita di rendere pan per focaccia ai suoi concittadini. Dopo alterne vicende e dopo essere "naufragato" in Sardegna con la mongolfiera del colonnello Bertrand de Tassigny, il Peletti dovrà alla fine accettare le volontà del suo defunto genitore, ma si prenderà delle belle soddisfazioni sugli artefici della burla e verrà acclamato da tutto il paese come un generoso benefattore.

Curiosità sul film

Le scene dell'Inferno e della gag di Totò che si crede un fantasma nel Regno dell'Oltretomba con il suo spirito guida sono tratte dalla Divina Commedia di Dante Alighieri.

Questo articolo è pubblicato nei termini della GNU Free Documentation License. Esso utilizza materiale tratto da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

12 commenti:

  1. Mi piacciono molto i film con Totò, fanno riflettere, ridere e piangere allo stesso tempo!
    Un abbraccio

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  2. Caro Cavaliere, bella la recensione, molto interessante un racconto che non sapevo l'esistenza.
    Buon inizio della settimana caro amico.
    Tomaso

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  3. Curiosissimo davvero il riferimento a Dante. Un film che non ho mai visto.

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  4. Volevo scrivere "il film più amato", ma non posso farlo perché li amo tutti!
    Le scene sono state girate proprio nella fangaia del vulcano Solfatara di Pozzuoli a Napoli.
    Ironia amara sull'avarizia di ogni uomo.
    Grazie Cavaliere.

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  5. Solo Totò poteva recitare questo personaggio.
    Un caro saluto Cavaliere

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