Articolo da Polisblog.it
E’ stato presentato a Roma il Rapporto sui diritti globali 2013,
promosso da Cgil, in collaborazione con ActionAid, Antigone, Arci,
Cnca, Comisiones Obreras Catalogna, Fondazione Basso-Sezione
Internazionale, Forum Ambientalista, Gruppo Abele, Legambiente,
Sbilanciamoci!
Le parole di Sharan Burrow, segretario dell’International Trade Union Confederation, una delle firme della prefazione del Rapporto, disegnano in maniera nitida il quadro della situazione:
Le parole di Sharan Burrow, segretario dell’International Trade Union Confederation, una delle firme della prefazione del Rapporto, disegnano in maniera nitida il quadro della situazione:
Siamo difronte a una storica e finale resa dei conti con il modello sociale che ha contraddistinto a lungo l’Europa, garantendo i diritti del lavoro e delle fasce più deboli della popolazione. Dietro lo schermo delle ragioni economiche e di bilancio si afferma una visione del mondo e delle relazioni sociali e umane diversa da quella che abbiamo conosciuto e che è stata conquistata dalle lotte e dai sacrifici dei lavoratori, dei sindacati, delle forze sociali lungo tutto il secolo scorso.
La crescente deregolazione del mercato del lavoro,
gli scarsi investimenti in innovazione, la riduzione dei finanziamenti
alla scuola, insieme alle recenti politiche di totale obbedienza
al fiscal compact, che potrebbero condurci a tagli di 40-50 miliardi di
spesa pubblica per il prossimo ventennio, hanno principlamente due
effetti. Il primo è quello di creare forti diseguaglianze economiche, il secondo è la progressiva erosione dei diritti
conquistati nel secolo scorso. L’esigenza di far quadrare i conti, in
nome di una presunta crescita a venire, è diventata una priorità
assoluta, tanto che è possibile ignorare l’emergenza sociale.
Ricordiamo, a tale proposito, che in Italia sono 121 le persone che tra
il 2012 e i primi tre mesi del 2013 si sono tolte la vita per cause direttamente legate al deterioramento delle condizioni economiche personali o aziendali.
Riportiamo alcuni dati contenuti nel Rapporto inerenti al nostro Paese. Innanzitutto quelli inerenti al precariato.
Sono oltre 3,3 milioni i precari italiani, che guadagnano in media 836 euro netti al mese (927 euro mensili per i maschi e 759 euro per le donne). La maggior parte lavora nelle regioni del meridione (35,18% del totale), solo il 15% è laureato.Nella pubblica amministrazione troviamo la fetta più consistente di precari, nella scuola e nella sanità sono 514.814, nei servizi pubblici e in quelli sociali 477.299.
Altri numeri a destare preoccupazione sono quelli riguardanti i pensionati . In Italia sono 16,7 milioni, il 13,3% riceve meno di 500 euro al mese; il 30,8% tra i 500 e i 1.000 euro, il 23,1% tra i 1.000 e i 1.500 euro e il restante 32,8% percepisce un importo superiore ai 1.500 euro. Dunque, quasi otto milioni percepiscono meno di 1.000 euro mensili, oltre due milioni meno di 500 euro.
Fonte: Polisblog.it
Autore: Mario Lucio
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Articolo tratto interamente da Polisblog.it
Un'autororevole conferma, purtroppo, del pauroso arretramento sociale e civile in atto in Europa.
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