sabato 1 giugno 2013

L'austerity finirà nel 2093


Articolo da Crisis

Dal momento che ho un'incrollabile fiducia nell'informazione italiana, sono sicura che le grandi testate rilanceranno ed approfondiranno alla velocità della luce una notizia importantissima diffusa da Reuters Italia (Reuters, non un ciclostilato dei centri sociali) già una settimana fa.
Si tratta di questo. Secondo i calcoli dell'Istat (Istat, l'istituto nazionale di statistica, un ente pubblico: non un ragionier Rossi qualsiasi), se non cambiano le regole del bilancio l'austerità durerà ottant'anni. Poi smetteremo finalmente di tirare la cinghia.
Per chiari motivi anagrafici non vedremo il luminoso futuro né io né voi, lettori. Magari i vostri figli, se siete giovani. Altrimenti i nipoti o i bisnipoti. Eppure i politici continuano a giurare che l'amara cura di lacrime sudore sangue è una medicina portentosa, la svolta è dietro l'angolo (sì, come no), bastano pochi mesi, un annetto massimo, e si rialza la testa tutti quanti di nuovo.
Non prendiamoci in giro: sapevano benissimo che non è vero anche prima che glielo dicesse l'Istat. Adesso veramente non hanno più scuse. Il re è nudo, come nella fiaba di Andersen. Purtroppo la vocina che lo segnala non diventa un assordante coro di sberleffi e lazzi: che diamine, siamo in Italia, mica in una fiaba.
Insieme al Rapporto 2013, dunque, l'Istat ha diffuso un allegato con una simulazione degli effetti del fiscal compact, cioè lo scellerato obbligo (ce lo chiede l'Europa...) di ridurre ogni anno il rapporto debito pubblico-Pil fino a che non sia raggiunta la fatidica soglia del 60%.
Pur senza citare l'Italia, l'Istat ha calcolato gli effetti del fiscal compact su un Paese che - guardacaso come l'Italia - ha un rapporto debito-Pil del 130%. Ha calcolato un tasso di crescita dell'1% (ottimisti, l'Italia è in recessione) e un costo medio del debito del 4%, compatibile con l'altalena del famoso spread.
Risultato. Ci vorranno appunto circa 80 anni per portare il rapporto debito-Pil al 60%.
Bisogna cambiare strada. Per noi e per i nostri figli. Il re è nudo: diciamolo, almeno.

Segui Crisis su Facebook

Fonte: Crisis

Autore:

Licenza:
Licenza Creative Commons This opera is licensed under a Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 2.5 Italia License.

Articolo tratto interamente da Crisis



3 commenti:

  1. Eh no, io non ci sarò di sicuro..... Ma mi dispiace che, se è davvero così, neppure i miei figli avranno questo piacere ......che tristezza, avvilente e disarmante.... Cerchiamo di farci forza e di andare avanti .....tanto a noi, comuni cittadini, chi ci pensa più!?!?

    Cari saluti e buon fine settimana

    RispondiElimina
  2. È da tanto che lo dico a tutti, rassegamoci ed andiamo avanti con le nostre forze. Cerchiamo almeno di evitare il peggio, ma se le istituzioni non ci aiutano, la sofferenza sarà alta. Speriamo almeno di attutire i danni a chi verrà dopo di noi.
    Ti saluto caro Cavaliere oscuro del web

    RispondiElimina
  3. A questo punto confido sempre meno nell'avvento di una sorta di New Deal nostrano o europeo.

    RispondiElimina

I commenti sono in moderazione e sono pubblicati prima possibile. Si prega di non inserire collegamenti attivi, altrimenti saranno eliminati. L'opinione dei lettori è l'anima dei blog e ringrazio tutti per la partecipazione. Vi ricordo, prima di lasciare qualche commento, di leggere attentamente la privacy policy. Ricordatevi che lasciando un commento nel modulo, il vostro username resterà inserito nella pagina web e sarà cliccabile, inoltre potrà portare al vostro profilo a seconda della impostazione che si è scelta.