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venerdì 1 agosto 2025

La crisi del costo della vita



Articolo da Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile - ASviS

Il reddito non regge l’inflazione. Lo racconta l’indagine di LiveCareer, fotografando una situazione fatta di salari inadeguati e ansia economica diffusa. Cresce il sostegno a riforme come il reddito di base universale.

La crisi del costo della vita sta trasformando il rapporto tra le cittadine e i cittadini europei e il lavoro. Solo il 18% dei lavoratori dichiara che il proprio salario ha tenuto il passo con l’inflazione, mentre il 34% afferma che i propri guadagni sono rimasti indietro. Tagli alle spese, ansia finanziaria, rinunce e sfiducia nel valore del merito diventano esperienze comuni per milioni di persone.

Cresce, parallelamente, il sostegno a soluzioni collettive: il 64% delle intervistate e degli intervistati è favorevole all’introduzione di un reddito di base universale, mentre quasi il 70% non crede più che l’impegno lavorativo sia garanzia di sicurezza economica. Aumentano anche le preoccupazioni verso il futuro: il 44% teme un’ondata di licenziamenti nel 2025 e il 70% è preoccupato per una possibile recessione. A dominare la scena resta l’inflazione, indicata dal 59% come principale fonte di ansia economica.

L’indagine, La crisi del costo della vita sta cambiando il volto del lavoro in Europa, condotta a fine maggio e pubblicata a inizio luglio 2025 da LiveCareer – piattaforma specializzata nello sviluppo professionale – ha coinvolto un campione rappresentativo di 1.000 lavoratori in Germania, Francia, Spagna e Italia.

L’obiettivo era quello di comprendere il clima socioeconomico vissuto dalle cittadine e dai cittadini europei, misurare l’impatto dell’inflazione e dell’insicurezza sul lavoro, e analizzare le aspettative verso il futuro. Le risposte, raccolte tramite la piattaforma Pollfish, coprono un’ampia varietà di settori, fasce d’età e livelli di reddito.

Salari fermi, inflazione alta: le conseguenze sulla vita quotidiana

Le difficoltà economiche si riflettono con forza sulla vita quotidiana, costringendo molte persone a cambiare abitudini e fare rinunce. Le conseguenze sono tangibili: il 59% ha ridotto le spese superflue come viaggi e ristoranti, il 34% ha rimandato acquisti importanti e uno su quattro (26%) ha tagliato anche beni primari come quelli alimentari e le bollette. L’11% ha iniziato un secondo lavoro per arrivare a fine mese, mentre l’8% ha dovuto chiedere prestiti o contrarre nuovi debiti. Quasi il 40% di intervistate e intervistati dichiara di provare ansia legata al denaro almeno una volta a settimana.

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Fonte: Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile - ASviS 


Autore: 
Monica Sozzi

Licenza: Licenza Creative Commons
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.


Articolo tratto interamente da Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile - ASviS 


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