lunedì 24 luglio 2017
Madagascar: investitori cinesi obbligano i piccoli agricoltori a vendere le loro terre per pochi soldi
Articolo da Global Voices
Gli investitori cinesi stanno forzando i piccoli agricoltori nel sudest del Madagascar a vendere le loro terre per appena 7 ariary (meno di 0,01 centesimi di dollaro) al metro quadrato. Questa la notizia riportata da Ivon Mahandrisoa e Angelo Ranaivoarisoa il 24 maggio su TV Plus Madagascar [ml, come i link seguenti salvo diversa indicazione]. Questo accordo fondiario ricorda quello stipulato in Kenya nel 2008 [it] quando furono acquistati un totale di 40.000 ettari per appena 5 centesimi di dollaro al metro quadrato. Una pagnotta di pane bianco [en] in Madagascar costa 1.481,85 Ariary.
Gli investitori cinesi hanno già acquistato oltre 12.000 acri, presentando agli agricoltori la documentazione necessaria per ufficializzare la cessione dei terreni. Gli agricoltori delle comunità agricole di Antanimieva e Befandriana Atsimo dicono di non esserla sentita di rifiutare perché temevano che sarebbero stati comunque sfrattati e avrebbero quindi perso la loro terra e anche la misera somma che era stata loro offerta.
Jean Renoavy, un agricoltore di Antanimieva, ha detto al canale televisivo che gli investitori hanno acquistato il terreno dove pascolavano le mucche e che tre mucche che vagavano sulla terra ora di proprietà cinese sono state ammazzate. Ha aggiunto che in alcuni casi gli investitori avevano già iniziato a fare uso del terreno e che alle persone è sembrato di non avere altra scelta che firmare i documenti e prendere i soldi.
Le reazioni online a questi racconti sono state un misto di rassegnazione e critiche contro il governo del Madagascar. L'utente Mirija974 ha scritto:
L'acquisto di proprietà in Madagascar da parte di investitori stranieri non è una novità. La tendenza dei paesi ricchi o delle multinazionali ad acquistare terreni agricoli [en] in paesi poveri è sempre più diffusa. I paesi ricchi hanno la crescente necessità di reperire cibo o altri prodotti, come la gomma, oltre che limitazioni in termini di terra e risorse naturali, mentre nei paesi poveri i costi di produzione sono bassi e le risorse abbondanti [en]. Vista l'assenza di regolamenti internazionali [en] sulla cessione di terreni, le organizzazioni non sono incentivate ad accertarsi che i loro investimenti e le loro catene di fornitura non causino l'allontanamento di chi vive sulle terre.
Global Witness, una ONG internazionale che si occupa di conflitti e casi di corruzione legati alle risorse naturali ha segnalato casi di appropriazione di terreni in paesi come la Liberia [en] e il Myanmar [en]. Le loro indagini hanno rivelato che l'acquisto di terreni è frequentemente basato su documenti falsi e autorizzazioni concesse in violazione delle leggi locali. Casi simili sono stati riportati da Oxfam che ha indagato sulle piantagioni di canna da zucchero in Brasile legate a Coca-Cola e PepsiCo [en], e da Friends of the Earth sugli ugandesi sfrattati dalle piantagioni di olio di palma di Wilmar International [en].
I sostenitori di questi investimenti fondiari affermano che sono opportunità reciprocamente vantaggiose, perché possono portare molto lavoro in comunità rurali povere e al tempo stesso incoraggiare lo sviluppo di infrastrutture, scuole e strutture sanitarie. I difensori dei diritti sui terreni mettono invece in evidenza i collegamenti tra l'acquisto di terreni, la corruzione, la distruzione dell'ambiente e i conflitti locali, mettendo in dubbio la legittimità dell'esproprio di terreni a comunità che sono già emarginate. Secondo l'IFPRI (International Food Policy Research Institute) [en], gli accordi per la concessione di 1,3 milioni di ettari di terreno in Madagascar, per la coltivazione di mais e olio di palma, potrebbero aver contribuito ai conflitti culminati nel colpo di stato del 2008 e nella successiva crisi politica ed economica.
Organizzazioni come Global Witness stanno chiedendo l'istituzione di leggi internazionali che rendano più trasparenti le cessioni di terreni, e proteggano i diritti e i mezzi di sostentamento delle comunità locali. Nel frattempo, l’IFPRI ha invitato [en] i piccoli proprietari a intraprendere azioni collettive forti, con il sostegno della società civile, come strategia per promuovere migliori politiche nazionali e locali relative all'uso e ai diritti di proprietà dei terreni.
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Fonte: Global Voices
Autore: scritto da Karolle Rabarison - tradotto da Amanda Mazzinghi
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Articolo tratto interamente da Global Voices
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