Articolo da Megachip.info
di
Simone Santini
Nel marzo scorso, il governatore della BCE Mario Draghi dichiarò: «l'Italia ha 750
banche [...] Ogni CdA costa una certa cifra e tutto questo sistema è molto
costoso [...] Capite che l'argomento per un consolidamento del sistema bancario
italiano è forte». Insomma, ci sono troppe banche nel nostro paese. Bisogna
semplificare con acquisizioni e fusioni. In parole povere: i pesci grandi devono mangiare i pesci piccoli.
Alcuni giorni fa il Presidente del
Consiglio Matteo Renzi ha detto che
bisogna: «Tornare a smuovere quella enorme massa di denaro che c'è, il denaro
del risparmio privato». L'Italia ha un altissimo debito pubblico ma anche un
altissimo risparmio privato. Ora basta
fare le formiche anche se di doman
non c'è certezza.
Con queste due coordinate va letto e
compreso nel profondo il decreto emanato dal Governo lo scorso 22 novembre,
cosiddetto "salva-banche", che ha
sancito una piccola rivoluzione. Per la prima volta in Italia, e prima dell'entrata
in vigore della normativa europea conosciuta come bail-in dal 1° gennaio 2016, al
salvataggio di banche in crisi non concorre lo Stato con soldi pubblici ma il sistema bancario e i risparmiatori in possesso di titoli
delle banche in oggetto, nello specifico azioni e obbligazioni subordinate.
Così, quattro piccole o medio-piccole
banche italiane territoriali, Banca Etruria, Banca Marche, CariFerrara
e CariChieti,
da tempo in crisi e commissariate da Banca
d'Italia, hanno visto trasformare il proprio destino in un quarto d'ora
(tanto è durato il Consiglio dei Ministri) di una domenica pomeriggio.
Questi quattro istituti non esistono più. Al loro posto sono
nate quattro nuove banche, nuove di zecca, ricapitalizzate con soldi freschi
grazie ad un prestito arrivato dai tre maggiori gruppi italiani, Intesa Sanpaolo, Unicredit e UBI, e soprattutto ripulite delle cosiddette
"sofferenze", ovvero i crediti
difficilmente esigibili frutto di anni di mala gestione e su cui, in
diversi casi, le procure stanno indagando per storie di mazzette e ruberie
assortite. Ma dove sono finiti questi
crediti sofferenti? Tutti in una bad bank, una banca cattiva separata
da quella buona, che avrà il compito di gestirli e soprattutto venderli a
società specializzate in recupero crediti.
Tutto bene, quindi, verrebbe da pensare. Ed
infatti i media, in coro, avevano
osannato a caldo questa operazione del Governo: Banche salve! Correntisti tutelati! Nessun esborso per i contribuenti!
Ma vediamo più da vicino chi ci ha guadagnato (guadagnerà) e chi ci ha perso.
E' già scritto ..... nelle stelle chi ha guadagnato (guadagnerà) e chi ha perso.
RispondiEliminaCiao Cavaliere