Articolo da Peacelink
Nei videogiochi di solito abbiamo più vite a
disposizione. Se mettete un piede su una mina o siete colpiti da un
cecchino, avremo un'altra possibilità, e se tale reincarnazione virtuale
non fosse prevista nelle regole del gioco, possiamo sempre riavviarlo e
ricominciare da capo.
29 aprile 2014 - John Feffer (Traduzione di Vincenzo Rauzino)
Fonte: Truthout - 27 aprile 2014
Siamo nel bel mezzo della sesta estinzione di massa, la prima - e forse l'ultima – a cui assisteremo come esseri umani.
Nei videogiochi di solito abbiamo più vite a disposizione. Se mettete un piede su una mina o siete colpiti da un cecchino, avremo un'altra possibilità, e se tale reincarnazione virtuale non fosse prevista nelle regole del gioco, possiamo sempre riavviarlo e ricominciare da capo. Si può provare di nuovo centinaia di volte fino a superare il livello. Questa formula si applica ai giochi sparatutto in prima persona così come agli esercizi di simulazione come SimEarth (1).
La Terra reale offre un simile tipo di riavvio. Il nostro pianeta è stato colpito da catastrofi almeno cinque volte, come ci spiega Elizabeth Kolbert nel suo nuovo libro, “La sesta estinzione” (2). Durante ciascuna di queste precedenti catastrofi, il pianeta si è ripreso, anche se molte delle forme di vita che popolavano i mari o la terraferma non sono stati così fortunati ("molti" è in realtà un eufemismo - oltre il 99 per cento (3) di tutte le specie si è estinta in questi cataclismi). Come sottolinea la Kolbert, siamo nel mezzo del sesto evento modificativo a livello planetario, che potrebbe essere il primo e forse l'ultimo estinzione di cui saremmo testimoni come esseri umani. Il pianeta in quanto tale e le sue forme di vita più resistenti potrebbero sopravvivere, ma per noi umani sarà game over.
Un sottoinsieme di ambientalisti si sta già preparando per la fine del gioco. Nel New York Times Magazine dello scorso 17 Aprile, Paul Kingsnorth, l'autore del manifesto Uncivilization - confessa che ha rinunciato al tentativo di salvare il pianeta (4), e respinge quelle che ormai considera false speranze. "Se si guarda alle tendenze negative che gli ambientalisti come me hanno cercato di fermare per 50 anni," dice, "ogni singola cosa è andata peggio del previsto." Attualmente si accinge a recarsi nella verdeggiante Irlanda a coltivare il proprio cibo, istruire autonomamente i suoi figli e prepararsi per i giorni difficili a venire.
Il survivalismo (5) non è più solo una mania per eccentrici di destra.
Nel frattempo, il resto di noi sta cercando di capire come evitare il disastro. Le Nazioni Unite hanno recentemente pubblicato un’altra relazione sui cambiamenti climatici, con cui si fissa un prezzo per i provvedimenti da adottare nei prossimi 15-20 anni per fermare la salita del livello di mercurio del termometro globale.
Per implementare le raccomandazioni del Gruppo intergovernativo di esperti delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (6), i governi devono aumentare drasticamente i loro investimenti in fonti energetiche a basse emissioni di carbonio. Ogni anno, i governi dovranno spendere altri 147 miliardi di dollari su tali fonti di energia rinnovabili come l'energia solare ed eolica (7). Inoltre, bisognerà spendere altri 336 miliardi di dollari ogni anno in una maggiore efficienza energetica nelle infrastrutture pubbliche e private. Se si seguissero tutte le raccomandazioni dell'IPCC, possiamo aspettarci di risparmiare circa 30 miliardi di dollari in aiuti alle industrie nei settori energetici “sporchi”, cosa che ridurrebbe la bolletta annuale a oltre 450 miliardi di dollari. Questa è probabilmente una cifra bassa, dato l'impegno che il mondo industrializzato ha fatto per aiutare i Paesi in via di sviluppo a continuare a crescere economicamente senza espandere la propria “impronta di carbonio” (8). Questa cifra, inoltre, non copre i costi dei cambiamenti climatici attuali associati agli eventi meteorologici estremi, siccità nelle zone di produzione di cibo , la conservazione delle aree costiere, e altre catastrofi in divenire. Il disegno di legge per l'aggiornamento delle infrastrutture dei soli Stati Uniti (9) prevede una spesa di centinaia di miliardi di dollari all’anno (10).
Se avete l’intenzione di ristrutturare la vostra cucina, vi procurate almeno due diversi preventivi; a maggior ragione, per progettare di salvare il mondo, è probabilmente saggio consultare un paio di altre fonti.
Ma chi cerca la salvezza a buon mercato sarà deluso.
L'International Energy Agency (11), un'organizzazione intergovernativa collegata con l'OCSE, stima che il mondo dovrebbe investire un trilione di dollari in energia pulita ogni anno fino al 2050. Poi c'è stato il Rapporto Stern (12) del 2006 sull'economia dei cambiamenti climatici. All'epoca, Nicholas Stern ipotizzava che stabilizzare l'attuale livello di gas serra nell'atmosfera richiedesse un investimento dell'1 per cento del PIL mondiale, che all'epoca stimava in circa 300 miliardi di dollari. Un paio di anni più tardi rivalutò la cifra a 600 miliardi, ma oggi sta parlando di cifre dell'ordine di trilioni di dollari (13).
Naturalmente, questi costi devono tener conto della volontà politica di affrontare rapidamente e risolutamente il cambiamento climatico, volontà che, secondo Stern, arriverebbe al 20 per cento del PIL mondiale. Ad un certo punto, naturalmente, avremo raggiunto un punto di svolta in cui nessuna somma di denaro può far tornare indietro le lancette dell'orologio.
Da dove verrà tutto questo denaro? Avrebbe senso una tassa di "sicurezza climatica" applicata alle spesea militari (14), che costringesse i governi a trasformare le spade in pale eoliche. Al momento stiamo sprecando più di 1.700 miliardi di dollari l'anno (15) in quell'enorme "potlatch" altrimenti noto come bilancio militare globale (16).
Continua la lettura su Peacelink
Autore: John Feffer - tradotto da Vincenzo Rauzino
Licenza: Copyleft
Articolo tratto interamente da Peacelink
Nei videogiochi di solito abbiamo più vite a disposizione. Se mettete un piede su una mina o siete colpiti da un cecchino, avremo un'altra possibilità, e se tale reincarnazione virtuale non fosse prevista nelle regole del gioco, possiamo sempre riavviarlo e ricominciare da capo. Si può provare di nuovo centinaia di volte fino a superare il livello. Questa formula si applica ai giochi sparatutto in prima persona così come agli esercizi di simulazione come SimEarth (1).
La Terra reale offre un simile tipo di riavvio. Il nostro pianeta è stato colpito da catastrofi almeno cinque volte, come ci spiega Elizabeth Kolbert nel suo nuovo libro, “La sesta estinzione” (2). Durante ciascuna di queste precedenti catastrofi, il pianeta si è ripreso, anche se molte delle forme di vita che popolavano i mari o la terraferma non sono stati così fortunati ("molti" è in realtà un eufemismo - oltre il 99 per cento (3) di tutte le specie si è estinta in questi cataclismi). Come sottolinea la Kolbert, siamo nel mezzo del sesto evento modificativo a livello planetario, che potrebbe essere il primo e forse l'ultimo estinzione di cui saremmo testimoni come esseri umani. Il pianeta in quanto tale e le sue forme di vita più resistenti potrebbero sopravvivere, ma per noi umani sarà game over.
Un sottoinsieme di ambientalisti si sta già preparando per la fine del gioco. Nel New York Times Magazine dello scorso 17 Aprile, Paul Kingsnorth, l'autore del manifesto Uncivilization - confessa che ha rinunciato al tentativo di salvare il pianeta (4), e respinge quelle che ormai considera false speranze. "Se si guarda alle tendenze negative che gli ambientalisti come me hanno cercato di fermare per 50 anni," dice, "ogni singola cosa è andata peggio del previsto." Attualmente si accinge a recarsi nella verdeggiante Irlanda a coltivare il proprio cibo, istruire autonomamente i suoi figli e prepararsi per i giorni difficili a venire.
Il survivalismo (5) non è più solo una mania per eccentrici di destra.
Nel frattempo, il resto di noi sta cercando di capire come evitare il disastro. Le Nazioni Unite hanno recentemente pubblicato un’altra relazione sui cambiamenti climatici, con cui si fissa un prezzo per i provvedimenti da adottare nei prossimi 15-20 anni per fermare la salita del livello di mercurio del termometro globale.
Per implementare le raccomandazioni del Gruppo intergovernativo di esperti delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (6), i governi devono aumentare drasticamente i loro investimenti in fonti energetiche a basse emissioni di carbonio. Ogni anno, i governi dovranno spendere altri 147 miliardi di dollari su tali fonti di energia rinnovabili come l'energia solare ed eolica (7). Inoltre, bisognerà spendere altri 336 miliardi di dollari ogni anno in una maggiore efficienza energetica nelle infrastrutture pubbliche e private. Se si seguissero tutte le raccomandazioni dell'IPCC, possiamo aspettarci di risparmiare circa 30 miliardi di dollari in aiuti alle industrie nei settori energetici “sporchi”, cosa che ridurrebbe la bolletta annuale a oltre 450 miliardi di dollari. Questa è probabilmente una cifra bassa, dato l'impegno che il mondo industrializzato ha fatto per aiutare i Paesi in via di sviluppo a continuare a crescere economicamente senza espandere la propria “impronta di carbonio” (8). Questa cifra, inoltre, non copre i costi dei cambiamenti climatici attuali associati agli eventi meteorologici estremi, siccità nelle zone di produzione di cibo , la conservazione delle aree costiere, e altre catastrofi in divenire. Il disegno di legge per l'aggiornamento delle infrastrutture dei soli Stati Uniti (9) prevede una spesa di centinaia di miliardi di dollari all’anno (10).
Se avete l’intenzione di ristrutturare la vostra cucina, vi procurate almeno due diversi preventivi; a maggior ragione, per progettare di salvare il mondo, è probabilmente saggio consultare un paio di altre fonti.
Ma chi cerca la salvezza a buon mercato sarà deluso.
L'International Energy Agency (11), un'organizzazione intergovernativa collegata con l'OCSE, stima che il mondo dovrebbe investire un trilione di dollari in energia pulita ogni anno fino al 2050. Poi c'è stato il Rapporto Stern (12) del 2006 sull'economia dei cambiamenti climatici. All'epoca, Nicholas Stern ipotizzava che stabilizzare l'attuale livello di gas serra nell'atmosfera richiedesse un investimento dell'1 per cento del PIL mondiale, che all'epoca stimava in circa 300 miliardi di dollari. Un paio di anni più tardi rivalutò la cifra a 600 miliardi, ma oggi sta parlando di cifre dell'ordine di trilioni di dollari (13).
Naturalmente, questi costi devono tener conto della volontà politica di affrontare rapidamente e risolutamente il cambiamento climatico, volontà che, secondo Stern, arriverebbe al 20 per cento del PIL mondiale. Ad un certo punto, naturalmente, avremo raggiunto un punto di svolta in cui nessuna somma di denaro può far tornare indietro le lancette dell'orologio.
Da dove verrà tutto questo denaro? Avrebbe senso una tassa di "sicurezza climatica" applicata alle spesea militari (14), che costringesse i governi a trasformare le spade in pale eoliche. Al momento stiamo sprecando più di 1.700 miliardi di dollari l'anno (15) in quell'enorme "potlatch" altrimenti noto come bilancio militare globale (16).
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Fonte: Peacelink
Autore: John Feffer - tradotto da Vincenzo Rauzino
Licenza: Copyleft
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