20 milioni alle scuole private nella legge di bilancio. Ventimilioni. In un Paese dove le scuole pubbliche cadono a pezzi, dove gli insegnanti aspettano stipendi dignitosi e gli studenti fanno lezione in aule fatiscenti.
La retorica è sempre la stessa: “libertà di scelta”, “pluralismo educativo”. Ma la realtà è che si continua a togliere ossigeno alla scuola pubblica, quella che dovrebbe essere il cuore della democrazia, e a finanziare chi già ha risorse proprie.
Non è una questione di ideologia: è una questione di priorità. Se davvero crediamo che l’istruzione sia un diritto universale, allora i soldi devono andare dove servono: nelle classi sovraffollate, nei laboratori inesistenti, nelle biblioteche chiuse.
Ventimilioni alle private non sono un investimento: sono un segnale politico. E il segnale è chiaro: la scuola pubblica può aspettare.
Autore: Ary







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