I dati contenuti nel Rapporto Osservasalute pubblicato dall’Università Cattolica di Roma fotografa lo stato di salute della popolazione nel 2015.
L’Italia è sempre più un paese per anziani ma la speranza di vita è in progressiva diminuzione rispetto al passato.E’ questa la fotografia scattata dal rapporto Osservasalute 2016 sullo stato di salute della popolazione e sull’assistenza sanitaria nelle regioni italiane, pubblicato dall’Osservatorio nazionale sulla salute nelle regioni italiane dell’Università Cattolica di Roma, presentato ieri al Policlinico universitario Agostino Gemelli.Si riduce l’aspettativa di vita
La distanza della durata media della vita di donne e uomini si sta sempre più riducendo anche se, comunque, è ancora fortemente a favore delle donne (+4,5 anni nel 2015 contro +4,9 anni nel 2011) con evidenti disparità territoriali. Se nel 2015 in Italia ogni cittadino può sperare di vivere mediamente 82,3 anni (uomini 80,1, donne 84,6), nella Provincia autonoma di Trento la sopravvivenza sale a 83,5 anni (uomini 81,2, donne 85,8), mentre un cittadino che risiede in Campania ha un’aspettativa di vita di soli 80,5 anni (uomini 78,3, donne 82,8). Inoltre, il Mezzogiorno resta indietro anche sul fronte della riduzione della mortalità. Negli ultimi 15 anni è diminuita in tutto il Paese, ma tale riduzione, soprattutto per gli uomini, è stata del 27% al Nord, del 22% al Centro e del 20% al Sud e Isole. E ancora, analizzando la mortalità sotto i 70 anni, si osserva che i divari territoriali seguono un trend in crescita. Dal 1995 al 2013, rispetto alla media nazionale, nel Nord la mortalità under 70 è in diminuzione in quasi tutte le regioni (fanno eccezione Pa di Trento e Liguria); nelle regioni del Centro si mantiene sotto il valore nazionale con un trend per lo più stazionario (a eccezione del Lazio dove la mortalità è aumentata); nelle regioni del Mezzogiorno il trend è in sensibile aumento, facendo perdere ai cittadini di questa area del Paese i guadagni maturati nell’immediato dopoguerra.
Le evidenti disparità di salute – si legge ancora nel Rapporto Osservasalute – potrebbero anche essere una conseguenza delle politiche e delle scelte allocative delle Regioni: per esempio, gli screening oncologici coprono la quasi totalità della popolazione in Lombardia, ma appena il 30% dei residenti in Calabria. La carenza di risorse, comunque, non basta a spiegare le differenze tra Nord-Sud e Isole del nostro Paese; infatti, osservando l’indicatore sulle risorse disponibili in termini di finanziamento pro capite, emerge che molte Regioni del Nord migliorano la loro performance senza aumentare la spesa. Per contro, alcune Regioni del Mezzogiorno, alle quali si aggiunge il Lazio, peggiorano la performance pur aumentando le risorse disponibili rispetto al dato nazionale. Nel nostro Paese, complice anche l’invecchiamento della popolazione, sono in aumento poi le malattie croniche, che riguardano quasi 4 italiani su 10, pari a circa 23,6 milioni. Secondo i dati Istat nel 2016 il 39,1% dei residenti in Italia dichiarava di essere affetto da almeno una delle principali patologie croniche contro il 38% del 2013.
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Fonte: PensioniOggi
Autore: redazione PensioniOggi
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Articolo tratto interamente da PensioniOggi
Bene visto che il decreto Fornero sulle pensioni si basa sull'aumento sulle statistiche di vita, con evidenza non ha più ragione di esistere.
RispondiEliminaInquinamento, malasanità, lavori usuranti, sarebbe un miracolo che accadesse il contrario.
RispondiEliminaUn brutto segnale, ma queste notizie passano praticamente in sordina.
RispondiEliminaSecondo me , non contano gli anni di vita , ma la qualità di vita . Quando si chiuderà il cerchio della mia vita , desidero
RispondiEliminaandarmene senza soffrire , praticamente in buona salute .