lunedì 17 ottobre 2016

Quattro stereotipi da sfatare sugli immigrati


Articolo da Open Migration

“Ogni occasione è buona per prendersela con i migranti”: sono le parole con cui Oliviero Forti, responsabile immigrazione della Caritas, ha commentato le polemiche scoppiate a seguito del sisma che a fine agosto ha colpito il Centro Italia, quando alcuni politici e giornali hanno sfruttato l’evento drammatico per contrapporre i rifugiati agli sfollati italiani. Per fomentare questa guerra tra poveri si sono usati tutti gli argomenti consueti: il Governo privilegia gli stranieri, li accoglie in hotel di lusso. Si è parlato persino di “finti profughi” con smartphone di ultima generazione. Abbiamo selezionato alcune delle affermazioni più frequenti per smentire i pregiudizi nei confronti degli immigrati.


1. Un’accoglienza a cinque stelle

Una bufala è dura a morire, soprattutto nella piazza virtuale di internet. Ancora poche settimane fa social network e giornali hanno rilanciato i soliti slogan sui “clandestini ospitati in alberghi di lusso”, anche per contrapporre questa (presunta) accoglienza a cinque stelle alle sistemazioni di fortuna approntate per gli sfollati del sisma di Amatrice.

Sono molti i giornalisti che si sono impegnati per smentire la favola dell’accoglienza in prima classe (un esempio particolarmente interessante è quello del Post); è vero che alcune volte i rifugiati sono ospitati in alberghi e pensioni, ma si tratta di situazioni eccezionali e non certo lussuose.
L’accoglienza dei rifugiati dovrebbe infatti svolgersi all’interno del sistema Sprar, gestito dal Servizio Centrale/ ANCI con fondi del ministero dell’Interno. Titolari dei progetti sono gli enti locali, che ricevono copertura finanziaria dal ministero e assicurano il rispetto di determinati standard di accoglienza.

Quando i posti Sprar non sono sufficienti (com’è accaduto sistematicamente negli ultimi anni), entra in gioco il sistema di accoglienza straordinaria (Cas). Sono valutate tutte le offerte di posti letto, anche quelle che provengono da cooperative, albergatori o soggetti privati. E visto che questa accoglienza deve costare non più di 35 euro al giorno per persona, si può facilmente capire che le sistemazioni offerte non prevedono sauna e servizio in camera. Potrà trattarsi di hotel dignitosi, ma non lussuosi.

Va ancora sottolineato che l’accoglienza nei Cas lascia insoddisfatti gli stessi esperti del settore. In primis perché, come sottolinea in una intervista telefonica Daniela Di Capua, direttrice del servizio centrale Sprar, si tratta di soluzioni che nascono come temporanee e tali non sono; in secondo luogo perché la mancanza di un coordinamento centrale rende la qualità dei servizi offerti molto variabile, per cui la reale accoglienza e l’integrazione dei rifugiati cambieranno significativamente in dipendenza delle strutture nei quali saranno ospitati.

2. L’indennità di 35 euro al giorno

Gli annali della disinformazione annoverano diversi tentativi di attribuire ai migranti un potere straordinario: la capacità di percepire uno stipendio di 35 euro al giorno, più vitto e alloggio, senza svolgere alcun lavoro.

La leggenda nasce dalla cifra che il ministero dell’Interno ha calcolato come spesa media quotidiana dell’accoglienza, relativamente a migranti adulti.

Come si diceva, il sistema Sprar è finanziato al 95% dal ministero, che attinge le risorse dal Fondo Nazionale per le Politiche e i Servizi dell’asilo, devolvendo agli enti locali (e non ai rifugiati) delle somme in base alla stima che, per accogliere un migrante adulto, servano circa 35 euro al giorno (45 per i minori).

La stessa cifra si ritrova nei bandi indetti per reperire posti Cas: le prefetture offrono la cifra massima di 35 euro a persona al giorno, riservandosi di aggiudicare i bandi col criterio del massimo ribasso (a parità del servizio, vince chi spende meno).

Ma come sono spesi i 35 euro al giorno? Un esempio di bando offre indicazioni precise: servizi di ingresso (identificazione); servizi di pulizia personale e dell’ambiente; erogazione di pasti; fornitura di beni di prima necessità (lenzuola, vestiti ecc.); servizi di mediazione linguistica e culturale. Altri bandi prevedono anche servizi di assistenza sociale e legale alla persona.

Ai richiedenti protezione internazionale spetta il solo pocket money, ovvero 2,50 euro al giorno fino al un massimo di 7,50 euro a nucleo familiare, e una singola ricarica telefonica di 15 euro all’arrivo (su cui si veda il punto successivo).


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Fonte: 
Open Migration


Autore: Francesca Romana Genoviva

Licenza: Licenza Creative Commons
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione 4.0 Internazionale


Articolo tratto interamente da 
Open Migration


2 commenti:

  1. Ma secondo te si riuscirà a farlo entrare in certe zucche vuote?

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