lunedì 12 ottobre 2015

La truffa del Jobs Act


Articolo da Clash City Workers


Tante imprese hanno licenziato lavoratori assunti a tempo indeterminato per riassumerli dopo sei mesi con il nuovo contratto a "tutele crescenti" ed avere 8.000€ in regalo dal Governo sotto forma di sgravi fiscali. I lavoratori si trovano così con un contratto più precario del precedente e il Governo può esultare per l'aumento dei contratti a tempo indeterminato. Qui vi spieghiamo come è successo, i tentativi di lotta dei lavoratori per bloccare la truffa e perché è necessaria una risposta collettiva a quest'attacco.

1. Il Jobs Act ha fatto aumentare i contratti a tempo indeterminato?
2. Il regalo del Governo alle imprese per gonfiare i nuovi contratti a tempo indeterminato
3. Le reazioni dei lavoratori davanti alla truffa del Jobs Act
4. Qualche valutazione


A inizio 2015 il governo ha varato i primi decreti che riformano il mercato del lavoro, il cosiddetto Jobs Act, con lo scopo dichiarato di aumentare l'occupazione stabile mediante un nuovo contratto a tempo indeterminato, denominato a “tutele crescenti”. In sostanza, chi è stato assunto col nuovo contratto in vigore dal 7 marzo, non dispone più della protezione contro i licenziamenti illegittimi garantito dal discusso articolo 18 che non tutelava i lavoratori da tutti i licenziamenti, ma soltanto da quelli riconosciuti come illegittimi in sede giudiziale. Col nuovo contratto, invece, si potrà essere licenziati anche senza giusta causa o giustificato motivo, perché a crescere non sono le tutele, ma soltanto l'indennizzo cui si ha diritto: due mensilità dell'ultima retribuzione considerata per il Tfr per ogni anno di servizio, con un minimo di quattro e un massimo di 24 mensilità. Un lavoratore può dunque venire licenziato in qualunque momento, senza una motivazione valida. Una volta avrebbe potuto ricorrere contro il licenziamento e, constatata l'illegittimità del provvedimento, poteva avere diritto al reintegro nelle vecchie mansioni, oltre al ricevimento degli arretrati. Ora, invece, anche nel caso in cui il giudice accertasse l'illegittimità del licenziamento, il lavoratore avrebbe soltanto diritto all'indennizzo, ma non ritornerebbe mai al suo posto. Un bel regalo per i padroni che potranno così liberarsi di lavoratori indesiderati, ad esempio perché particolarmente combattivi nel far rispettare i diritti loro e dei loro compagni sul luogo di lavoro.

Per altro, per ricevere l'indennizzo, il lavoratore dovrebbe intentare una causa all'azienda con tempi e costi crescenti che non tutti potrebbero sostenere, tanto più in assenza del reddito da stipendio. Per facilitare ulteriormente la vita ai padroni, il governo ha comunque predisposto la possibilità per l'azienda di proporre un indennizzo alternativo al lavoratore che in cambio rinuncerebbe alla causa e, per rendere ancor più appetibile questa soluzione, ha reso quell'importo esentasse. In una situazione del genere quale lavoratore oserà opporsi alle angherie aziendali col rischio quasi certo di essere defenestrato, ricevendo in cambio un misero indennizzo, e con la prospettiva di dover a breve trovare un nuovo lavoro in un contesto che vede la disoccupazione ufficiale al 12%? Facciamo l'esempio di un lavoratore ultracinquantenne che lavori in azienda da vent'anni: questi, anche se vincesse la causa contro il licenziamento, riceverebbe 24 mensilità, quindi dovrebbe ricollocarsi al massimo entro due anni. Chi sarebbe disposto a rischiare di finire in una simile situazione? E un giovane che lavora da solo 2 anni sarebbe disposto a intentare una causa anticipando i costi per portare a casa 4 mensilità (di uno stipendio per altro prevedibilmente basso) e poi a dover sgomitare in mezzo ad una disoccupazione giovanile del 44%? Ovviamente i lavoratori che si esporranno a questi rischi saranno comprensibilmente molto pochi e la diretta conseguenza sarà che i padroni potranno imporre le loro decisioni sui lavoratori senza che questi possano fiatare perché sempre a rischio licenziamento.
Un caso particolare riguarda poi i settori gestiti con appalti, dove il cambio frequente delle cooperative appaltatrici genera un elevato turn over con lavoratori che cambiano spesso azienda: in questi casi il licenziamento diventa ancora più “leggero”, perché i mesi di occupazione su cui si calcola l'indennizzo saranno sempre pochi. Ecco allora che fin da subito proprio i settori dove sono frequenti appalti e subappalti sono parsi quelli più in pericolo.

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Fonte: Clash City Workers


Autore: collettivo Clash City Workers


Licenza: Creative Commons (non specificata la versione)


Articolo tratto interamente da Clash City Workers
 
 

3 commenti:

  1. Caro Vincenzo credo che dobbiamo abituarci all'imbrogli che sono purtroppo legale, ma sono sempre imbrogli!!!
    Ciao e buon pomeriggio caro amico.
    Tomaso

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  2. io l'ho sempre detto è tutta una fregatura che peggiora le cose invece di migliorarle vabbè!!!
    buona serata Cavaliere

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