Negli ultimi anni, i diritti dei lavoratori in Italia sono stati messi seriamente sotto pressione. La situazione è diventata sempre più pesante: gli stipendi reali, cioè il potere d’acquisto, continuano a scendere, mentre il costo della vita cresce senza sosta, tra inflazione, bollette e spese quotidiane.
In mezzo a questo quadro già complicato, manca ancora un salario minimo nazionale. In tanti paesi europei è una garanzia di dignità, qui invece significa che chi lavora con contratti precari, part-time o stage spesso porta a casa stipendi da fame, ben sotto la soglia di povertà, senza alcuna protezione concreta.
Il governo aveva promesso attenzione al mondo del lavoro, ma di misure reali non se ne vedono. Anzi, molte scelte economiche hanno finito per favorire chi stava già meglio, allargando ancora di più il divario sociale. Intanto i diritti contrattuali si indeboliscono: meno sicurezza, più facilità per le aziende di rinnovare contratti al ribasso e condizioni sempre più instabili.
Il risultato? Un impoverimento diffuso, soprattutto tra giovani e famiglie già in difficoltà, costrette ad accettare lavori malpagati e senza prospettive. Se non si interviene con decisione con un salario minimo e tutele più forti, il rischio è che la forbice delle disuguaglianze continui ad allargarsi, alimentando insicurezza e malcontento.
Il lavoro dignitoso non è un lusso: è un diritto costituzionale e la base per una società più giusta. Senza un cambio di rotta, il futuro dei lavoratori italiani rischia di diventare sempre più fragile e incerto
Autore: Spartaco
Immagine generata con intelligenza artificiale







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