sabato 22 giugno 2024

Basta morti sul lavoro!


Ogni giorno un lavoratore non torna a casa e muore sul lavoro...

Vi invito a riflettere su questi dati:

Osservatorio Indipendente di Bologna morti sul lavoro



Video credit 451Fahrenheit451 caricato su YouTube


Esplosione in fabbrica a Bolzano: 8 feriti, 5 gravi


Un'esplosione è avvenuta nella notte tra giovedì 20 e venerdì 21 giugno presso lo stabilimento Aluminium Bozen a Bolzano.

8 operai sono rimasti feriti nell'incidente, di cui 5 in gravi condizioni. I feriti sono stati trasportati d'urgenza in ospedale, alcuni anche in centri specializzati in Italia e Germania.

Le cause dell'esplosione sono ancora in fase di accertamento. I vigili del fuoco hanno lavorato per ore per domare le fiamme e mettere in sicurezza la zona.

L'incidente ha provocato ingenti danni allo stabilimento, che è stato temporaneamente chiuso. Le autorità competenti hanno avviato le indagini per determinare le cause dell'esplosione e accertare eventuali responsabilità.


La lotta degli operai ex Gkn



Articolo da La Città invisibile, rivista del laboratorio politico perUnaltracittà – Firenze

Chi di voi ha mai provato a stare sei mesi senza stipendio? Chi di voi lo ha fatto dopo tre anni di lotta e un anno di cassa integrazione, arrivata in ritardo e a spizzichi e bocconi nel luglio dello scorso anno, dopo otto mesi senza reddito? Solo chi ha provato tutto questo può capire davvero quello che gli operai ex Gkn hanno chiamato “lo sciopero della vita”. E solo mettendosi in questa ottica si capisce come lo sciopero della fame sia una disperata e dignitosa forma di lotta, sospesa solo quando è stato avviato l’iter della legge regionale sui consorzi di sviluppo industriale, che potrebbe sbloccare la reindustrializzazione e quindi il reddito alla ex Gkn, fornendo allo stesso tempo uno strumento per tutte le altre crisi industriali. Lo sciopero della fame non si è concluso, è stato sospeso perché un primo risultato è arrivato, ma loro si dicono pronti a riprenderlo nel caso in cui la legge dovesse di nuovo arenarsi nei tempi della burocrazia.

Il tempo. Questo è il vero tema. C’è chi ne ha da sprecare in chiacchiere elettorali, chi ne ha da far passare in attesa che la disperazione porti sempre più persone a licenziarsi e chi invece non ne ha più. Lo sciopero della fame ha reso plastica questa asimmetria: il tempo, il tempo della fame, il tempo della violenza del capitale, il tempo della speranza.

Tutta la vicenda della ex Gkn è la storia di lotte, sempre diverse, capaci ogni volta di stupire ed entusiasmare, proprio perché propongono vie di uscita non solo per quegli operai, ma potenzialmente per tutte e tutti noi. È la storia dei risultati che queste lotte hanno portato, con la controparte obbligata a cambiare costantemente strategia, con le istituzioni costrette a farsi carico delle proposte degli operai e della comunità solidale che da tre anni li sostiene.

Lo sciopero della fame ha sbloccato l’iter di una legge arrivata sulle scrivanie virtuali della Regione all’inizio di aprile e ha portato il Presidente della Regione Toscana a chiedere ufficialmente il commissariamento di Qf. Quanto tempo ci è voluto? Il tempo del secondo festival di letteratura Working Class con 5mila persone in tre giorni sul piazzale davanti alla fabbrica; il tempo di un corteo di 10mila persone; il tempo di una tendata di oltre un mese, prima sotto la Regione poi in piazza Indipendenza; il tempo dei 13 giorni di sciopero della fame.

Rimane il tema degli stipendi, di quel reddito che proprio la legge regionale e la reindustrializzazione potrebbero sbloccare, prima con un ammortizzatore sociale legato al progetto di riconversione industriale della cooperativa operaia, poi con il ritorno a lavorare, produrre, pagare gli stipendi. 





Proverbio del giorno

 

Ciò che cresce lentamente, mette radici profonde.

Proverbio africano


Non ho più pazienza...



"Non ho più pazienza per alcune cose, non perché sia diventata arrogante, semplicemente perché sono arrivata a un punto della mia vita, in cui non mi piace più perdere tempo con ciò che mi dispiace o ferisce. Non ho più pazienza per il cinismo, critiche eccessive e richieste di qualsiasi natura. Ho perso la voglia di compiacere chi non mi aggrada, di amare chi non mi ama e di sorridere a chi non mi sorride. Non dedico più un minuto a chi mente o vuole manipolare. Ho deciso di non convivere più con la presunzione, l’ipocrisia, la disonestà e le lodi a buon mercato. Non tollero l’erudizione selettiva e l’arroganza accademica. Non mi adeguo più al provincialismo e ai pettegolezzi. Non sopporto conflitti e confronti. Credo in un mondo di opposti. Per questo evito le persone rigide e inflessibili. Nell'amicizia non mi piace la mancanza di lealtà e il tradimento. Non mi accompagno con chi non sappia incoraggiare o elogiare. I sensazionalismi mi annoiano e ho difficoltà ad accettare coloro a cui non piacciono gli animali. Soprattutto, non ho più nessuna pazienza per chi non merita la mia pazienza."

Meryl Streep




venerdì 21 giugno 2024

Mi chiamano clandestino...



Solo vado con la mia pena,

sola va la mia condanna,

correre è il mio destino

per fregare la legge.


Perso nel cuore

della grande Babilonia,

mi chiamano clandestino

perché non ho documenti.


In una città del nord

sono andato a lavorare,

la mia vita l'ho lasciata

tra Ceuta e Gibilterra.


Sono una scia nel mare

fantasma nella città,

la mia vita va proibita

dice l’autorità.

Solo vado con la mia pena,

sola va la mia condanna,

correre è il mio destino

perché non ho documenti.


Perso nel cuore

della grande Babilonia,

mi chiamano clandestino,

io sono il fuorilegge.

Manu Chao

Tratto e tradotto dal brano Clandestino di Manu Chao


Quanto accaduto a Satnam Singh non è un’eccezione, ma racconta un quadro di sfruttamento sistemico


Articolo da Progetto Melting Pot Europa

Il bracciante indiano buttato sul ciglio della sua abitazione da un “padrone” italiano insieme al braccio che gli era stato amputato da un macchinario agricolo è il simbolo tragico di un fenomeno capillare nel territorio laziale e in tutta la penisola.

A poco più di 70 km dalla capitale, il sistema di sfruttamento bracciantile nell’Agro Pontino ha mostrato ancora una volta il suo volto più crudele. Satnam Singh, bracciante indiano, è morto lo scorso 19 giugno all’ospedale San Camillo di Roma, dove era ricoverato dopo aver perso un arto mentre lavorava in un’azienda agricola tra Borgo Santa Maria e Borgo Montello, due frazioni di Latina. Il macchinario con cui stava lavorando gli ha tranciato il braccio destro e schiacciato entrambe le gambe. I datori di lavoro, i “padroni”, non lo hanno soccorso: Satnam Singh è stato abbandonato sulla strada a poca distanza dalla sua abitazione, gravemente ferito. Il suo arto lasciato su una cassetta degli ortaggi.

«Sono stata contattata da un lavoratore che mi ha inviato la foto di un arto staccato, spiegandomi che si trattava di un incidente avvenuto a un compagno di lavoro, che in condizioni disperate è stato scaricato in strada da un pulmino da nove posti», racconta Hardeep Kaur, segretaria Flai Cgil di Latina e Frosinone. 

Singh sarebbe stato portato in ospedale dopo una chiamata dei vicini, trasportato in elisoccorso al San Camillo di Roma un’ora e mezza dopo l’incidente. Intanto, la procura di Latina ha aperto un’inchiesta per omicidio colposo e omissione di soccorso. Secondo quanto riportato da AGI, tra gli indagati vi è anche il titolare dell’azienda, Antonello Lovato.

I dati dell’Ispettorato del Lavoro confermano quanto già noto: caporalato e poche tutele dettano le regole dell’agricoltura italiana

I meccanismi di sfruttamento nel settore agricolo sono confermati anche dai dati dell’Ispettorato del Lavoro: solo nel 2023, nelle 222 ispezioni condotte dall’agenzia governativa nel territorio laziale si è registrato un tasso di irregolarità pari al 64,5%. 608 i casi di caporalato accertati: quasi 3 per ogni ispezione. E ancora, 61 lavoratori senza contratto, di cui 3 sprovvisti di permesso di soggiorno, 34 le violazioni in materia di salute e sicurezza.

Su tutto il territorio nazionale i numeri che riguardano il 603bis c.p. – caporalato e sfruttamento lavorativo – sono cresciuti esponenzialmente nell’ultimo anno: +205% registrato rispetto al 2022. Sono 2.123 i casi di caporalato, a fronte dei 758 dell’anno precedente. In aumento anche il lavoro nero (+12% rispetto al 2022), così come le violazioni in materia di salute e sicurezza (36.680 quelle accertate, +44% dall’anno precedente).

«Qui non siamo solo di fronte a un grave incidente sul lavoro, cosa già di per sé allarmante ed evitabile, qui siamo davanti alla barbarie dello sfruttamento, che calpesta le vite delle persone, la dignità, la salute e ogni regola di civiltà», dichiara Hardeep Kaur.

Il primo storico sciopero dei lavoratori braccianti sikh nella zona di Latina fu organizzato nell’aprile 2016. All’agitazione sindacale ne conseguì un alto numero di denunce nei confronti di caporali e datori di lavoro. Nell’Agro Pontino, però, a quasi dieci anni da quella giornata storica, le condizioni di lavoro non sono migliorate. «Dopo anni di lotte, di denunce e di processi, molti anche vinti, continuiamo a vivere episodi brutali che meritano una risposta netta da parte nostra e delle istituzioni italiane. Siamo stanchi di pagare con la vita la fame di denaro dei padroni italiani», ha raccontato al quotidiano Domani Harbhajan Ghuman del collettivo dei braccianti indiani pontini.

Nel corso della riunione del Consiglio dei Ministri il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha definito la vicenda «un atto disumano che non appartiene al popolo italiano», la stessa che nella passata legislatura fu eletta proprio a Latina, e che nel giorno di insediamento da presidente dichiarò «Chi produce non verrà disturbato». Il ministro dell’agricoltura Francesco Lollobrigida promette “tolleranza zero” per chi non ha rispetto dei diritti dei lavoratori e delle lavoratrici. In una legislatura che parla di migranti come “carico residuale”, o che afferma come sia in corso una sedicente “sostituzione etnica”, le affermazione appaiono come classiche frasi di circostanza.

Dalle 12 alle 14 ore di lavoro al giorno per 3 euro l’ora, con contratti grigi o in assenza di contratto, senza protezioni né tutele. Satnam Singh è stato ucciso da un sistema: «non solo dall’indifferenza criminale di un datore di lavoro, ma di un sistema politico, culturale, normativo pienamente capitalistico, che ha deciso di fatturare milioni di euro sulla pelle di chi è arrivato in Italia con l’idea di costruirsi una vita migliore», ha sottolineato ai microfoni di Radio Onda d’Urto Marco Omizzolo, sociologo Eurispes 1 da anni impegnato sul campo e in ambito accademico sul tema del caporalato e dello sfruttamento lavorativo. Il bracciantato agricolo poggia su basi di oppressione che riguardano migranti e italiani: Pierpaolo Bodini, 19 anni, è morto oggi, a meno di 48 ore di distanza da Satnam Singh, schiacciato da un mezzo agricolo su cui stava lavorando. 


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Fonte: Progetto Melting Pot Europa 

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Articolo tratto interamente da Progetto Melting Pot Europa


La dignità non si calpesta: il caso delle cassiere di Brandizzo


A Brandizzo, una piccola città in Piemonte, si è verificato un fatto di cronaca, che ha suscitato indignazione e ha portato alla luce le condizioni di lavoro dei cassieri in un noto supermercato.

Secondo le notizie riportate da varie agenzie e fonti giornalistiche, la direttrice del supermercato ha inviato un messaggio vocale alle cassiere, proibendo loro di usare il bagno durante l'orario di lavoro, a meno che non fosse un'emergenza. Questo messaggio, che conteneva anche linguaggio inappropriato, è diventato virale, provocando una reazione immediata sia dall'azienda che dalla comunità. L'azienda ha preso le distanze dall'incidente, sospendendo la direttrice e affermando di aver tenuto un incontro con il sindacato per discutere la situazione.

Questo evento ha sollevato questioni importanti riguardanti i diritti dei lavoratori e le condizioni di lavoro nei supermercati. I sindacati hanno organizzato un presidio di protesta, evidenziando non solo il divieto di usare il bagno, ma anche altre problematiche come gli straordinari non pagati e il trattamento irrispettoso nei confronti dei dipendenti.



Egitto in HD

Egypt HD from Abdelrahman Gabr on Vimeo.

Photo e video credit Abdelrahman Gabr caricato su Vimeo - licenza: Creative Commons 


Merzouga

MERZOUGA TIMELAPSE from Martin Zalba on Vimeo.

Photo e video credit Martin Zalba caricato su Vimeo - licenza: Creative Commons


Non ci sono parole belle o brutte...


"Non ci sono parole belle o brutte. Tutte sono stupende. Purché siano reali e pertinenti. Spesso le parole sono usate in modo orribile, e alcune vengono logorate dall'uso. Perciò bisogna aspettare che ritrovino un'innocenza."

Patrizia Cavalli



Comunicazione di servizio


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Addio a Donald Sutherland

Donald Sutherland (cropped)


Articolo da Agenzia DIRE

ROMA – È morto Donald Sutherland, l’attore canadese premio Oscar aveva 88 anni dopo una lunga malattia. A dare l’annuncio è stato il figlio Kiefer Sutherland. “Con la tristezza nel cuore, vi comunico che mio padre, Donald Sutherland, è morto. Personalmente lo ritengo uno degli attori più importanti della storia del cinema. Non si è mai fatto scoraggiare da un ruolo, bello, brutto o cattivo che fosse. Amava ciò che faceva e faceva ciò che amava, e non si può chiedere di più. Una vita ben vissuta”, ha scritto il figlio in un post su Instagram.

È MORTO DONALD SUTHERLAND: UNA CARRIERA TRA OSCAR, FELLINI E HUNGER GAMES

Classe 1935, canadese, Donald McNichol Sutherland ha illuminato il grande schermo con le sue innumerevoli interpretazioni. L’attore – che nel 2017 ha ricevuto il premio Oscar alla carriera – ha recitato in oltre 180 film e in moltissime serie tv. E non solo. Ha lavorato con regista di ogni parte del mondo, anche italiani. Ha recitato in ‘Novecento’ di Bernardo Bertolucci in cui ha interpretato il fascista Attila Melanchini, ne ‘Il Casanova’ di Federico Fellini in cui ha interpretato Giacomo Casanova e in ‘Ella & John’ di Paolo Virzì. E non solo, Sutherland ha recitato anche ne ‘La migliore offerta’ di Giuseppe Tornatore e ‘Piazza delle Cinque Lune’ sul caso Aldo Moro di Renzo Martinelli. Ma l’esordio nel cinema italiano risale al 1964 nell’horror ‘Il castello dei morti vivi’ di Luciano Ricci e Lorenzo Sabatini

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Fonte: Agenzia DIRE

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Licenza: Copyleft 


Articolo tratto interamente da 
Agenzia DIRE

Photo credit Festival TV Monte-Carlo, CC BY-SA 3.0, da Wikimedia Commons


Le carezze...


"Le carezze sono appropriazione del corpo dell’altro; è evidente che, se le carezze non consistessero che nello sfiorare o toccare, non potrebbero avere alcun rapporto con il potente desiderio che pretendono di colmare; rimarrebbero alla superficie, come gli sguardi, e non potrebbero rendermi padrone dell’altro (…) Perché la carezza non è un semplice sfiorare: ma un foggiare. Carezzando l’altro, io faccio nascere la sua carne con la mia carezza, sotto le mie dita. La carezza fa parte dell’insieme di cerimonie che incarnano l’altro (…) La carezza fa nascere l’altro come carne per me e per lui (…) Così la carezza non si distingue per nulla dal desiderio: carezzare con gli occhi o desiderare è la stessa cosa; il desiderio si esprime con la carezza come il pensiero col linguaggio."

Jean-Paul Sartre


Sarà estate di Emily Dickinson


Sarà estate

Sarà Estate - finalmente.
Signore - con ombrellini -
Signori a zonzo - con Bastoni da passeggio -
E Bambine - con Bambole -
Coloreranno il pallido paesaggio -
Come fossero uno splendente Mazzo di fiori -
Sebbene sommerso, nel Pario -
Il Villaggio giaccia - oggi -

I Lillà - curvati dai molti anni -
Si piegheranno sotto il purpureo peso -
Le Api - non disdegneranno la melodia -
Che i loro Antenati - ronzarono -

La Rosa Selvatica - diventerà rossa nella Terra palustre -
L'Aster - sulla Collina
Il suo perenne aspetto - fisserà -
E si Assicureranno le Genziane - collari di pizzo -

Finché l'Estate ripiegherà il suo miracolo -
Come le Donne - ripiegano - le loro Gonne -
O i Preti - ripongono i Simboli -
Quando il Sacramento - è terminato -

Emily Dickinson


Buon inizio d'estate


"E così, grazie al sole e alle grandi esplosioni di foglie sugli alberi che crescevano come crescono le cose nei film accelerati, ebbi la familiare certezza che la vita ricominciava con l’estate."

Francis Scott Fitzgerald

Auguro un buon inizio d'estate a tutti gli amici e lettori di questo blog.


giovedì 20 giugno 2024

Problemi tecnici nella piattaforma Blogger: il punto della situazione

 


Nel post di qualche settimana fa, vi avevo parlato di alcuni problemi legati alla piattaforma Blogger. 

Ecco la lista dei problemi segnalati:

  • Impossibile aggiungere colore al testo
  • Impossibile ridimensionare le immagini
  • Il testo raddoppia inserendo il collegamento

Come vi avevo preannunciato, i problemi erano legati a una versione precedente di Chrome e degli altri browser basati su Chromium. Quindi per risolvere lo spiacevole inconveniente, aggiornate il vostro browser all'ultima versione.

Purtroppo vengono segnalati ancora problemi da alcuni amici blogger:

  • Non si riescono a usare i pulsanti social
  • Non si riesce a commentare alcuni blog
  • Nella versione mobile è impossibile scrivere messaggi lunghi

Voi riscontrate problemi? Mi raccomando di lasciare la vostra versione di browser usata e attendo un vostro commento.


E quando anche l’ultimo di noi non ci sarà più...



“E quando anche l’ultimo di noi non ci sarà più, se racconteranno altre storie, se tenteranno di manipolare i fatti, beh! resistete per noi...Nessun passo indietro!
Toccherà a voi. Sarete voi i testimoni di una storia e una speranza che i vostri padri e i vostri nonni hanno chiamato Italia.
Siate testimoni della resistenza, testimoni dell’ANPI.
L’orgoglio e la libertà portateli con determinazione nelle strade, nelle piazze, tra gli affetti e nei rapporti di lavoro.
A me, Zaccaria Verucci questa grande forza e questo immenso credo me lo hanno lasciato in eredità i miei compagni caduti resistendo nelle azioni dei gruppi partigiani. Me lo hanno lasciato in eredità quelli che nell’Italia liberata hanno continuato insieme a me a testimoniare le atrocità della guerra e del fascismo.
Per tenere viva la memoria, ancora, per gli anni che verranno spero che un posto per loro possa continuare ad esserci ancora nella vostra anima e nel vostro cuore.”

Zaccaria Verucci


Aggressione a Roma: studenti picchiati da militanti di Casapound


Martedì a Roma, alcuni studenti sono stati aggrediti al termine di una manifestazione contro il governo.

Secondo le testimonianze, gli studenti, tra cui membri della Rete degli Studenti Medi e di Sinistra Universitaria Sapienza, sono stati avvicinati da un gruppo di circa quattro persone. L'aggressione è stata violenta e ha visto l'utilizzo di calci, pugni e il furto della bandiera rossa che gli studenti portavano con sé.

L'aggressione è stata duramente condannata da esponenti politici e sindacali di sinistra, che hanno parlato di un atto di squadrismo e di una minaccia alla libertà di espressione.

La Digos in queste ore, ha identificato i presunti responsabili dell'aggressione, tutti militanti di Casapound già noti alle forze dell'ordine.

Questi episodi di violenza si inseriscono in un clima di crescente tensione sociale e politica in Italia, alimentato anche dalle posizioni di estrema destra di alcuni esponenti del governo.


È stato vandalizzato il monumento dedicato a Giacomo Matteotti



Articolo da Al Descubierto

Questo articolo è stato tradotto automaticamente. La traduzione rende il senso dell’articolo, tuttavia consigliamo di leggere il testo originale su Al Descubierto

Il monumento dedicato a Giacomo Matteotti a Riano, situato sulla strada Flaminia, è stato oggetto di un atto vandalico fascista che ha suscitato indignazione in tutta Italia. Questo monumento segna il luogo dove fu ritrovato il corpo del leggendario deputato socialista, assassinato dagli squadristi fascisti il ​​16 agosto 1924. Di prima mattina, ignoti hanno dipinto con spray nero la frase "W Fascio" sul monumento e danneggiato la corona di fiori recentemente deposta dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella , durante le celebrazioni del centenario dell'assassinio di Matteotti .

Il Partito Democratico locale (PD) è stato il primo a denunciare l'atto attraverso i suoi social network, pubblicando le foto dei danni ed esprimendo la propria indignazione . «Questa mattina ci siamo svegliati con una triste notizia: il monumento a Giacomo Matteotti nella Flaminia è stato vandalizzato, e con esso anche la corona di fiori del Presidente della Repubblica. "È un oltraggio alla memoria dell'onorevole Matteotti, brutalmente assassinato dai fascisti, nonché alla nostra Repubblica e alla libertà di espressione e di pensiero, che oggi ci ricorda sono in pericolo", ha espresso il Pd nel suo comunicato.

Si sono espressi altri esponenti del Pd, tra cui il sindaco di Riano, Luca Abbruzzetti, che ha espresso la sua profonda condanna. «Si tratta di un grave e vergognoso attacco alla memoria di un martire dell'antifascismo che colpisce l'intera comunità di Riano, da sempre legata alla memoria di Matteotti e alle lotte da lui rappresentate, che rimangono attuali. Come 100 anni fa, alcuni codardi temono ancora Giacomo Matteotti», ha dichiarato Abbruzzetti, che ha anche presentato formale denuncia ai carabinieri.

Anche personaggi come la vicepresidente della Camera, Anna Ascani, del PD, hanno sottolineato sui loro social network che questi atti di vandalismo riflettono una preoccupante recrudescenza delle ideologie fasciste in Italia. «Certi uomini incutono timore anche dopo la morte. Prima Berlinguer, ora Matteotti : vili atti vandalici. Attaccano i simboli per attaccare i valori . Tra recrudescenze fasciste e ripetuti episodi di intolleranza, soffia un vento allarmante. Non lasceremo campo libero ai seminatori di odio”, ha detto Ascani.

100 anni dopo, la vendetta su un uomo morto

L'attentato al monumento di Matteotti avviene appena una settimana dopo le commemorazioni del centenario del suo rapimento e assassinio da parte delle camicie nere di Mussolini nel 1924. Questo atto vandalico non è un episodio isolato, ma è parte di una serie di episodi che riflettono una inquietante recrudescenza dell’ideologia fascista in Italia , come hanno denunciato diversi personaggi pubblici. Indagini indipendenti hanno dimostrato il grado di fascistizzazione in formazioni come Fratelli d’Italia (FDI), con giovani fanatici.

Sulla questione si sono espressi anche politici di altre formazioni, come Nicola Fratoianni , dell'Alleanza Verde della Sinistra , sottolineando la necessità di una risposta forte a questi atti. «Un giorno attaccano Enrico Berlinguer, il giorno dopo attaccano Matteotti, anche questi fascisti sono dei vigliacchi. Le loro meschine azioni vengono compiute nell’oscurità, aspettandosi l’impunità. È ora di reagire: smettila di sottovalutare ogni loro gesto, anche quello più stupido. “Non va concesso loro nessuno spazio o cittadinanza”, ha scritto Fratoianni sui suoi social.

Il capogruppo del gruppo misto al Senato, Peppe De Cristofaro , ha sottolineato la gravità della situazione, collegando l'aumento di questi incidenti con l'avvento al potere del partito di Giorgia Meloni . «Da quando la destra di Giorgia Meloni è al governo del Paese, si sono moltiplicati , anche in Parlamento, i casi di chi esalta o fa riferimento al fascismo. "Abbiamo bisogno di una grande risposta democratica e di costruire un ampio fronte democratico per difendere la nostra Costituzione antifascista e l'unità d'Italia", ha affermato De Cristofaro.

Un attacco al monumento di Giacomo Matteotti che non è solo un oltraggio alla sua memoria e alla lotta antifascista, ma anche un richiamo all'attenzione sul risorgere oggi delle ideologie estremiste.

Giacomo Matteotti: vita, lotta e morte

Giacomo Matteotti, nato il 22 maggio 1885 a Fratta Polisene, Veneto (Italia), studiò giurisprudenza all'Università di Bologna, dove si impegnò nel movimento socialista. Durante la prima guerra mondiale difese la neutralità dell'Italia , posizione che lo portò ad essere imprigionato in Sicilia. Nel 1919 fu eletto deputato socialista. Nel 1921, dopo la scissione del Partito Socialista, divenne segretario del nuovo Partito Socialista Unitario, perseguendo l'unità della sinistra.

Matteotti si oppose con fervore alla violenza politica degli squadristi fascisti di Benito Mussolini , salito al potere nel 1922 in seguito alla marcia su Roma . Nel 1924, sotto la manipolazione elettorale del Partito Nazionale Fascista , Matteotti denunciò le elezioni fraudolente con un coraggioso discorso parlamentare.

Il 10 giugno 1924 Matteotti venne rapito nei pressi della sua abitazione dagli squadristi e il suo corpo, trovato in decomposizione il 16 agosto , presentava segni di tortura. Questo omicidio sconvolse l'Italia, provocando una crisi politica e la "Secessione dell'Aventino", dove l'opposizione lasciò il Parlamento per protesta.

Sebbene Mussolini neghi il suo coinvolgimento, indagini successive suggeriscono la sua responsabilità diretta . La confessione di Amerigo Dumini, uno dei rapitori, e le pressioni politiche portarono Mussolini ad assumersi la responsabilità. Matteotti è ricordato come un martire della lotta contro il fascismo, simbolo della resistenza alla brutale repressione del regime di Mussolini.

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Fonte: Al Descubierto

Autore: Juan Francisco Albert


Articolo tratto interamente da 
Al Descubierto


Oggi è la Giornata mondiale del rifugiato


Articolo da Il Bo Live, il giornale dell'Università di Padova

Il numero dei sapiens in fuga nel mondo è raddoppiato negli ultimi 10 anni, a maggio 2024 è salito a circa 120 milioni. La popolazione globale in fuga equivarrebbe a quella del dodicesimo Paese al mondo per ampiezza della popolazione (quasi come quella del Giappone). Ora, ancora una volta il 20 giugno si celebra la Giornata Mondiale del Rifugiato, appuntamento annuale voluto dalle Nazioni Unite per riconoscere la forza, il coraggio e la perseveranza di milioni di persone costrette a fuggire sul pianeta Terra a causa di guerre, violenza, persecuzioni e violazioni dei diritti umani. Vi saranno incontri, manifestazioni e appuntamenti in varie parti d’Italia anche nel 2024.

Un fattore chiave che ha fatto lievitare il numero di persone costrette alla fuga è stato il devastante conflitto in Sudan: dall’aprile 2023, sono stati registrati più di 7,1 milioni di nuovi sfollati nel Paese, con altri 1,9 milioni in fuga oltre i confini. Alla fine del 2023, un totale di 10,8 milioni di sudanesi era sradicato dalle proprie abitazioni. Sempre in Africa, nella Repubblica Democratica del Congo, e in Asia, nel Myanmar, milioni di persone sono state costrette alla fuga l’anno scorso a causa di feroci combattimenti (che durano da anni). La Siria rimane la più grande crisi di rifugiati al mondo, con 13,8 milioni di persone costrette alla fuga.

Le guerre da sempre generano morti e profughi. Anche le due a noi e all’intera Europa più clamorosamente vicine, rispetto alle quali continua a essere improbabile purtroppo anche solo una misera “tregua olimpica”. L’Onu stima che alla fine dello scorso anno, nella Striscia di Gaza, 1,7 milioni di persone (il 75% della popolazione) erano sfollate a causa della violenza catastrofica, e alcuni rifugiati palestinesi erano dovuti fuggire più volte. Fin dal principio dell’invasione russa in Ucraina milioni di civili sono stati obbligati a fuggire e la vera e propria crisi umanitaria è stata più volte affrontata con il concorso dei paesi vicini e una dinamica che ha visto pure integrazioni altrove e ritorni, ricongiungimenti e nuove fughe.

In occasione della giornata mondiale del rifugiato del 20 giugno 2024 sono già usciti i rapporti aggiornati, in particolare il Global Trend 2023, realizzato ogni anno dall’UNHCR. Il numero di rifugiati e di altre persone bisognose di protezione (in qualche modo) internazionale è via via salito a 43,4 milioni, includendo quei Refugees ufficialmente sotto il mandato sia dell’UNHCR sia dell’UNRWA. Il 73% dei rifugiati sotto il mandato dell’UNHCR proviene da tre dei cinque paesi già citati (Afghanistan, Siria, Venezuela, Ucraina e Sudan). La popolazione di rifugiati più numerosa a livello globale è quella afghana, che rappresenta uno su sei di tutti i rifugiati (sotto il mandato dell’UNHCR). Secondo l’Internal Displacement Monitoring Centre, l’aumento più consistente del numero di persone in fuga riguarda quelle che abbandonano le proprie case ma rimangono nel proprio Paese, cifra che raggiunge i 68,3 milioni di persone, con un incremento di quasi il 50% in cinque anni.

Nell’ultimo secolo calcoliamo il numero presunto di coloro che hanno chiesto o trovato rifugio fuori dall’organizzazione statuale precedente. Fin dall’inizio del secolo scorso e, comunque, da quasi ottanta anni vi è appunto l’UNHCR, un apposito Alto Commissariato che certifica e ufficializza lo status personale di rifugiato, sulla base delle disposizioni di trasparenti norme internazionali. Pare che il numero complessivo sia in costante crescita, il 20 giugno si celebra la giornata Onu ed escono adesso i dati relativi al 2023. Abbiamo già in precedenza esaminato tendenze, caratteri e senso di una giornata mondiale dedicata giustamente a capire e sensibilizzare la complicata esistenza dei rifugiati (qui per il 2019,2020, 2021 e 2023) e sottolineato come pure nel nuovo millennio il numero effettivo è molto superiore a quello dei censiti, internazionali e interni sulla base della Convenzione di Ginevra.

Nell’ultimo anno abbiamo continuato a riflettere sul fenomeno migratorio. Il Global Trend 2023 dell’UNHCR s’inserisce in un quadro noto e fissa la cifra dei rifugiati nel mondo a 117,3 milioni (108,4 a fine 2022, con un aumento senza precedenti di 19,1 milioni rispetto all’anno precedente). La guerra in corso in Ucraina dopo l’aggressione russa, insieme ai conflitti in altre parti del mondo e agli sconvolgimenti provocati dai cambiamenti climatici antropici globali, hanno costretto un numero “record” di persone a fuggire dalle proprie case nel 2023.

Continua la lettura su Il Bo Live, il giornale dell'Università di Padova



Fonte: Il Bo Live, il giornale dell'Università di Padova

Autore: 
Valerio Calzolaio

Licenza: Licenza Creative Commons
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 3.0 Italia.


Articolo tratto interamente da 
Il Bo Live, il giornale dell'Università di Padova


La voce, la voce, solo la voce...



La voce, la voce, solo la voce, 

la voce del limpido desiderio di fluire dell’acqua 

la voce dello scendere della luce stellare 

sulla superficie femminea della terra 

la voce del concepimento del seme del senso 

e l’estensione del pensiero condiviso dell’amore.

La voce, la voce, la voce, 

è solo la voce che resta.

Perché devo fermarmi?


Forugh Farrokhzad 


Sulle rivolte studentesche: da Soweto al movimento per la Palestina



Articolo da LiberationNews

Questo articolo è stato tradotto automaticamente. La traduzione rende il senso dell’articolo, tuttavia consigliamo di leggere il testo originale su LiberationNews

Il 16 giugno segna il 48° anniversario della rivolta di Soweto del 1976 in Sud Africa che portò all’omicidio, sponsorizzato dallo stato, di oltre 176 studenti. Queste rivolte studentesche sono scoppiate contestando l’obbligo delle loro scuole di utilizzare in classe l’afrikaans, che non era comunemente parlato ed è una lingua radicata nello stato europeo dell’apartheid. 

La rivolta giovanile era in preparazione da decenni. Il Bantu Education Act del 1953 fu una compartimentazione razzista dell'istruzione per i neri sudafricani, eliminando quasi tutte le scuole disponibili per i bambini neri e collegando il finanziamento dell'istruzione per gli africani direttamente alle tasse pagate dagli stessi poveri africani. Alla fine, ciò ha portato alla separazione dei bianchi, dei neri, dei neri e degli indiani in istituzioni parallele come università e organi amministrativi. Tra il 1954 e il 1960, gli insegnanti protestarono contro la segregazione razzista e il degrado della loro istruzione attraverso l’African Education Movement, mentre gli studenti protestarono contro la tendenza a rimuovere i neri sudafricani dalle università bianche in luoghi come Città del Capo.

Dopo che nel 1974 fu richiesto per legge l'uso dell'inglese e dell'afrikaans nelle scuole, il Black Consciousness Movement e l'Organizzazione studentesca sudafricana guidata da Steve Biko, stavano entrambi sensibilizzando la coscienza politica degli studenti in tutte le scuole. BCM e SASO si espansero oltre il movimento studentesco incorporandosi rapidamente in comunità come Soweto, Kings Williams e altre aree per creare “Programmi di comunità nere” che fornivano programmi di sviluppo ed educazione politica ai poveri neri sudafricani. BCM era una presenza chiara nei media, nelle scuole e nelle istituzioni terziarie. Il crescente sentimento anti-apartheid e la crescita del movimento attraverso queste organizzazioni furono accolti con una repressione da parte dello stato dell'apartheid. 

Il 16 giugno 1976, gli studenti organizzarono una manifestazione pacifica e migliaia di persone marciarono per formare un raduno all'Orlando Stadium di Soweto. Lungo la strada, hanno incontrato grandi veicoli militari carichi di gas lacrimogeni e successivamente di munizioni vere. La notizia dell'accaduto si diffuse presto in tutto il Paese e le rivolte andarono avanti per oltre un anno. Per molti che si organizzavano contro il governo dell’apartheid, la rivolta di Soweto fu uno spostamento verso l’inizio della fine. Le conseguenze delle rivolte studentesche diffuse in tutto il paese ebbero un pesante impatto sul governo dell’apartheid, mettendo in luce la brutalità dello stato e ispirando molti a unirsi ai movimenti di liberazione allora in esilio. Il movimento di liberazione continuò a crescere e, alla fine, il governo dell’apartheid sudafricano cadde. 

Il movimento studentesco oggi per la Palestina

I movimenti studenteschi hanno un forte impatto sulla costruzione della coscienza delle persone e sulla mobilitazione delle masse. Proprio come la rivolta di Soweto ha messo in luce il ruolo delle istituzioni superiori nel mantenimento dell'apartheid in Sud Africa, oggi vediamo gli studenti di tutto il mondo opporsi alla complicità delle loro università nel sostenere l'apartheid in Israele. Gli studenti della Columbia University hanno scatenato un movimento di accampamenti a livello nazionale quando hanno lanciato il loro accampamento a maggio, chiedendo che la scuola disinvestisse da tutti gli investimenti legati a Israele dalla sua dotazione di 13,6 miliardi di dollari. Le richieste degli studenti furono accolte con una brutale repressione da parte dell’amministrazione della Columbia e della polizia di New York, ispirando gli studenti di tutti gli Stati Uniti – e successivamente di tutto il mondo – a creare i propri accampamenti. La violenza con cui gli studenti si sono immediatamente confrontati semplicemente per aver protestato contro il genocidio ha rivelato la verità dietro il ruolo delle università nel servire gli interessi della classe dominante: l’amministrazione ha demonizzato il movimento degli accampamenti, queste bugie sono state raccolte dai media aziendali per sensibilizzare il pubblico e aprire la strada alla polizia. terrorizzare gli studenti e spazzare via gli accampamenti.

Ma queste misure repressive fallirono. I membri della comunità e persino i docenti universitari si sono mobilitati per sostenere gli accampamenti studenteschi. E anche loro subirono violenti assalti da parte dei sionisti e della polizia. I docenti sono stati soggetti ad arresti, licenziamenti, molestie ed espulsioni che hanno impedito loro di entrare nuovamente nel campus. 

Proprio come nel caso della rivolta di Soweto, queste tattiche repressive non hanno fermato il movimento internazionale per la Palestina, ma hanno invece acceso il fuoco per una maggiore attività e incoraggiato le richieste di divulgazione dei fondi di investimento e di disinvestimento da parte di Israele e delle aziende complici del genocidio israeliano contro i palestinesi. 

Questo momento sta creando uno slancio importante e dei precedenti. L'enorme pressione da parte di studenti, ex studenti, docenti e comunità continua a crescere mentre i docenti di tutto il sistema scolastico dell'Università della California hanno iniziato a scioperare per protestare contro la violenza dell'università contro attivisti e organizzatori studenteschi. Contro la crescente repressione da parte sia dell’amministrazione universitaria che delle forze di polizia, gli studenti stanno mostrando la loro creatività tattica e fermezza nel chiedere la fine del finanziamento del genocidio statunitense-israeliano. La facciata degli Stati Uniti come faro della libertà di parola e dei diritti umani viene smascherata come una menzogna, poiché le università – con il sostegno di Biden – chiamano in aiuto forze di polizia violente e assassine e minacciano persino di schierare la Guardia Nazionale sui propri studenti. Niente di tutto ciò è insignificante: genera una crisi politica per l’imperialismo statunitense, e alla fine quella crisi politica renderà insostenibile il sostegno di Israele.

L’apartheid cadrà

La crisi politica aggravata dalla lotta studentesca non è nuova nella storia. Negli Stati Uniti, il 4 maggio segna l’anniversario del massacro dello Stato di Kent del 1970, in cui la Guardia Nazionale sparò a quattro studenti e ne ferì altri nove per aver protestato contro la guerra del Vietnam. Le somiglianze tra l’oppressione statale e quella del governo dell’apartheid sudafricano e del governo imperialista americano di oggi sono chiare: quando gli interessi della classe dirigente sono minacciati, la repressione e la violenza della polizia saranno sempre la loro risposta. Questa tattica non funziona a loro favore, perché mentre la classe dominante può presumere che l’oppressione spaventerà le masse spingendole a nascondersi, per molti ciò non fa altro che rendere più acute le contraddizioni. Le persone cominciano a vedere i modi in cui non hanno un’effettiva voce democratica sul proprio governo e come vengono spesi i soldi dei contribuenti. Cominciano anche a rendersi conto di quanto lontano si spingeranno i capitalisti per proteggere i loro interessi.

Oggi commemoriamo la scintilla della rivolta di Soweto che attirò migliaia di persone in tutto il Sud Africa. La storia ci mostra che, attraverso i movimenti di resistenza e la crescente pressione internazionale, i regimi di apartheid possono cadere. La rivolta di Soweto ha rappresentato un progresso nel movimento anti-apartheid del Sudafrica, proprio come gli accampamenti studenteschi rappresentano un cambiamento qualitativo nella lotta palestinese per la liberazione all’interno degli Stati Uniti. I giovani di Soweto in Sud Africa e i giovani del movimento per la liberazione della Palestina ci mostrano che ovunque c’è repressione, la resistenza nella lotta continua e la vittoria sarà certa! 

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Fonte: LiberationNews

Autore: Kay Asa

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Articolo tratto interamente da 
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