giovedì 13 giugno 2024

Le morti sul lavoro non sono mai l’esito di fatalità



Articolo da L'Ordine Nuovo

È una sequenza tragica, che si ripete ogni giorno, quella delle morti sul lavoro in Italia. Le statistiche dell’INAIL a questo proposito sono impietose: le denunce di infortunio sul lavoro con esito mortale presentate all’Istituto nel 2023 sono state 1.0411.

Le denunce di infortunio sul lavoro con esito mortale presentate all’Istituto nel primo trimestre 2024 sono state 1912.

Non si è ancora spenta l’eco della strage della centrale idroelettrica di Suviana avvenuta il 9 aprile scorso, in cui hanno perso la vita 7 persone e prima ancora quella della strage avvenuta  a Firenze il 16 febbraio, con il crollo del cantiere della EsseLunga e in cui erano a loro volta morti 5 operai, che le cronache dei giornali si riempiono nuovamente della notizia di un’ennesima tragedia, avvenuta il 6 maggio a Casteldaccia in Provincia di Palermo. E che ha visto morire 5 operai, per le esalazioni provenienti dalle vasche di sollevamento della rete fognaria, in cui gli operai si  erano  calati durante lo svolgimento del loro lavoro di manutenzione della rete stessa3.

Perché oramai le singole morti sul lavoro, in media 3 al giorno in Italia, non fanno più notizia. Solo numeri così elevati, come quelli delle stragi citate, sollevano ondate di indignazione nell’opinione pubblica e solo in questi casi ci si interroga sulle cause, derubricate troppo spesso nei casi di singolo decesso come fatalità, con la colpevole complicità degli organi di informazione mainstream.

Ma le morti sul lavoro non sono mai l’esito di fatalità. Piuttosto l’inevitabile conseguenza della corsa al massimo profitto a cui sacrificare senza problemi dell’elemento benessere, salute e sicurezza sui posti di lavoro.

In questo quadro emerge chiaramente anche la corresponsabilità delle istituzioni che aiuta a chiarire, se ce ne fosse ancora bisogno, la non neutralità di un stato costruito ad uso e consumi delle imprese e in cui anche le società partecipate, gestite con logiche privatistiche, non si discostano dall’operato degli attori privati.

Responsabilità delle istituzioni

Nello scenario italiano le istituzioni

  1.  si sono rese complici di questi bollettini di guerra; a partire dalle riforme relative al sistema pensionistico.  I dati consolidati relativi all’annualità 2022 rilevano che quasi il 61% dei casi di decesso riguarda la classe 45-64 anni, un terzo dei quali 55-59enni4;
  2. Si sono rese complici in quanto lo stato consente l’infernale meccanismo degli appalti e dei subappalti anche in campo pubblico; In tema di appalti pubblici il Decreto legge n. 77/2021 ha stabilito che, a partire dal 1 novembre 2021, il divieto generalizzato del subappalto oltre il limite del 30% non sia più operativo5. Tutto questo ha conseguenze drammatiche, sia sotto il profilo contrattuale, che sotto il profilo della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro. Per aggiudicarsi la commessa le ditte che partecipano alle gare d’appalto tendono ad abbassare il costo del lavoro, applicando condizioni economiche peggiorative ai propri dipendenti. In altre parole i salari degli operai subiscono continue  flessioni, venendo applicati contratti di categoria e condizioni contrattuali peggiorativi. Inoltre i costi della sicurezza, che vanno calcolati separatamente  nell’offerta presentata dalla ditta, non corrispondono alla realtà dei fatti. Nei costi della sicurezza vengono ad esempio calcolati i Dispositivi di Protezione Individuale (DPI) che sono comprensivi delle scarpe antinfortunistiche, dei caschi di protezione, delle imbracature, delle maschere di protezione. Gli operai morti nella strage di Casteldaccia non erano muniti di maschere che li avrebbero protetti dalle esalazioni che li hanno invece uccisi. Inoltre, insieme ai materiali e strumenti di protezione, le aziende devono investire nella formazione e nella corretta informazione dei propri dipendenti, in relazione ai rischi connessi alla loro attività lavorativa. Tutto questo rimane lettera morta troppo spesso. Vengono impiegati lavoratori non formati e privi delle più elementari cognizioni relative alla prevenzione e alla protezione sui luoghi di lavoro. Per assicurare il rispetto dei tempi di esecuzione richiesti dal contratto, vengono inoltre omessi i più elementari presidi di sicurezza, compreso il rispetto di determinati protocolli, che se eseguiti correttamente, ridurrebbero al minimo i rischi residui.  È il caso della strage di Brandizzo in cui il 30 agosto 2023 morivano 5 operai addetti alla manutenzione della rete ferroviaria italiana, dove è emerso chiaramente che lavorare senza autorizzazione era la prassi;
  3. altro tema è costituito dal ricorso sistematico alla manutenzione straordinaria. Durante le indagini condotte a seguito della strage di Suviana è emerso che i lavori che si stavano eseguendo sulla centrale idroelettrica erano di carattere straordinario. L’azienda pubblica invece che investire nella manutenzione preventiva preferisce appaltare all’esterno i servizi di manutenzione straordinaria, facendo incassare ai privati somme ingenti e aumentando i rischi relativi allo svolgimento del lavoro, compiuto in emergenza. Fatto che aumenta esponenzialmente l’esposizione degli operai a rischi legati alla sicurezza e salute sul lavoro.

Appalti privati

In merito agli appalti privati le cose non migliorano di certo. Quella della strage di Firenze avvenuta nel cantiere della EsseLunga ne costituisce un plastico esempio: oltre al fatto che il “massimo ribasso” costituisce il criterio dell’aggiudicazione delle gare d’appalto, in questo caso la ditta appaltatrice del cantiere dell’Esselunga di Firenze, la Aep (Attività edilizie pavesi) è la stessa che ha costruito il supermercato di San Benigno a Genova dove, nel corso del 2023. si erano verificati i diversi incidenti, due di una gravità tale da determinare il sequestro da parte della Procura6.  Emergono costantemente casi in cui la manodopera impiegata lavora in nero, priva di ogni cognizione sui rischi legati all’attività lavorativa. A questo proposito lo stato borghese dimostra di non adoperarsi nemmeno nella repressione di questo fenomeno. Prova ne sia che il numero degli ispettori del lavoro, incaricati di sorvegliare sui cantieri in Italia ammonta a circa a 4000 unità7. Cifre risibili. E comunque le Ispezioni nei cantieri durante il 2023 hanno constatato un tasso di irregolarità che si attesta sul 76%8. Sono state effettuate 92mila ispezioni: nelle imprese coinvolte nei lavori collegati al Superbonus il tasso di irregolarità è dell’85.2%.

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Fonte: L'Ordine Nuovo

Autore: redazione

Licenza: Licenza Creative Commons
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Articolo tratto interamente da 
L'Ordine Nuovo

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