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martedì 30 settembre 2025

Uniti nella solidarietà con la Global Sumud Flotilla


La Global Sumud Flottilla, nelle prossime ore, affronterà il blocco navale israeliano davanti alle coste palestinesi, difendendo i diritti di un popolo che da troppo tempo vive privato della libertà, della dignità e delle risorse essenziali per sopravvivere.

Quel blocco, condannato dal diritto internazionale è una ferita aperta che colpisce ogni giorno famiglie, bambini, anziani.

Se la missione dovesse essere attaccata, sarebbe un atto gravissimo. Non solo una violazione dei diritti umani, ma anche una vera dichiarazione di guerra al mondo intero. La Global Sumud Flottilla non porta armi, ma coscienze sveglie e cuori aperti. È resistenza non violenta, è voce di chi non vuole più essere ignorato.

Siamo accanto a chi partecipa, con tutto il nostro cuore. Vi chiedo di unirvi, di far sentire la vostra voce, di condividere questo messaggio. Perché la giustizia non ha confini, e la libertà di un popolo riguarda tutti noi. Non lasciamo che il silenzio diventi complice dell’ingiustizia. Alziamoci, insieme.


"Non possiamo aspettarci nulla dai governi; la lotta per la Palestina è una questione che riguarda il popolo."



Articolo da Rebelión

Questo articolo è stato tradotto automaticamente. La traduzione rende il senso dell’articolo, tuttavia consigliamo di leggere il testo originale su Rebelión

Attacchi con droni, esplosioni e interferenze nelle comunicazioni sono alcuni degli attacchi segnalati il ​​24 settembre dalla Sumud Global Flotilla, composta da oltre 500 volontari civili, al largo delle coste greche. Gli attivisti descrivono gli incidenti come "operazioni psicologiche" e intimidazioni, volte a ostacolare il viaggio della flottiglia umanitaria verso Gaza. L'obiettivo degli attivisti è quello di rompere il blocco della Striscia imposto dallo Stato di Israele.

Si dà il caso che Israele abbia sistematicamente violato le risoluzioni delle Nazioni Unite riguardanti la Palestina; ad esempio, la risoluzione 242 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite (novembre 1967), che imponeva il ritiro dell'esercito israeliano dai territori occupati durante la Guerra dei sei giorni (tra cui Gaza e la Cisgiordania, compresa Gerusalemme Est).

"Non possiamo aspettarci nulla dai governi. La lotta per la Palestina è una questione che riguarda il popolo. La cosa principale ora è fermare il massacro e garantire che gli aiuti umanitari entrino a Gaza. Stiamo assistendo a un genocidio trasmesso in televisione", afferma Teresa Pantoja, attivista e membro del Partito Comunista dei Popoli di Spagna (PCPE).

Il membro del Movimento Statale di Solidarietà con Cuba ha rilasciato queste dichiarazioni durante un evento tenutosi il 20 settembre presso la sede dell'Intersindacale Valenciano, intitolato "Da Marx a Gaza. Solidarietà o barbarie ".

L'evento pubblico è stato organizzato dal PCPE (Partito Comunista Spagnolo) e dalla Gioventù Comunista dei Popoli di Spagna (JCPE), in collaborazione con BDS-País Valencià; l'Interunione Valenciana; Voces X Palestina (Voci per la Palestina); la Gioventù Palestinese Al-Yudur; e il Comitato Rivoluzionario Valenciano.

È in atto un genocidio a Gaza dal 7 ottobre 2023? Teresa Pantoja ricorda che, a metà settembre, la Relatrice speciale delle Nazioni Unite sui Territori Palestinesi Occupati, Francesca Albanese, ha stimato che il numero delle vittime palestinesi nella Striscia potrebbe raggiungere le 680.000 unità (dieci volte superiore alla cifra comunemente citata); oltre il 75% sono donne e bambini.

All'evento di Valencia, l'attivista internazionalista ha fatto riferimento a precedenti massacri, come quello perpetrato da membri della Falange libanese e dall'esercito israeliano in due campi profughi a Beirut, Sabra e Shatila, nel settembre 1982. Diverse migliaia di civili palestinesi morirono; a dicembre, l'Assemblea generale delle Nazioni Unite ha dichiarato quegli eventi un genocidio .

Come si costruisce un genocidio? Oltre agli omicidi di civili di Gaza, la conferenza ha sottolineato l'importanza della distruzione degli ospedali (l'OMS ha lanciato l'allarme a metà settembre, affermando che gli ospedali di Gaza City erano "sull'orlo del collasso" a causa dei bombardamenti israeliani).

Un obiettivo parallelo dello Stato di Israele è "colpire i medici", sottolinea Teresa Pantoja. Ad esempio, il 16 settembre, Hussein Alnajjar, un infermiere di Medici Senza Frontiere (MSF), è morto per le ferite da schegge. Tredici operatori umanitari di questa ONG sono stati uccisi dall'inizio del genocidio a Gaza.

A questo si aggiungono gli attacchi ai giornalisti, "coloro che possono denunciare ciò che accade". Così, secondo il Comitato per la protezione dei giornalisti (CPJ), lo Stato di Israele ha eliminato più di 200 giornalisti palestinesi dall'ottobre 2023; l'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani ha aumentato la cifra a 247 alla fine di agosto.

Forse ciò che sta accadendo a Gaza potrebbe essere riassunto dalla dichiarazione di carestia delle Nazioni Unite , emessa il 22 agosto; all'epoca si stimava che più di 500.000 abitanti di Gaza fossero rimasti "intrappolati" nella fame e nella miseria; "questa è una carestia causata da Israele", ha dichiarato l'ONU.

La società civile si sta mobilitando in risposta a questa situazione. In Spagna, l'attivista comunista cita il "grande esempio" delle proteste – soprattutto a Madrid – durante la Vuelta a España del 2025. Quasi 100.000 persone hanno manifestato a sostegno della Palestina (una cifra della Delegazione del Governo), impedendo alla tappa di concludersi nella capitale spagnola. Il governo socialista ha schierato 1.100 agenti della polizia nazionale e 400 guardie civili.

"Sopporteremo repressione ogni volta che proveremo a cambiare qualcosa. La lotta palestinese contro il colonialismo è la lotta di tutti i popoli oggi; attualmente, il grande progetto del sionismo è la costruzione del Grande Israele con il sostegno degli Stati Uniti", afferma Teresa Pantoja presso la sede dell'Intersindical di Valencia.

L'attivista era una delle 170 persone arrestate in Egitto il 12 giugno che intendevano partecipare alla Marcia Globale verso Gaza . Arrestata nelle prime ore del mattino al Cairo, le sono stati confiscati il ​​passaporto e il telefono, lasciandola in stato di incommunicado. In alcuni casi, gli arresti sono avvenuti in hotel della capitale egiziana, seguiti dalle espulsioni nei rispettivi paesi di origine.

La marcia globale verso Gaza ha riunito al Cairo 3.000 attivisti provenienti da 50 paesi per una mobilitazione che avrebbe dovuto iniziare il 13 giugno. L' obiettivo della marcia era raggiungere Rafah, una città palestinese al confine con l'Egitto e parte fondamentale del blocco israeliano degli aiuti umanitari a Gaza.

Negli ultimi due mesi, gli organizzatori dell'iniziativa hanno collaborato, tra gli altri partner, con le ambasciate egiziane in Europa, Stati Uniti, Messico, Canada e Turchia per richiedere i permessi e fornire alle autorità informazioni su ogni fase.

Ma lo Stato egiziano rispose con la repressione: vennero catturati partecipanti provenienti da paesi come Algeria, Tunisia, Germania, Marocco, Australia, Francia e Turchia, mentre cercavano – pacificamente – di chiedere la fine del blocco e della crisi umanitaria nella Striscia.

La Marcia su Gaza è nata come un movimento globale, civico, indipendente e di base, al di fuori delle ONG o dei partiti politici; "non c'è bisogno di essere un esperto o un attivista", hanno dichiarato.

In una dichiarazione del 13 giugno sull'arresto di Teresa Pantoja da parte dei servizi segreti egiziani , il sindacato di classe Alternative (ASC) ha sottolineato come "coloro che sono solidali con altri paesi, in particolare quelli provenienti da Libia, Tunisia, Algeria e Marocco, sono stati direttamente deportati, maltrattati e umiliati"; ha inoltre sottolineato "la solidarietà dimostrata dal popolo egiziano nei confronti dei manifestanti che sostengono lo slogan Palestina libera". 

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Fonte: Rebelión

Autore: Enric Llopis

Articolo tratto interamente da Rebelión


Capitalismo genocida: dal "destino manifesto" a Gaza



Articolo da Al-Akhbar

Questo articolo è stato tradotto automaticamente. La traduzione rende il senso dell’articolo, tuttavia consigliamo di leggere il testo originale su Al-Akhbar

Per comprendere l'attuale sostegno americano alla guerra di sterminio sionista contro il popolo palestinese a Gaza è necessario tornare alle fondamenta stesse degli Stati Uniti. I progetti coloniali americano e sionista non solo si assomigliano, ma a volte si sovrappongono completamente. Ricordarlo è essenziale per qualsiasi quadro di analisi chiaro.

"Il nostro destino manifesto è quello di estenderci sul continente assegnato dalla Provvidenza per il libero sviluppo dei nostri milioni di persone che si moltiplicano ogni anno". Queste parole furono scritte da John O'Sullivan, in seguito diplomatico, nel suo articolo "Annessione", pubblicato nel numero di luglio/agosto 1845 di United States Magazine e Democratic Review. Da quel momento, la frase si diffuse ampiamente, consolidando il mito secondo cui Dio aveva scelto i coloni europei protestanti bianchi per impadronirsi di una terra presumibilmente "vuota", coltivarla e stabilire ciò che O'Sullivan descrisse come dignità morale e salvezza umana sulla terra.

Dall'inizio della guerra di sterminio sionista a Gaza nell'ottobre 2023, il governo di Benjamin Netanyahu si è affrettato a emettere obbligazioni sovrane a un ritmo accelerato per coprire le spese di guerra. Tuttavia, queste obbligazioni non avrebbero potuto raggiungere i mercati globali senza la sottoscrizione di sette importanti banche d'investimento, per lo più statunitensi, incaricate di commercializzarle e attrarre investitori. Tra queste istituzioni figurano Goldman Sachs, Bank of America, Deutsche Bank, BNP Paribas, Citigroup, Barclays e JPMorgan Chase.

Tra ottobre 2023 e gennaio 2025, queste istituzioni hanno aiutato l'entità israeliana a raccogliere quasi 19,4 miliardi di dollari, con la sola Goldman Sachs che ne ha sottoscritti oltre 7 miliardi. I gestori patrimoniali acquistano queste obbligazioni per i propri fondi e per i clienti, inclusi fondi pensione, compagnie assicurative e altri. In altre parole, potresti essere un cittadino statunitense che sostiene la causa palestinese, manifestando contro la guerra, mentre i tuoi risparmi pensionistici finanziano contemporaneamente il genocidio sionista a Gaza. Il giurista sionista americano Louis Brandeis ha catturato questo paradosso nel suo libro "I soldi degli altri e come li usano i banchieri" (scritto prima di entrare nella Corte Suprema): "Controllano il popolo attraverso il denaro del popolo".

Gli storici sottolineano che l'America ha attraversato diverse fasi di colonizzazione europea, a partire dall'arrivo di Cristoforo Colombo alla fine del XV secolo. Nel corso di quattro secoli, i coloni protestanti bianchi presero gradualmente il controllo della costa orientale, del Sud e di parte del Midwest, meno della metà degli odierni Stati Uniti. Ma nel 1803, quando il governo statunitense acquistò il Territorio della Louisiana dalla Francia per 15 milioni di dollari, la superficie terrestre della nazione raddoppiò, coprendo quindici futuri stati e raggiungendo i due terzi delle sue dimensioni attuali. Ciò alimentò l'appetito dei coloni desiderosi di spingersi verso ovest, oltre il fiume Mississippi, verso terre che credevano fossero state loro concesse da Dio.

La sfortuna colpì il Messico nel 1848. Appena una settimana prima della firma del Trattato di Guadalupe Hidalgo, che pose fine alla guerra tra Stati Uniti e Messico durata due anni (1846-1848) e costrinse il Messico a cedere l'Alta California, James Marshall scoprì l'oro lungo il fiume American a Coloma, nella California nord-orientale.

La scoperta diede inizio alla Corsa all'Oro, scatenando una massiccia migrazione verso ovest. Tra il 1848 e il 1855, centinaia di migliaia di coloni si riversarono in California, ignorando i diritti e le risorse delle popolazioni indigene. Spinti dal sogno di una ricchezza immediata, i cercatori devastarono fiumi e valli essenziali per tribù come gli Yuki e i Maidu. Dal vasto territorio californiano emersero gli stati dell'Arizona, dello Utah, del Colorado e del Nevada, mentre i restanti formarono l'odierna California.

Nel 1850, quando furono istituite le autorità statali, la popolazione bianca era già aumentata vertiginosamente da circa 1.000 unità nel 1848 a 100.000. Nel 1854, circa 300.000 coloni erano arrivati ​​dagli Stati Uniti orientali e meridionali, dalle Hawaii, dalla Cina, dall'Impero Ottomano e dall'America Latina (sebbene la maggioranza fosse composta da americani bianchi). Per assicurarsi il controllo di terre e risorse, i coloni organizzarono milizie armate che attaccarono i villaggi indigeni, sfociando in massacri sistematici apertamente sanzionati dal nuovo governo statale della California.

Il primo governatore della California, Peter Burnett, espresse esplicitamente la sua posizione nel suo discorso sullo stato dell'arte del 6 gennaio 1851: "Una guerra di sterminio continuerà a essere combattuta tra le razze finché la razza indiana non si estinguerà". I documenti ne mostrano le conseguenze catastrofiche. La popolazione indigena della California precipitò da circa 150.000 persone nel 1848 a circa 30.000 nel 1870.

Le infrastrutture erano fondamentali per l'espansione dei coloni. Poiché la maggior parte delle migrazioni della Corsa all'oro era avvenuta via mare, la costruzione di una ferrovia transcontinentale divenne essenziale per sostenere le migrazioni e i flussi di capitali. A partire dal 1862, il progetto fu ampiamente sovvenzionato attraverso obbligazioni federali e ingenti concessioni di terreni, per lo più indigeni, a società come Union Pacific e Central Pacific. Le ferrovie consentirono ulteriori espropri di terreni e la distruzione di risorse, accelerando il quasi sterminio delle mandrie di bisonti da cui molte tribù dipendevano per la sopravvivenza. Divennero la spina dorsale di un ordine coloniale di coloni che impose un genocidio sia culturale che fisico.

La Central Pacific Railroad, in particolare, era controllata dai cosiddetti "Big Four" della finanza: Leland Stanford, Collis P. Huntington, Charles Crocker e Mark Hopkins. Dopo aver tratto profitto dal commercio al dettaglio e dalla speculazione durante la corsa all'oro, trasformarono i sussidi federali in enormi fortune private. Per loro, la presenza di nativi lungo le tratte ferroviarie non era altro che un "rischio" da eliminare in nome del profitto.

Le loro aziende assumevano cacciatori professionisti per massacrare mandrie di bufali, non solo per sfamare i lavoratori delle ferrovie, ma anche per affamare le tribù native e costringerle a migrare. Facevano anche affidamento sull'intervento militare; l'esercito americano proteggeva spesso la costruzione delle ferrovie, scatenando ulteriore terrore e massacri contro i nativi. Per questi finanziatori, l'espansione verso ovest era un'impresa commerciale e le vite indigene erano solo ostacoli al profitto.

I finanziatori che finanziano l'attuale genocidio a Gaza sono eredi diretti di coloro che finanziarono la pulizia etnica della popolazione locale della California nel diciannovesimo secolo. All'epoca, le banche di Wall Street e le compagnie ferroviarie accumularono ricchezza attraverso lo sradicamento e il massacro delle comunità native che chiamavano "indiani rossi". Oggi, le banche e le istituzioni finanziarie statunitensi stanno ripetendo lo stesso processo finanziando il genocidio israeliano dei palestinesi a Gaza.

L'essenza del capitalismo genocida non è cambiata. Il capitale prospera sulla sottomissione dei popoli, trasformando le guerre di sterminio in opportunità di investimento e profitto.

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Fonte: Al-Akhbar

Autore: Ali Hassan Mourad

Licenza: This work is licensed under Creative Commons Attribution 4.0 International

Articolo tratto interamente da Al-Akhbar


Non esiste una razza superiore, né un popolo eletto da Dio...

Gustavo Petro in 2025


"Non esiste una razza superiore, né un popolo eletto da Dio. Non sono né gli Stati Uniti né Israele: il popolo eletto da Dio è l'intera umanità."

Gustavo Petro

Photo credit Fotografía oficial de la Presidencia de Colombia, Public domain, via Wikimedia Commons


Proverbio del giorno

 


Non c'è peggior cieco di chi non vuol vedere.


La perfezione non esiste...

Monica Bellucci à la Mostra del Cinema (Venise) (29758772171)

"La perfezione non esiste, e se esistesse la troverei tanto noiosa. Un corpo magro è bello, certo, ma chi l’ha detto che non possa esserlo anche uno più rotondo, con le bracciotte e i seni grandi? È la fiducia in te stessa che conta: se ti senti bene, allora tutto sembra bello."

Monica Bellucci

Photo credit Jean-Pierre Dalbéra from Paris, France, CC BY 2.0, via Wikimedia Commons


Ti darei gli occhi miei...



Ti darei gli occhi miei,

per vedere ciò che non vedi.

L’energia, l’allegria,

per strapparti ancora sorrisi.

Dirti si, sempre si,

e riuscire a farti volare,

dove vuoi, dove sai,

senza più quei pesi sul cuore.

Renato Zero

Tratto dal brano Nei giardini che nessuno sa di Renato Zero


Inquadrato a mezzo busto...

Altan-2

"Inquadrato a mezzo busto sta parlando da dietro un tavolo con dei microfoni (è alla Tv?). Ha i capelli a forma di bernoccolo frastagliato, il viso pieno di rughe, l'espressione repellente, la lingua penzolante, il naso, oblungo e terminante a virgola, rattrappito. Con le dita sottili (per essere più pronto alla presa?) esorta gli elettori: «Sono corrotto, incapace? C'è un solo modo di scoprirlo: rieleggetemi». È una fulminante tavola del secondo libro di Altan, Animo, Cipputi – significativamente proposto in una collana di saggi – volta a sintetizzare una figura politica divenuta in questi ultimi anni fin troppo familiare agli italiani: il ministro manovriero, cadreghino e bustarellaro."

Francesco Tullio Altan

Photo credit user:.mau. Maurizio Codogno, CC BY 4.0, da Wikimedia Commons


Ho giurato...



"Ho giurato di non stare mai in silenzio, in qualunque luogo e in qualunque situazione in cui degli esseri umani siano costretti a subire sofferenze e umiliazioni. Dobbiamo sempre schierarci. La neutralità favorisce l’oppressore, mai la vittima. Il silenzio aiuta il carnefice, mai il torturato."

Elie Wiesel


Ricorda, la vita è breve

 


"Ricorda, la vita è breve, infrangi le regole (sono state fatte per essere infrante), perdona in fretta, bacia lentamente, ama veramente, ridi in modo incontrollabile e non rimpiangere mai nulla di ciò che ti fa sorridere. Le nuvole sono rivestite d'argento e il bicchiere è mezzo pieno (anche se le risposte non si troveranno sul fondo), non preoccuparti delle piccole cose, sei quello che sei destinato ad essere, balla come se nessuno ti stesse guardando, ama come se fosse tutto ciò che sai, sogna come se vivessi per sempre, vivi come se dovessi morire oggi."

James Dean

Il cervello

"Il cervello può accettare consigli, ma non il cuore, e l'amore, non avendo geografia, non conosce confini: pesa e affonda in profondità, non importa, salirà e troverà la superficie: e perché no? Ogni amore è naturale e bello se è nella natura di una persona; solo gli ipocriti riterrebbero un uomo responsabile di ciò che ama, gli analfabeti emotivi e coloro che, nella loro agitata preoccupazione, scambiano così spesso la freccia che punta al cielo per quella che conduce all'inferno."

Truman Capote

lunedì 29 settembre 2025

Espressioni (scrittura, poesie e racconti con arte di Pia R. Scalzullo): Siena I parte



Angolo curato e gestito da Pia Rita Scalzullo

"Tra le tante cose che questa mia estate mi ha donato, ho avuto modo di visitare uno dei luoghi artistici da me più amati, 

SIENA. 

Una città speciale che mi ha emozionata tantissimo.

Ha una storia affascinante, con lotte e continue sfide tra ghibellini e guelfi, e tanto altro. 
Ma gli eventi li conosciamo tutti e chi non è informato, forse, sarebbe il caso che andasse a curiosare nel web e ovunque. 

In pochi giorni, sono riuscita a viverla sotto diversi aspetti, sia culturalmente che socialmente.

Ma andiamo con ordine. 

Arrivata in serata, non ho resistito e, nonostante la stanchezza del viaggio, mi sono subito inoltrata nei vicoli medievali della città. 
Non mi sono volutamente informata in precedenza su cosa mi sarei trovata davanti e così, in avanscoperta, ho percorso una delle strade più caratteristiche che abbia mai visto: un percorso di negozi, ormai chiusi vista l'ora, e una serie di locali, tra ristoranti, cantinette e pizzerie di ogni tipo e desiderio. 
Tra salite e discese, mi trovo davanti a una meraviglia: la più antica, se non erro, banca esistente in Italia, 
il Monte dei Paschi di Siena. 

Non avendo mangiato nulla, ne ho approfittato per assaporare una pizza al volo, molto buona. 

Poi, continuando lungo il percorso, mi sono trovata davanti a una marea di gente che, approfittando della musica suonata da un palco allestito ad hoc, ballava in modo pacato, bevendo e chiacchierando. 

Il tutto era organizzato proprio davanti a Porta Camollia, lungo le mura antiche della città, situata nella Contrada Sovrana dell'Istrice. È praticamente la prima tra le Porte, quella che, secondo la leggenda, ha visto nascere Siena. Il condottiero Camullio, nel VII secolo a.C., fu inviato da Romolo per catturare i nipoti Senio e Ascanio e proprio qui insediò il proprio accampamento. 
Fu la prima entrata difensiva più protetta dell'antica città. 
L'iscrizione riporta questa frase in latino: 
'Cor magis tibi Siena pandit' 
e cioè: 
'Siena ti apre un cuore più grande (della porta che stai attraversando)'. 

Continuando, vi assicuro che le persone erano tantissime, ma non c'era il minimo caos; anzi, tutto era ben moderato e pieno di vita. Ovviamente anche noi abbiamo approfittato. C'era persino chi si divertiva con piste improvvisate di cartone, dove si facevano correre palline con alcuni nomi delle casate del famoso Palio (in totale sono 17) e, se non erro, si scommetteva su quale arrivasse prima. 
Nei vicoli, i locali avevano sbocchi esterni dove si gustava vino in piedi o seduti, da soli o in gruppi, anche qui con musica all'aperto, tutto molto caratteristico. 

Ho praticamente vissuto la loro socialità in modo diretto e mi è piaciuto tantissimo. 
Il giorno seguente, dopo una bella dormita, uscendo alla luce del sole (la giornata è stata a dir poco meravigliosa), abbiamo percorso le strade in modo diverso. 
Ogni vicolo aveva la bandiera corrispondente alla propria casata. 

Continua... " 

SE VOLETE LEGGERE TUTTO, TROVATE L'ARTICOLO INTERO SU: 

@Pia Rita Scalzullo


Questo post, fa parte dell'iniziativa gli angoli. Se anche tu, vuoi avere uno spazio fisso in questo blog, clicca qui.

Photo credit @Pia Rita Scalzullo Immagine privata inviata dall'autrice per la pubblicazione di questo post.


Milioni di uomini si muovono sulla terra...

 


"Milioni di uomini si muovono sulla terra, soffrono e se ne vanno senza lasciare traccia, predestinati a non capire mai la verità. Vivono nel pensiero altrui, cercano la parola bella e pronta e l'esempio pronto, s'aggrappano all'idea suggerita. Gridano che hanno dietro a sé le autorità, che l'Europa è per loro. Fischiano coloro che non sono con loro d'accordo e tutti coloro che disprezzano i pensieri servili e che credono sia bene l'indipendenza propria e quella del loro popolo. Ebbene, in realtà queste masse d'uomini che gridano sono predestinate a servire soltanto come mezzo indiretto. Ogni tanto un singolo uomo s'avvicina in qualche modo alla verità o ne ha almeno l'intuizione Sono appunto questi individui unici, che poi tirano tutti gli altri dietro a sé, s'impadroniscono del movimento, fanno nascere l'idea e la lasciano in eredità a queste masse irrequiete di uomini. Tali individui ci sono anche fra noi." 

Fëdor Dostoevskij


Comunicazione di servizio


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Non chiedete alla mente il permesso di essere felici


"La sindrome di “aspettare per incominciare a vivere” è una delle illusioni più comuni dello stato inconscio. L’espansione e i cambiamenti positivi, d’altro canto, è più probabile che entrino nella vostra vita se potete già gioire di ciò che state facendo, invece di aspettare qualche cambiamento per poter incominciare a gioire di ciò che fate. Non chiedete alla mente il permesso di essere felici."

Eckhart Tolle


Settembre di Luigi Pirandello

 
Settembre

Le speranze se ne vanno
come rondini a fin d ’anno:
torneranno?
Nel mio cor vedovi e fidi
stanno ancora appesi i nidi
che di gridi
già sonaron brevi e gaj:
vaghe rondini, se mai
con i raj
del mio Sole tornerete,
le casucce vostre liete
troverete.

Luigi Pirandello

Dipinto del giorno

 

Canestra di frutta di Caravaggio 


Strage di Marzabotto: per non dimenticare



L'eccidio di Monte Sole (più noto come strage di Marzabotto, dal maggiore dei comuni colpiti) fu un insieme di stragi compiute dalle truppe naziste in Italia tra il 29 settembre e il 5 ottobre 1944, nel territorio dei comuni di Marzabotto, Grizzana Morandi e Monzuno che comprendono le pendici di Monte Sole in provincia di Bologna.

La strage di Marzabotto è un crimine contro l'umanità e uno dei più gravi crimini di guerra contro la popolazione civile perpetrati dalle forze armate tedesche in Europa occidentale durante la seconda guerra mondiale.

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Video credit dade tux caricato su YouTube - licenza: Creative Commons


Che colpa ne ho


Che colpa ne ho se il cuore e uno zingaro e va

Catene non ha, il cuore e uno zingaro e va

Finché troverà, il prato piu verde che c'è

Raccoglierà le stelle su di se

E si fermerà chissà

E si fermerà.

Nicola Di Bari 

Tratto dal brano Il cuore è uno zingaro di Nicola Di Bari 


Ho sempre cambiato...


"Ho sempre cambiato colore di capelli e taglio. Questo spiazza, perché il pubblico non riconosce, tra mille, la sua beniamina. Ero un bersaglio mobile. Ho fatto una scelta non scientemente, mi piaceva fare queste cose e ho deciso questa strada che mi ha premiato veramente tanto: ho presentato Sanremo, ho cantato a Sanremo, ho presentato i quiz. Posso ritenermi soddisfatta."

Loretta Goggi

Il colore


"Il colore ha, nella vita moderna, un significato e una funzione che non aveva in passato. Sono convinto che tra poco il bianco e nero diventerà veramente materiale da museo."

Michelangelo Antonioni


Ho amato...


 

“Ho amato, pianto, impazzito di felicità. Ho vinto e ho perso”.

Anita Ekberg


La libertà



"La libertà è uno dei doni più preziosi dal cielo concesso agli uomini: i tesori tutti che si trovano in terra o che stanno ricoperti dal mare non le si possono agguagliare: e per la libertà, come per l’onore, si può avventurare la vita, quando per lo contrario la schiavitù è il peggior male che possa arrivare agli uomini."

Tratto da | Don Chisciotte della Mancia di Miguel de Cervantes

Siamo come libri...

 

"Siamo come libri. La maggior parte delle persone vede solo la nostra copertina, la minoranza legge solo l'introduzione, molte persone credono ai critici. Pochi conosceranno il nostro contenuto."

Émile Zola


domenica 28 settembre 2025

In momenti come questo...


"In momenti come questo c'è l'impulso di fare appello all'interesse personale. Dire "questi orrori che state permettendo che accadano, un giorno arriveranno alla vostra porta". Ripetere la famosa frase su "chi sono venuti a prendere per primi" e "chi verranno a prendere dopo". Ma questo appello, in realtà, non può funzionare. Se le persone ben servite da un sistema che tollera tale carneficina credessero davvero che la stessa carneficina potesse un giorno essere inflitta a loro, distruggerebbero il sistema domani stesso. E comunque, quando una cosa del genere accadrà, il resto di noi sarà già morto. No, non c'è niente di terribile che vi accadrà in un futuro lontano. Ma sappiate che una cosa terribile vi sta succedendo ora. Vi viene chiesto di uccidere una parte di voi che altrimenti griderebbe contro l'ingiustizia. Vi viene chiesto di smantellare i meccanismi di una coscienza funzionante. Chi se ne importa se l'opportunismo diplomatico preferisce che ignoriate la vista di bambini smembrati? Chi se ne importa se la grande distanza dal centro insanguinato permette L'oblio? Dimentica la pietà. Dimentica persino i morti, se proprio devi. Ma almeno combatti contro il furto della tua anima."

Omar El Akkad


Al 23 settembre 2025, 157 dei 193 stati membri delle Nazioni Unite hanno riconosciuto lo Stato della Palestina



Articolo da Info Cooperazione

Ieri l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite a New York è stata teatro di un evento storico e simbolico: molti Paesi hanno ufficializzato il riconoscimento dello Stato di Palestina. Regno Unito, Canada, Australia, Portogallo, Francia e altri hanno scelto di aderire a un riconoscimento finora prevalentemente appannaggio di Stati arabi, africani e latinoamericani. Ad oggi, su 193 Stati membri delle Nazioni Unite, 152 Paesi riconoscono formalmente la Palestina come Stato sovrano e indipendente, includendo il Vaticano e alcuni territori in via di riconoscimento. Questo ammonta a poco più del 78% dei membri ONU.

Il primo riconoscimento risale al 1988, quando Yasser Arafat, allora leader dell’OLP, annunciò unilateralmente l’indipendenza palestinese. Da allora, è seguito un crescente numero di adesioni, specialmente da parte di paesi del Medio Oriente, Africa, Asia e America Latina. Negli ultimi anni, però, il riconoscimento da parte di Stati occidentali è stato più limitato, per via soprattutto delle pressioni geopolitiche degli Stati Uniti e di Israele.

L’ONU ha riconosciuto ufficialmente la Palestina come Stato non membro con status di osservatore permanente il 29 novembre 2012, con la risoluzione 67/19 dell’Assemblea generale. Questo riconoscimento, votato con 138 sì, ha aggiornato lo status della Palestina da “entità osservatrice” a “Stato osservatore non membro”, permettendole un ruolo diplomatico più formale all’interno delle Nazioni Unite, equiparabile a quello della Santa Sede.

Nel 2014, la Svezia fu il primo Paese europeo occidentale a riconoscere la Palestina. Il massacro in atto a Gaza ha recentemente convinto anche Norvegia, Spagna, Irlanda, Slovenia, Regno Unito, Canada, Australia e Portogallo, Francia, Belgio, Lussemburgo, Malta e altri.

Il riconoscimento dello Stato di Palestina non è solo un gesto simbolico, ma ha importanti implicazioni politiche e diplomatiche:

  • Rafforza la legittimità internazionale della Palestina come soggetto sovrano, di fronte alla comunità globale;
  • Rivendica il diritto all’autodeterminazione e al governo autonomo di un popolo finora sotto occupazione militare e amministrativa;
  • Offre una spinta agli sforzi diplomatici per una soluzione a due Stati al conflitto israelo-palestinese;
  • Indirizza una pressione politica su Israele affinché accetti negoziati seri basati su coesistenza e diritti condivisi;
  • Sposta l’asse geopolitico, chiamando a una revisione delle alleanze tradizionali, specie in Europa e nel G7.

Questa dinamica si colloca all’interno del più ampio contesto di crescente tensione in Medio Oriente, aggravata dalla guerra a Gaza e dal protrarsi della crisi ucraina, che stanno modificano l’equilibrio di influenze globali e locali.

I Paesi che non riconoscono la Palestina

Non tutti gli Stati hanno aderito a questo processo. Tra i principali oppositori vi sono:

  • Gli Stati Uniti, storici alleati di Israele;
  • Paesi europei come Germania, Italia, Olanda, Austria e Grecia;
  • Alcuni Stati del Pacifico e America Latina;
  • Alcuni Paesi che scelgono l’astensione o la neutralità diplomatica.

La posizione dell’Italia

Fino ad oggi, l’Italia ha mantenuto una posizione molto cauta, in linea con la sua tradizione diplomatica che privilegia una soluzione negoziata tra Israele e Palestina. La posizione ufficiale italiana, come espresso da diversi Governi e dal Ministero degli Esteri, sostiene la soluzione a due Stati, seguendo le risoluzioni Onu e gli accordi internazionali. Il governo Meloni ha evitato in ogni modo il dibattito sul riconoscimento della Palestina e sulle sanzioni a Israele per mantenere un forte allineamento con gli Stati Uniti e la Germania.

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L'Italia è campione del mondo di volley



Articolo da Agenzia DIRE

Donne, uomini: unico dominio. La Nazionale maschile è Campione del mondo per la seconda volta consecutiva. L'8 ottobre tutti da Mattarella

ROMA – Italia mondiale. Straordinario bis d’oro per gli azzurri della pallavolo maschile, che si confermano campioni. Battuta 3-1 la Bulgaria (25-20, 25-17, 17-25, 25-10) nella finale della rassegna iridata disputata nelle Filippine. Per l’Italia è il quinto Mondiale della storia. Appena tre settimane fa l’Italia aveva vinto i Mondiali anche la Nazionale femminile, allenata da Julio Velasco.

Per gli azzurri si tratta del quinto titolo iridato dopo quelli ottenuti nel ’90, ’94, ’98 e 2022. L’Italia, inoltre, accorcia ulteriormente la distanza rispetto all’Urss che rimane l’unica squadra ad aver conquistato 6 volte i Mondiali tra il ’49 e l’82.


Quinto successo mondiale anche per il ct De Giorgi che ai tre da giocatore (’90-’98) aggiunge i due sulla panchina tricolore. Oggi, tra l’altro, De Giorgi ha raggiunto quota 100 vittorie sulla panchina azzurra. Nello staff azzurro aggiungono un titolo iridato dopo quelli vinti da giocatori anche gli ex compagni di squadra del ct, l’assistente allenatore Marco Meoni (iridato nel 1998) e Giacomo Giretto (1994), quest’ultimo al suo secondo oro consecutivo nel ruolo di team manager.


L’Italia diventa la seconda Nazionale ad aggiudicarsi il titolo nello stesso anno sia nel maschile sia nel femminile, cosa già riuscita all’Unione Sovietica nel 1952 e nel 1960. Per la Federazione Italiana Pallavolo la ‘doppietta’ non è una novità assoluta dato che era già accaduto nel 2021 ma nell’ambito dei Campionati Europei. La pallavolo diventa così l’unico sport di squadra italiano ad aver vinto nello stesso anno la rassegna iridata sia nel femminile sia nel maschile.


Tornando alla partita, l’Italia è scesa in campo con la formazione composta dalla diagonale Giannelli-Romanò, Michieletto e Bottolo i martelli, Anzani e Russo i centrali con Balaso libero. Bulgaria schierata invece con Simeon Nikolov in palleggio, Asparuhov opposto, Atanasov e Aleksandar Nikolov schiacciatori, Petkov e Grozdanov centrali, Kolev libero.

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Morta a Cuba il 25 settembre, l'attivista Assata Shakur



Articolo da Me-Ti 

È morta a Cuba, la terra dov’era in esilio da quasi cinquant’anni. Imprigionata per aver ucciso un agente di polizia durante uno scontro a fuoco – accusa che ha sempre respinto con fermezza –, giudicata da una giuria di soli bianchi, rinchiusa nella cella senza luce di un carcere maschile e sottoposta a violenze continue, dopo sei anni di detenzione, nel 1979 Assata Shakur riesce ad evadere grazie all’azione armata dell’organizzazione di cui faceva parte, la Black Liberation Army (BLA), costola del Black Panther Party, e ripara a Cuba, dove ottiene l’asilo politico.

La sua storia è molto nota alle persone che hanno militato nei primi anni 2000: Silvia Baraldini, che dopo anni di prigione negli USA ottenne di essere estradata e riuscì, anche grazie a un enorme movimento di sostegno, a ritornare in Italia proprio in quel periodo, era parte del commando che, senza versare una goccia di sangue, era riuscito a liberare Assata.

Come militanti di quella generazione abbiamo conosciuto Assata nell’intreccio di queste storie italiane, americane, cubane – e di molte altre, una fra tutte: era la madrina del rapper Tupac Shakur.

Per aver letto la bellissima autobiografia, che porta semplicemente il suo nome (e che forse potete trovare usata su qualche bancarella o in rete) o per aver visto il documentario sulla sua storia (che adesso trovate su YouTube).

Assata è stata parte della formazione di molte di noi, se avete mai letto qualcuna delle sue poesie potrete immaginare perché ci piaceva tanto: raccontava di donne-amazzoni, di donne-rinoceronte, di donne fiere e piene di cicatrici, scriveva: “dicono che sei pazza/perché non sei abbastanza pazza/ da inginocchiarti quando te lo dicono (…) Ti odiano mammina/ perché smascheri la loro pazzia e la loro crudeltà”.

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