mercoledì 31 gennaio 2024

Soffia, soffia, vento d’inverno di William Shakespeare



Soffia, soffia, vento d’inverno

Soffia, soffia, vento invernale
tu non sei così crudele
come l’ingratitudine dell’animo umano;
non è sì affilato il tuo dente
proprio perché nessuno t’ha visto,
anche se hai rude il respiro.
Ehi-oh, canta, ehi-oh al verde agrifoglio
se fingendo maggiore amicizia,
fu amorevole mera follia
allora, ehi-oh, agrifoglio!
Molto allegra è davver questa vita.
Raggela, raggela l’amaro tuo cielo
che non punge perché sì vicino,
giacché immemore d’ogni vantaggio
fai tu corrugare le acque,
la tua fitta non è tanto acuta
che un amico non la ricordò.
Ehi-oh, canta, ehi-oh al verde agrifoglio.
Se fingendo maggiore amicizia
fu amorevole mera follia,
allora, ehi-oh agrifoglio;
molto allegra è davver questa vita.

William Shakespeare


Il caso di Ilaria Salis



Articolo da Altrenotizie

Le immagini del tribunale di Budapest, con Ilaria Salis in ceppi e manette, come nemmeno il peggiore dei serial killer, offendono la dignità dell’imputata, la civiltà giuridica internazionale e mancano di rispetto all’Italia, Paese che con l’Ungheria condivide la presenza nell’Unione Europea e dunque l’adesione ai principi della giurisprudenza comunitaria.

Due sono gli aspetti da considerare nella vicenda giudiziaria, collocata per metà nell’assurdo giuridico e nell’assenza di equilibrio nell’operato della polizia giudiziaria e magistratura ungheresi, e l’altro di carattere normativo, afferente alle modalità della detenzione della professoressa italiana.

E’ bene dire subito che Ilaria Salis, professoressa milanese di 39 anni, è accusata di aver partecipato, insieme ad altri, alle contestazioni che vi furono contro un’adunata nazista nel centro di Budapest dell’11 Febbraio, quando i nazi festeggiano l’attacco suicida della Wehrmacht e delle SS contro l’Armata Rossa Sovietica.

Ilaria venne arrestata ed oggi rischia 24 anni di carcere per un reato che dovrebbe essere derubricato come lesioni lievi, vista la ridicola entità della prognosi (5-8 giorni) di dimissione degli sfortunati nazi, che infatti non hanno sporto denuncia. Non c’è codice penale, ovunque nel mondo, che non misuri sull’entità dell’offesa arrecata l’imputazione ad essa relativa. Se una prognosi di 5-8 giorni, riscontrabile anche come conseguenza di un ceffone, dovesse vedere regolarmente l’imputazione di tentato omicidio, saremmo alla follia planetaria. Quella riferita alla vicenda di Ilaria è una relazione abnorme e dunque infondata tra reato e pena prevista, che si spiega solo con l’intenzione da parte della autorità ungheresi, particolarmente sensibili alle ragioni dei nazisti, di politicizzare detenzione e sentenza.

La sua detenzione, come denunciato dal padre e dai suoi amici, è vissuta in condizioni disumane e degradanti, in aperta violazione di tutte le norme sulla detenzione presenti nella giurisprudenza internazionale. Non solo né lei né il collegio di difesa hanno avuto accesso agli atti debitamente tradotti che mettono in condizioni di predisporre una difesa efficace e non rituale, ma le stesse condizioni della detenzione di Ilaria sono uno scandalo giuridico ed umanitario.

Il modello di detenzione riservato a Ilaria Salis rientra infatti nella fattispecie di reato propria della tortura e ciò proprio in forza del trattamento disumano e degradante che le viene arrecato. Il tutto in totale violazione dell’articolo 3 della CEDU (Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo), il trattato internazionale istituito dal Consiglio d'Europa nel 1950 per proteggere i diritti umani e le libertà fondamentali delle persone, dei diritti individuali del detenuto. Detto trattato, a cui l’Unione Europea (della quale l’Ungheria fa parte) ha aderito, difende i detenuti dalla tortura, dai trattamenti inumani o degradanti, dal lavoro forzato, dalla detenzione arbitraria e illegale, dagli abusi e dalla discriminazione.

E’ evidente che l’eventuale commutazione della pena dovrebbe essere scontata in Italia ma è altrettanto evidente di come solo una richiesta formale di estradizione da parte dell’Italia possa aprire il cammino al ritorno di Ilaria Salis. Richiesta che, fino ad adesso, non c’è stata e che senza il clamore che le immagini del processo stanno sollevando non sarebbe mai stata approntata. Il governo italiano, infatti, che con Orban ha rapporti strettissimi essendo uno dei partner politici prediletti oltre che amico personale di Giorgia Meloni, ha tentato fino a pochi giorni orsono di rimuovere la questione. Pesano evidentemente tanto l’amicizia con Orban come la militanza antifascista di Ilaria e il risultato è che la nostra ambasciata a Budapest ha brillato per la sua assenza.

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Fonte: Altrenotizie

Autore: 
Fabrizio Casari
Licenza: Creative Commons (non specificata la versione

Articolo tratto interamente da Altrenotizie.org 


Accadono davvero tante cose...



"Accadono davvero tante cose, a ogni angolo di strada, in ogni coda in attesa dell'autobus, in qualunque sala di aspetto di un ambulatorio, o in un caffè...Tanta di quella umanità attraversa ogni giorno il nostro campo visivo, mentre gran parte del tempo noi restiamo indifferenti, non ce ne accorgiamo neppure, vediamo ombre invece di persone in carne e ossa."

Amos Oz


Cos'è l'uomo senza libertà di Federico García Lorca




Cos'è l'uomo senza libertà

Cos'è l'uomo senza libertà
oh Mariana dimmi
dimmi come posso amarti
se io non sono libero, dimmi!
Come posso offrirti il mio cuore
se lui non è mio.

Federico García Lorca




Citazione del giorno


 
"Le persone originali danno sempre fastidio alla società. Non sono così facili da manipolare, rimangono se stesse."

Osho

 


martedì 30 gennaio 2024

Tributo ai nativi americani


Video credit oceanidigrazia caricato su YouTube

Una strage invisibile



Articolo da Pressenza

Nel corso del 2023 sono morte 415 persone senza dimora, 16 in più rispetto al 2022. Sono i dati del report presentato in questi giorni dall’Osservatorio fio.PSD con l’obiettivo di cercare di dare dignità e visibilità a quelle tante, troppe, persone che sono decedute in solitudine, disperazione e abbandono.

Dai dati del 2023 emerge che lo scorso anno i mesi invernali hanno rappresentato la stagione più dura per chi non può contare su un alloggio adeguato. In questo periodo dell’anno infatti i decessi sono stati considerevolmente più frequenti, arrivando a coinvolgere oltre 130 persone. Sebbene l’inverno rappresenti il periodo dell’anno più drammatico, in cui anche i riflettori dei media si accendono per riportare i casi di cronaca più eclatanti, è doveroso mettere in luce che la “strage invisibile” si alimenta mese dopo mese durante tutto l’anno. Il fenomeno della grave marginalità adulta è tipico soprattutto delle grandi città, ma è altrettanto vero che in Italia tale fenomeno si sta facendo sempre più esteso e capillare arrivando ad interessare anche i centri urbani di medie dimensioni o più periferici dal momento che sono 215 i Comuni italiani in cui è stato registrato almeno un decesso.

Il dettaglio regionale mostra che le regioni in cui i decessi sono stati particolarmente diffusi sono la Lombardia (21%, pari a 86 decessi), il Lazio (18%, pari a 74 decessi), dove c’è la maggior presenza di persone senza dimora, seguite dall’Emilia-Romagna (10%, 42 decessi), la Campania e il Veneto (entrambe 8% con 32 decessi). Le città con il maggior numero di decessi sono Roma (44) e Milano (22), ma dati allarmanti provengono anche da Bergamo, Torino, Bologna, Brescia e Genova. Le morti in strada interessano soprattutto uomini (93%), persone di nazionalità straniera (58%), con un’età media di 47,3 anni. Le circostanze in cui muoiono le persone senza dimora raccontano molto delle condizioni di vita delle stesse. Condizioni di abbandono, di mancanza di cura e di reti di protezione, di un disagio profondo che intreccia la sfera sociale, abitativa e relazionale. Ne sono testimonianza i luoghi in cui i corpi sono stati ritrovati, in primis strade (33%) e corsi d’acqua (11%), ma anche ospedali (11%) e carceri (4%).

Il 40% delle persone senza dimora muore per malori (ovvero malesseri fisici improvvisi e aggravamento di situazioni già compromesse), di cui la forma più estrema è rappresentata dagli episodi di ipotermia (15 casi in un anno). Il 42% di esse muore per eventi traumatici ed accidentali, quali atti di aggressione, annegamenti, cadute, incendi e suicidi.

Il report dedica un focus al tema “Grave marginalità e Salute”, riprendendo una recente pubblicazione di FEANTSA che indica che le persone senza dimora soffrono più spesso di malattie respiratorie e di malattie croniche. “Si osserva inoltre – si legge nel report – un’elevata incidenza di doppie diagnosi relative a problemi di dipendenza da sostanze e altre diagnosi di problemi di salute mentale. Le persone più distanti dai servizi, ovvero coloro che vivono in strada sono spesso colpite da malattie dermatologiche, gastrointestinali e podologiche, a causa delle cattive condizioni igieniche in cui vivono. Severe patologie e l’insorgenza di malattie infettive, incluse l’epatite, l’HIV e il diabete, e i problemi dentali sono spesso collegate alle difficoltà di accesso al sistema sanitario e alla malnutrizione. Durante il periodo pandemico le persone senza dimora sono state considerate fra i gruppi di popolazioni più a rischio di contrarre il COVID19, a causa della loro vulnerabilità clinica e sociale e, più nello specifico, della promiscuità e la condivisione forzata di spazi comuni come i dormitori. Come evidenziato da studi europei e internazionali un altro tema delicato è l’ampia diffusione di problemi di salute mentale fra la popolazione senza dimora, che si traducono in ansia, depressione, disturbi posttraumatici, disfunzioni comportamentali, intenti suicidari nonché disturbi psichiatrici.”


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Fonte: Pressenza

Licenza: Licenza Creative Commons
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Articolo tratto interamente da Pressenza 


Dipinto del giorno


 La lettura nel parco
di James Tissot


La vita è un viaggio...



"La vita è un viaggio […]. A  volte gli anni passano velocemente, altri lentamente, e in genere si  mantiene la stessa rotta. Ma quello che conta davvero sono i bivi e la  direzione che si sceglie di seguire. Sono quelli i momenti capaci di  cambiare un'intera vita."

Nicolas Barreau


Parigi

PARIS, THE CITY OF LIGHT (FULL LENGTH HD VERSION) from Trak on Vimeo.

Photo e video credit Trak caricato su Vimeo - licenza: Creative Commons


Moon Sun - Vietnam

MOON SUN - Vietnam from Time Motion on Vimeo.

Photo e video credit Time Motion caricato su Vimeo - licenza: Creative Commons 


Le tue convinzioni...


Le tue convinzioni diventano i tuoi pensieri.
I tuoi pensieri diventano le tue parole.
Le tue parole diventano le tue azioni.
Le tue azioni diventano le tue abitudini.
Le tue abitudini diventano i tuoi valori.
I tuoi valori diventano il tuo destino.
Mahatma Gandhi

30 gennaio 1972 – Bloody Sunday; parà britannici uccidono tredici dimostranti nordirlandesi nel corso di una manifestazione



Articolo da Wikipedia, l'enciclopedia libera

La strage del Bogside, popolarmente nota come Bloody Sunday ("Domenica di sangue" o "Domenica maledetta")[1][2] è avvenuta il 30 gennaio 1972 nel quartiere di Bogside a Derry, in Irlanda del Nord, durante una marcia di protesta organizzata dalla Northern Ireland Civil Rights Association (NICRA) contro la cosiddetta Operazione Demetrius, che aveva visto l'internamento senza processo di cittadini irlandesi sospettati di terrorismo[3].

I soldati del primo battaglione del Reggimento Paracadutisti dell'Esercito britannico, lo stesso implicato nel massacro di Ballymurphy avvenuto alcuni mesi prima[4], spararono contro una folla di manifestanti disarmati, colpendo 26 civili. La strage causò 14 vittime: 13 di loro morirono sul colpo, la quattordicesima invece quattro mesi più tardi a seguito delle gravi ferite riportate[5][6]. Molte vittime furono raggiunte da colpi di arma da fuoco durante la fuga, altre durante le procedure di soccorso ai feriti. Alcuni manifestanti furono anche colpiti da schegge di proiettile, proiettili di gomma o colpi di manganello, mentre due di loro rimasero feriti in seguito all'investimento da parte di veicoli militari[7]. Tutte le vittime e i feriti erano di religione cattolica.

Due inchieste distinte promosse dal Governo del Regno Unito si tennero a distanza di 25 anni una dall'altra. La prima, presieduta dal giudice Widgery, si svolse a ridosso dei fatti e assolse l'Esercito britannico. La decisione di sparare sulla folla fu descritta come «al limite dell'imprudenza» ma comunque accettabile, e le rivendicazioni dei soldati, che affermavano di aver sparato solo su manifestanti provvisti di armi da fuoco e bombe, furono pienamente accolte. L'inchiesta fu soggetta ad ampie critiche da parte dell'opinione pubblica, che la considerò come un chiaro tentativo di insabbiamento[8][9][10].

La seconda inchiesta, nota come Inchiesta Saville dal nome del giudice che la diresse, riaprì il caso nel 1998 per approfondirne le responsabilità. I risultati sono stati resi pubblici dopo dodici anni di indagini, nel 2010, e hanno completamente ribaltato la sentenza precedente considerando l'operato omicida dei militari britannici come «ingiustificato e ingiustificabile». Dall'inchiesta emerse che tutte le vittime erano disarmate, che nessun manifestante rappresentava una seria minaccia all'ordine pubblico, che nessuno aveva fatto uso di bombe e che i soldati avevano «volontariamente avanzato false accuse» al solo fine di giustificare l'impiego di armi da fuoco[11][12]. In risposta a quest'inchiesta, i militari hanno negato tanto di aver scientemente sparato alle vittime della strage, quanto di aver sparato deliberatamente ai feriti, neanche solo per sbaglio[13]; nonostante ciò, alla pubblicazione degli esiti dell'inchiesta David Cameron, l'allora Primo ministro del Regno Unito, ha presentato a tutti i manifestanti coinvolti le scuse formali del Regno Unito[14]. Conseguentemente ai risultati dell'inchiesta, anche la polizia ha avviato un'indagine che ha visto accusato di omicidio uno degli ex militari coinvolti; il caso è stato però archiviato due anni dopo per inammissibilità delle prove[15].

Bloody Sunday è considerato uno tra i più significativi eventi del conflitto nordirlandese[2]: l'episodio rinfocolò il nazionalismo filoirlandese dei cattolici dell'Ulster spingendoli all'arruolamento in massa nel corpo clandestino paramilitare noto come Provisional Irish Republican Army e ha ispirato da allora numerose opere letterarie, musicali e cinematografiche di condanna alla violenza. 

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lunedì 29 gennaio 2024

Il paradosso del nostro tempo


"Il paradosso del nostro tempo nella storia è che abbiamo edifici sempre più alti, ma moralità più basse, autostrade sempre più larghe, ma orizzonti più ristretti.
Spendiamo di più, ma abbiamo meno, comperiamo di più, ma godiamo meno.
Abbiamo case più grandi e famiglie più piccole, più comodità, ma meno tempo.
Abbiamo più istruzione, ma meno buon senso, più conoscenza, ma meno giudizio, più esperti, e ancor più problemi, più medicine, ma meno benessere.
Beviamo troppo, fumiamo troppo, spendiamo senza ritegno, ridiamo troppo poco, guidiamo troppo veloci, ci arrabbiamo troppo, facciamo le ore piccole, ci alziamo stanchi, vediamo troppa TV, e preghiamo di rado.

Abbiamo moltiplicato le nostre proprietà, ma ridotto i nostri valori.
Parliamo troppo, amiamo troppo poco e odiamo troppo spesso.
Abbiamo imparato come guadagnarci da vivere, ma non come vivere.
Abbiamo aggiunto anni alla vita, ma non vita agli anni.
Siamo andati e tornati dalla Luna, ma non riusciamo ad attraversare la strada per incontrare un nuovo vicino di casa.
Abbiamo conquistato lo spazio esterno, ma non lo spazio interno.
Abbiamo creato cose più grandi, ma non migliori.
Abbiamo pulito l'aria, ma inquinato l'anima.
Abbiamo dominato l'atomo, ma non i pregiudizi.

Scriviamo di più, ma impariamo meno.
Pianifichiamo di più, ma realizziamo meno.
Abbiamo imparato a sbrigarci, ma non ad aspettare.
Costruiamo computers più grandi per contenere più informazioni, per produrre più copie che mai, ma comunichiamo sempre meno.
Questi sono i tempi del fast food e della digestione lenta, grandi uomini e piccoli caratteri, ricchi profitti e povere relazioni.
Questi sono i tempi di due redditi e più divorzi, case più belle ma famiglie distrutte.
Questi sono i tempi dei viaggi veloci, dei pannolini usa e getta, della moralità a perdere, delle relazioni di una notte, dei corpi sovrappeso e delle pillole che possono farti fare di tutto, dal rallegrarti al calmarti, all'ucciderti.
E' un tempo in cui ci sono tante cose in vetrina e niente in magazzino.
Un tempo in cui la tecnologia può farti arrivare questa lettera, e in cui puoi scegliere di condividere queste considerazioni con altri, o di cancellarle.

Ricordati di spendere del tempo con i tuoi cari ora, perché non saranno con te per sempre.
Ricordati di dire una parola gentile a qualcuno che ti guarda dal basso in soggezione, perché quella piccola persona presto crescerà e lascerà il tuo fianco.
Ricordati di dare un caloroso abbraccio alla persona che ti sta a fianco, perché è l'unico tesoro che puoi dare con il cuore e non costa nulla.
Ricordati di dire "vi amo" ai tuoi cari, ma soprattutto pensalo.
Un bacio e un abbraccio possono curare ferite che vengono dal profondo dell'anima.
Ricordati di tenerle le mani e godi di questi momenti, perché un giorno quella persona non sarà più lì.
Dedica tempo all'amore, dedica tempo alla conversazione, e dedica tempo per condividere i pensieri preziosi della tua mente.

E RICORDA SEMPRE: la vita non si misura da quanti respiri facciamo, ma dai momenti che ci tolgono il respiro."

George Carlin


Un giorno d'inverno di Giovanni Prati



Un giorno d'inverno

Sempre sul farsi della tacit'ora
Crepuscolar m'invade una tranquilla
Malinconia, che dolcemente irrora
Questi occhi del dolor che da lei stilla.

Guardo il foco morente, e m'innamora
Tenervi intenta e risa la pupilla,
lnsin che appena qualche brace ancora
Tra la commossa cenere scintilla.

Il crepitar di quella ultima vita,
L'ombra addensata e la cadente neve
Di piu cupa tristezza il cor mi serra.

E prorompoll dall'anima atterrita:
Mio Dio, che sogno è questo viver breve!
Mio Dio, che solitudine è la terra!

Giovanni Prati


I paesi occidentali puniscono l’UNRWA per il suo lavoro nella Striscia di Gaza

UNRWA whaet sack


Articolo da Peoples Dispatch

Questo articolo è stato tradotto automaticamente. La traduzione rende il senso dell’articolo, tuttavia consigliamo di leggere il testo originale su Peoples Dispatch

Un insieme di paesi occidentali, tra cui Stati Uniti e Germania, ha annunciato che cesseranno di finanziare l’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi mentre la carestia incombe su Gaza.

Sabato 27 gennaio, una serie di paesi occidentali ha annunciato che cesseranno di finanziare l’UNRWA, l’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi, dopo che le autorità israeliane hanno presanzionato implicato alcuni membri dello staff nell’attacco condotto da Hamas contro Israele il 7 ottobre 2023.

Nel giro di poche ore, gli Stati Uniti, la Germania, il Canada, i Paesi Bassi, il Regno Unito, l’Italia e un paio di altri alleati hanno annunciato che avrebbero cessato i contributi al lavoro dell’organizzazione. Mentre alcuni di loro hanno dichiarato che i tagli sarebbero stati temporanei, fino a quando un’indagine interna non sarà conclusa, i funzionari delle Nazioni Unite hanno sottolineato che la mossa porrà fine al lavoro dell’agenzia sul campo – nel peggiore dei casi, poiché 2 milioni di persone a Gaza dipendono da esso per il cibo, l’acqua e altre necessità che sono in grado di ottenere.

Alcuni paesi ad alto reddito hanno reagito in modo diverso, tuttavia, affermando il loro esplicito sostegno all’UNRWA mentre continua a svolgere il suo lavoro. Tra questi c’erano Norvegia e Irlanda, il cui ministro degli Esteri, Micheal Martin, ha detto che il paese “non ha intenzione di sospendere i finanziamenti per il vitale lavoro di Gaza dell’UNRWA”.

Come sottolineato da Philippe Lazzarini, Commissario Generale dell’UNRWA, l’agenzia ospita migliaia di sfollati nei suoi centri e fornisce l’assistenza sanitaria possibile nelle circostanze. “Circa 3.000 dipendenti di base su 13.000 a Gaza continuano a riferire per lavorare, dando alle loro comunità un’ancora di salvezza che può crollare in qualsiasi momento a causa della mancanza di finanziamenti”, ha avvertito Lazzarini.

Gli Stati Uniti e la Germania sono i due principali donatori dell’UNRWA. Nel 2022, hanno fornito oltre 545 milioni di dollari all’agenzia – più degli altri 18 principali donatori del Global North messi insieme. Sembra altamente improbabile che i ministeri degli affari esteri di questi paesi non possano anticipare gli effetti della decisione che hanno, piuttosto frettolosamente, assunto.

Ciò che deve essere sottolineato è che le mosse dei paesi ad alto reddito sono arrivate dopo una giornata di intensificata campagna elettorale da parte di Israele per gettare dubbi sul lavoro dell’agenzia. Il ministro degli Esteri israeliano, Katz, ha dichiarato sabato che l’UNRWA “dovrebbe essere sostituita” alla luce delle accuse fatte dal suo governo.

Va anche tenuto conto del fatto che le decisioni degli Stati Uniti, della Germania e dei partner arrivano appena un giorno dopo che la Corte Internazionale di Giustizia (ICJ) ha confermato la sua giurisdizione sul caso di genocidio condotto da Israele contro i palestinesi, portato avanti dal Sudafrica. Come la Corte di giustizia ha incaricato Israele di intraprendere azioni provvisorie per “in grado di fornire servizi di base urgentemente necessari e assistenza umanitaria per affrontare le condizioni di vita che i palestinesi devono affrontare nella Striscia di Gaza”, ha anche impegnato tutti gli Stati che le parti della Convenzione sul genocidio aderiscono alle stesse istruzioni.

In altre parole, la decisione della Cortes giu-2CG vincola i paesi – compresi quelli che hanno deciso di prendere provvedimenti che, senza dubbio, porteranno ancora più conflitti alla popolazione di Gaza – per proteggere i palestinesi dall’aggressione israeliana che ha ucciso oltre 26.000 persone fino ad oggi.

Mentre la decisione di decimare l’UNRWA è stata presa a Washington e Berlino, i rapporti hanno continuato a riversarsi sulle condizioni disumane in cui vivono i palestinesi di Gaza. A causa della pioggia incessante, decine di migliaia di persone sfollate a Rafah hanno visto le loro tende, che non sono in alcun caso un riparo, completamente allagate. Non ci sono ancora quantità significative di cibo o acqua che entrano nella Striscia di Gaza, e quegli ospedali ancora in piedi hanno visto le loro infrastrutture di base distrutte.

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Fonte: Peoples Dispatch

Autore: Peoples Dispatch


Articolo tratto interamente da 
Peoples Dispatch

Photo credit Eliran t, CC0, via Wikimedia Commons

Proverbio del giorno

 

Se i giorni della merla sono freddi, la primavera sarà bella; se sono caldi, la primavera arriverà in ritardo.



Addio a Sandra Milo

È morta oggi, all'età di 90 anni, Sandra Milo, una delle attrici più importanti e rappresentative del cinema italiano.

Nata a Tunisi nel 1933, Sandra Milo iniziò la sua carriera cinematografica, con il film "Lo scapolo" di Antonio Pietrangeli. In seguito, ha recitato in numerosi altri film di successo, tra cui "8½" e "Giulietta degli spiriti" di Federico Fellini, "La dolce vita" di Federico Fellini, "Il Casanova di Federico Fellini" di Federico Fellini, "L'avventura" di Michelangelo Antonioni, "Divorzio all'italiana" di Pietro Germi, "La bisbetica domata" di Franco Zeffirelli e "Il Gattopardo" di Luchino Visconti.

La sua collaborazione con Federico Fellini, in particolare, è stata particolarmente significativa. L'attrice ha recitato in quattro film del regista riminese, diventandone una delle muse. 

Oltre alla sua carriera cinematografica, Sandra Milo ha anche condotto diversi programmi televisivi.

Sandra Milo sarà ricordata come una delle più grandi attrici del cinema italiano. La sua bellezza, il suo talento e la sua forza di volontà hanno lasciato un segno indelebile nella storia del cinema.


L'uomo è dotato di intelligenza e di forza creativa...



"L'uomo è dotato di intelligenza e di forza creativa per accrescere ciò che gli è stato dato; ma fino ad ora egli, invece di creare, non ha fatto altro che distruggere. Non c'è minima compassione ne per i boschi, ne per gli uccelli, ne per gli animali, ne per i propri simili... per nessuno. Bisogna essere barbari insensati per distruggere ciò che non possiamo creare."

Anton Cechov


Sinner ha vinto l'Australian Open

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Jannik Sinner ha conquistato l'Australian Open battendo in finale il tennista russo Daniil Medvedev. Sinner ha mostrato una grande tenuta mentale, rimontando lo svantaggio di due set a zero (3-6, 3-6) e pareggiando il computo dei set con un doppio 6-4 nel terzo e quarto set. Medvedev ha potuto poco contro la rimonta, sopratutto mentale, del tennista italiano ed è dovuto arrendersi anche sul punto di vista fisico dopo 3 ore e 44 minuti di gioco per 6-3 al quinto set. Sinner è il primo italiano a conquistare il torneo singolare dell'Australian Open ed il terzo italiano in assoluto, dopo Pietrangeli e Panatta, a vincere uno Slam. 

Fonte: Wikinotizie, le notizie a contenuto aperto 


Autori: vari

Licenza: Creative Commons License
This work is licensed under a Creative Commons Attribution 2.5 Generic License.

Articolo tratto interamente da Wikinotizie, le notizie a contenuto aperto

Photo credit Beireke1CC0, da Wikimedia Commons


domenica 28 gennaio 2024

Perché il fascismo è in crescita? Come possiamo fermarlo?

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Articolo da ZNetwork

Questo articolo è stato tradotto automaticamente. La traduzione rende il senso dell’articolo, tuttavia consigliamo di leggere il testo originale su ZNetwork

Per comprendere l’emergere e la crescita dei partiti di estrema destra nel mondo, e soprattutto in Europa, dobbiamo tornare alla fine della Prima Guerra Mondiale e analizzare il corso turbolento della democrazia liberale da allora. La democrazia liberale uscì trionfante dalla prima guerra mondiale, ma il trionfo fu di breve durata. La forza della sinistra fu colpita mortalmente dalla spaccatura tra socialisti e comunisti; lo scioglimento dell'Assemblea costituente russa voluto da Lenin nel 1918, nonostante il partito bolscevico fosse in minoranza, mise fine alle speranze di una democrazia non capitalista (grande amarezza di Rosa Luxemburg). Alla fine degli anni ’20, i dibattiti politici erano dominati dalla destra, una destra che dal 1918 era sempre stata più anticomunista che democratica. A ciò hanno contribuito la preminenza e la divisione dei parlamenti, l’instabilità politica e l’incapacità di rendere effettivi i nuovi diritti sociali di fronte all’ideologia economica liberale dominante, il dominio dei grandi finanziatori privati ​​e la persistente crisi economica. Se il vero potere spettasse ai padroni e ai sindacati, la conclusione popolare era che i parlamenti fossero di scarsa utilità.

Dopo il grande trauma della guerra, la popolazione desiderava pace, sicurezza e migliori condizioni di vita; i contadini volevano la riforma agraria. Ma la democrazia liberale aveva portato soprattutto alla polarizzazione sociale. La democrazia veniva abbandonata sia da coloro che non vedevano in essa un contributo a migliorare la propria vita, sia da coloro, soprattutto i giovani, per i quali il liberalismo aveva perso il contatto con il mondo contemporaneo. Nel 1934, il dittatore portoghese António Salazar (che conservava solo un residuo di parlamentarismo) dichiarò che entro vent'anni non ci sarebbero state assemblee legislative liberali in Europa. Due proposte rivali suscitarono entusiasmo: il comunismo e il fascismo/nazismo (quest'ultimo talvolta combinato con un cattolicesimo conservatore il cui collettivismo consisteva nella difesa della famiglia). Entrambi proponevano un “Ordine Nuovo” e un “Uomo Nuovo”. Ma la loro attrazione derivava soprattutto dal fallimento della democrazia, dalla debolezza dello Stato liberale e dall’apparente suicidio del capitalismo (iperinflazione, disoccupazione, Grande Depressione). Le proposte ultra-liberali (più tardi chiamate neoliberiste) degli economisti austriaci Friedrich Hayek e Ludwig von Mises erano decisamente minoritarie e perfino ridicolizzate, e furono riabilitate solo quarant'anni dopo, nel Cile di Pinochet (1973), e da allora sono diventate l’ortodossia economica dominante. Negli anni ’30, il liberalismo glorificava l’individualismo egoistico e trascurava il sentimento comunitario e le esigenze di una nuova era collettivista. Un’atmosfera autoritaria dominava l’Europa e si diceva che l’era della democrazia fosse finita – un tema ricorrente.

Alla fine della Seconda Guerra Mondiale, la democrazia è tornata trionfalmente, anche se ora in un’Europa divisa, nel contesto della Guerra Fredda, tra il blocco capitalista occidentale e il blocco comunista sovietico. Vale la pena ricordare che la denazificazione fu molto più efficace nel blocco sovietico che in quello occidentale, e che i governi conservatori occidentali furono molto più duri nell’estrema sinistra (alcuni partiti comunisti furono messi fuori legge e tutti tenuti sotto sorveglianza) che nell’estrema destra. (i partiti neonazisti furono messi fuori legge, ma molti nazisti, soprattutto tecnici, furono integrati nei nuovi governi tedeschi o furono assunti dalle agenzie statunitensi). Nel frattempo, la democrazia era ora diversa: orientata al benessere dei cittadini (Welfare State), con un forte intervento statale nell’economia, una tassazione elevata e progressiva, contrattazione collettiva, crescita economica e prosperità come parole chiave per far andare avanti la lotta di classe. lontano. La nuova società dei consumi rappresentava una certa americanizzazione dell’Europa, ma l’intervento statale nell’economia e nei diritti sociali distingueva il capitalismo europeo da quello nordamericano. Ovviamente entrambi erano colonialisti.

Dagli anni ’70 in poi tutto cominciò a cambiare. Il laissez faire, che sembrava sepolto nella prima guerra mondiale, e il duo Hayek-Mises tornarono per restare, la lotta di classe si riaccese, ma questa volta come lotta tra ricchi e poveri e classi medie. Emerse l’antistatalismo combinato con una mentalità autoritaria (dallo stato protettivo a quello repressivo), la destra cominciò a dominare l’opinione pubblica e a favorire la polarizzazione sociale, e la democrazia entrò nuovamente in crisi. Questo è il contesto in cui ci troviamo.

La storia non si ripete mai. Ci sono molte differenze importanti in Europa rispetto al mondo di cento anni fa e queste differenze hanno ripercussioni diverse nel Sud del mondo, soprattutto nel Sud che è più politicamente e culturalmente dipendente dal Nord del mondo.

La fine dell’alternativa comunismo-fascismo/nazismo

La prima differenza è che delle due alternative che entusiasmavano la gioventù degli anni ‘20 e ‘30 – comunismo e fascismo/nazismo – solo la seconda sembra essere nell’agenda politica dei desideri. Questa differenza ha un significato enorme. Ciò non significa che non ci siano alternative al capitalismo oggi in nome di democrazie più trasformative della democrazia liberale. Ma tali alternative non sono ancora capaci di formulazioni sintetiche e aggreganti, né sono capaci di mobilitare grandi masse di giovani, se non forse sul tema ecologico.

Nel corso del XX secolo l’estrema destra ha sempre avuto due versioni distinte. Negli anni '20 e '30, il più importante era di gran lunga il fascismo vero e proprio, basato su leader carismatici, nazionalisti, razzisti, talvolta combinati con il cristianesimo conservatore (il valore della famiglia), guidato da un populismo di distruzione diretto contro l'individualismo e la debolezza della società. lo Stato, un'estrema destra che voleva acquisire le dinamiche del partito di massa. Era un tipo di populismo diverso da quello odierno, ma altrettanto incentrato sulla distruzione. Le versioni odierne sono, ad esempio, l'“antisistema” negli Stati Uniti, l'“anti-immigrazione” in Spagna e in altri paesi del Nord del mondo, la “pulizia” in Portogallo o la “motosega” in Argentina. Il populismo della costruzione era più astratto e vago – il “Nuovo Ordine” di Mussolini o Hitler imposto da uno stato autoritario – proprio come il “Make America Great Again” di Trump o il “Make Spain Great Again” del partito Vox.

La seconda versione dell’estrema destra, sebbene molto minoritaria nei primi decenni del XX secolo, proponeva di sostituire la forza dello Stato con la forza del mercato. Si trattava di un’estrema destra iperliberale, trascritta dalle proposte neoliberiste del duo Hayek-Mises, che vedevano lo Stato come un costo da minimizzare, le tasse come un furto e la privatizzazione come la soluzione per tutto ciò che può generare profitto; era un’estrema destra internazionalista, anti-carismatica, individualista, ipermoderna ed elitaria, che vedeva la povertà come una questione individuale che non aveva nulla a che fare con l’impoverimento derivante dalle politiche economiche e sociali. Mentre la prima versione si dichiarava socialista (nazionalsocialismo) e voleva uno Stato forte, la seconda, seppur residua, c’era, era ipercapitalista e voleva fare del mercato il principale regolatore dei rapporti economici e sociali, in altre parole, voleva uno stato minimo incentrato sul mantenimento dell’ordine.

Queste due versioni avevano lo stesso obiettivo: utilizzare il malcontento popolare per l’inefficacia della democrazia come strategia di potere e di affermazione del capitalismo contro il comunismo. Il fascismo tradizionale si è servito della democrazia per arrivare al potere, ma una volta al potere non l’ha esercitata democraticamente né l’ha abbandonata democraticamente. Questo vale tanto per Adolf Hitler quanto per Jair Bolsonaro (Brasile) o Donald Trump (USA). La versione neoliberista dell’estrema destra ha ammesso il collasso della democrazia come danno collaterale delle sue politiche economiche, la cui attuazione è stata di gran lunga la più importante. Hayek, ad esempio, scrisse al quotidiano tedesco Frankfurter Allgemeine Zeitung nel 1977 per protestare contro le ingiuste critiche del giornale al regime di Pinochet in Cile; Hayek considerava il Cile di Pinochet un miracolo politico ed economico e si scagliava contro Amnesty International, considerandolo “un’arma per diffamare la politica internazionale”. [1]

Consapevoli dei propri interessi, le grandi imprese sono sempre state attratte sia dalle proposte dell'estrema destra, e le cose non sono cambiate molto negli ultimi cento anni. La grande differenza è che negli anni ‘20 e ‘30 la minaccia del comunismo era reale e le due versioni dell’estrema destra erano entrambe considerate efficaci antidoti a quello che allora veniva visto come il suicidio del capitalismo di fronte alla crisi e alla protesta sociale che l’attrazione del comunismo aumenterebbe. Ora che il comunismo non è più nell’agenda politica, le forze di estrema destra devono inventarlo, considerando comunismo ogni intervento statale volto a ridurre le disuguaglianze sociali. Per fare questo, costruiscono l’ideologia dell’anticomunismo basata su due pilastri: controllo quasi completo dei media aziendali e dei social network; e la religione politica conservatrice, principalmente evangelica, ma anche cattolica e sionista, che ancora una volta costruisce l’apocalisse attorno al comunismo e lo trasforma nell’anticristo. Questa differenza rispetto all’inizio del secolo scorso rende il futuro della democrazia ancora più problematico.

La normalizzazione del fascismo

La seconda differenza rispetto agli anni '20 e '30 è la capacità del fascismo di normalizzarsi come alternativa democratica, non dovendo più ricorrere a colpi di stato (come accadde con Hitler, Mussolini, Salazar e Franco). Il caso paradigmatico contemporaneo è l’attuale governo italiano guidato da Georgia Meloni. Presidente dal 2014 del partito neofascista Fratelli d'Italia, Meloni è a capo di un Paese la cui costituzione vieta l'apologia del fascismo. Tali scuse, tuttavia, sono state palesemente presentate durante la conferenza annuale del suo partito (Atreju, 2023). Centinaia di camicie nere si sono radunate in formazione militare davanti alla sede del partito neofascista emerso nel dopoguerra (Movimento Sociale Italiano), facendo il saluto fascista. La Meloni ha impedito qualsiasi repressione di questa manifestazione. Fondamentalmente, la normalizzazione deriva dal riavvicinamento tra le politiche di destra e di estrema destra in Europa. Nel caso delle politiche anti-immigrazione e anti-minoranze, ad esempio, non ci sono differenze tra le posizioni della Meloni e di Rishi Sunak, primo ministro del Regno Unito. La normalizzazione è talvolta il risultato della propaganda subliminale. Ad esempio, lo slogan fondamentalmente di sinistra “Gay pride” viene ora utilizzato per promuovere “l’orgoglio italiano”. La normalizzazione presuppone il sostegno dei media aziendali, che non è mancato alla Meloni, come non è mancato a Berlusconi (sono le stesse tv) e prevede la criminalizzazione dei giornalisti e dei politici dissidenti, senza suscitare alcun campanello d'allarme. Roberto Saviano, il grande combattente contro le mafie, è stato oggetto di persecuzioni penali. La normalizzazione raggiunge un nuovo livello quando supera i confini della classe politica e diventa parte della vita quotidiana, ad esempio quando in un ristorante viene stampata la faccia del Duce sul conto.

Lo Stato sociale

La terza differenza tra le due epoche sembra, al contrario, allontanare per il momento il pericolo del fascismo. Nel caso dell’Europa, le condizioni sono oggi molto diverse e non sembrano favorire l’estremismo. Lo stato sociale costruito in Europa dopo la seconda guerra mondiale, e in Portogallo, Spagna e Grecia dopo le transizioni democratiche degli anni ’70, ha mostrato una certa robustezza nonostante tutte le crisi e ha goduto del sostegno popolare. Margaret Thatcher ha tentato di distruggerlo nel Regno Unito e ha fallito. Lo stato sociale ha contribuito a creare ampie classi medie non inclini all’estremismo. Non sorprende, quindi, che oggi l’estrema destra in Europa non investa direttamente contro le politiche sociali (solo negli Stati Uniti l’estrema destra vede queste politiche come il fantasma del comunismo). Investe contro le tasse che li finanziano e contro la corruzione dello Stato (a volte reale), sperando in questo modo di raggiungere più facilmente i suoi obiettivi. Nella misura in cui le forze politiche progressiste acconsentiranno alla distruzione dello stato sociale, ad esempio attraverso la privatizzazione della sanità, dell’istruzione o del sistema pensionistico, apriranno la strada al fascismo del 21° secolo. Ancora più pericolose sono le privatizzazioni mascherate, come i partenariati pubblico-privato nel settore sanitario, i voucher scolastici nel caso dell’istruzione o i limiti nel sistema pensionistico.

Internet e i social network

La quarta differenza tra le due epoche è più ambivalente quando è in gioco il futuro della democrazia. Sto parlando dei social network e di internet, che cent'anni fa non esistevano. I media aziendali stanno perdendo il controllo dell’opinione pubblica a favore dei social network e questa perdita rappresenta un divario generazionale. Ora c’è un consenso sul fatto che le forze conservatrici sanno come utilizzare i social media meglio delle forze progressiste, tra le altre ragioni perché dispongono di grandi quantità di finanziamenti che le forze progressiste non hanno. Ma i social network creano lealtà volatili e non sostengono a lungo i miti. Possono infatti portare a improvvisi cambi di direzione, sia da sinistra a destra (vedi il caso del Brasile nel 2013, dalla richiesta di trasporti gratuiti all’impeachment della presidente Dilma Rousseff) sia da destra a sinistra (nel caso del Colombia, dal plebiscito del 2016 che la destra, utilizzando fake news, vinse contro gli accordi di pace, al movimento studentesco e poi ad altri movimenti sociali, indigeni, femminili e sindacali che hanno portato Gustavo Petro al potere nel 2022). Ovviamente i due movimenti non hanno lo stesso peso, data la natura proprietaria (privata) delle reti e la mancanza di regolamentazione democratica. Guarda come il cambio di proprietà di Twitter ha determinato immediatamente il cambiamento rispetto al candidato presidenziale americano Donald Trump. L’ambivalenza delle reti risiede nel fatto che sono più utili nell’assalto al potere che nel sostenerlo.

Movimenti sociali

La quinta differenza rispetto agli anni ’20 e ’30 è l’emergere di movimenti sociali postcolonialisti (indigeni e antirazzisti), femministi e ambientalisti. Si tratta di una differenza ambivalente anche riguardo al futuro della democrazia. Subito dopo la Prima Guerra Mondiale, il movimento operaio era un gigantesco attore politico e la questione della riforma politica era all’ordine del giorno. Alla democrazia liberale, allora chiamata democrazia borghese, si oppose la democrazia operaia. I conflitti tra socialisti e comunisti e la repressione statale (di polizia e giudiziaria) contro i sostenitori della democrazia operaia indebolirono il movimento operaio e ciò che ne restava fu distrutto dalle dittature che seguirono.

I movimenti sociali di oggi accettano più o meno acriticamente l'idea che esista un solo tipo di democrazia – la democrazia liberale – un'idea che, fino agli anni '70, era tutt'altro che consensuale. Con questa limitazione, i movimenti sociali odierni sono generalmente una garanzia della preservazione della democrazia e anche del suo approfondimento, poiché lottano affinché i diritti individuali e collettivi siano estesi e effettivamente realizzati. Questi movimenti sono generalmente perseguitati dall’estrema destra, ma la lotta contro di loro ha utilizzato strategie in grado di neutralizzare il potenziale democratizzante dei movimenti sociali.

Nel caso del movimento femminista, la strategia dell'estrema destra è consistita nel condonare (a volte sostenere attivamente) i programmi del femminismo bianco e della classe media perché non mettono in discussione l'ordine capitalista. L'identitarismo, cioè l'identità di genere (o razziale) concepita come obiettivo principale ed esclusivo della lotta sociale, isola le rivendicazioni di questi movimenti dalle lotte per la redistribuzione della ricchezza e per la giustizia sociale. Isolandosi e non mettendo in discussione il contenuto di classe della moderna dominazione capitalista, questi movimenti vengono neutralizzati nel loro potenziale di trasformazione e talvolta finiscono dalla stessa parte delle lotte guidate dall’estrema destra. I femminismi del Sud del mondo (neri, indigeni, arabi), quando si manifestano nelle metropoli del Nord del mondo attraverso gli immigrati, a volte cittadini di due generazioni, mettono in discussione l’ordine capitalista e sono quindi apertamente perseguitati, non solo dall’estrema destra , ma anche da altre forze politiche conservatrici.

Nel caso dei movimenti antirazzisti, l’estrema destra è apertamente ostile e talvolta violenta. Il razzismo è al centro dell’estrema destra, anche se oggi si manifesta in modi indiretti, ad esempio nella sua opposizione all’immigrazione, nel suo controllo altamente repressivo delle frontiere, nello sproporzionato punitivismo con cui attacca individui, comunità e comunità razzializzate pubblico, nella sua difesa privilegiata delle richieste delle forze di polizia e nella sua banalizzazione della brutalità poliziesca.

Per quanto riguarda il movimento ambientalista, la strategia dell'estrema destra è il negazionismo. La crisi ecologica è considerata un’invenzione della sinistra per impedire lo sviluppo del capitalismo. Il movimento ambientalista, sebbene molto diversificato, ha oggi il potenziale per mettere in discussione la triplice dimensione del moderno dominio capitalista – classe, razza e genere – e, in questo senso, per avanzare proposte anti-sistemiche nelle sue molteplici dimensioni (economica, sociale, politica). e culturale). Nella misura in cui si impegneranno in questo tipo di lotta, difenderanno la democrazia nel suo senso più ampio, includendo nella democratizzazione della vita la democratizzazione delle relazioni tra la vita umana e quella non umana. Saranno certamente vessati, non solo dall’estrema destra, ma da tutte le forze politiche istituzionali.

Concludere

Il fascismo è in crescita a) perché le politiche sociali dello stato sociale sono state sempre più sottofinanziate, con conseguente aumento delle disuguaglianze sociali e della polarizzazione sociale che possono dar luogo, alla quale lo Stato risponde solo con politiche repressive; b) perché i movimenti sociali, non ponendo in discussione il capitalismo (ingiustizia sociale, lotta di classe), hanno contribuito a normalizzare e banalizzare le disuguaglianze sociali più grottesche come se non fossero antidemocratiche; c) perché il fascismo si maschera da lotta per la democrazia con il sostegno dei media aziendali, che gli sono generalmente favorevoli, in particolare amplificando le rivendicazioni fasciste anti-immigrazione, la xenofobia, la promozione della polizia, la corruzione dello stato sociale e tagli fiscali; d) perché le altre forze politiche, sia di destra che di sinistra, non sono state in grado di contrastare l’ortodossia neoliberale vigente che impedisce l’espansione delle politiche sociali, che alla fine trasformerà la democrazia in una politica del malessere che non è vale l'enorme costo per mantenerlo in vigore; e) perché il fascismo tradizionale appare oggi come parte di una famiglia iperconservatrice molto ampia, che comprende la religione ultraconservatrice, soprattutto evangelica, sionista e islamista; f) perché l'azione legislativa di un sistema giudiziario conservatore contro politiche e politici progressisti, aumentando l'instabilità sociale, è stata una leva efficace (perché non politica in apparenza) per promuovere l'estrema destra; g) infine, il fascismo cresce perché il consumismo e i social network hanno trasferito le preoccupazioni degli individui dalla vita pubblica a quella privata; la giustificazione dell'apatia verso la democrazia (non vale la pena votare perché le politiche sono sempre le stesse) si trasforma presto nella giustificazione entusiastica dell'antisistema.

In considerazione di ciò, arrestare l’avanzata del fascismo – un imperativo per tutti i democratici – è un compito politico complesso e difficile, soprattutto perché deve essere realizzato a diversi livelli e in diversi ambiti della vita sociale e non solo in quello politico. sfera. Tuttavia è possibile perché nulla è stabilito in anticipo. La madre di tutte le condizioni è che la democrazia abbia un contenuto materiale concreto, un impatto positivo sulla vita delle classi lavoratrici (individui, famiglie e comunità) che restituisca loro la speranza nella possibilità di una vita più dignitosa, di una società più giusta e di una maggiore uguaglianza con la natura. Affinché ciò sia possibile, la precondizione a breve termine è che le politiche sociali pubbliche siano mantenute, diversificate, ampliate e collegate alle pratiche di solidarietà, reciprocità e cura che esistono nella società e nelle comunità. Questo è l’unico modo per evitare di aggravare le disuguaglianze e la discriminazione sociale in società sempre più complesse e culturalmente diverse. Considerata la deriva fascista in atto, credo che solo alleanze ampie e pragmatiche tra le diverse forze politiche della sinistra possano garantire la sopravvivenza della democrazia nel medio termine.


[1] https://jacobin.com/2023/09/neoliberalism-human-rights-democracy-dictatorship-chile-chicago-hayek-friedman-pinochet.


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