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venerdì 31 ottobre 2025

Halloween in versione governo italiano


In un paese dove i salari reali crollano, i diritti sociali vengono sacrificati sull’altare della spesa militare, e i progetti faraonici come il Ponte sullo Stretto divorano risorse pubbliche, non serve Halloween per avere paura. Il terrore è già istituzionalizzato.

Il governo italiano si traveste ogni giorno: da paladino della crescita mentre taglia sanità e scuola, da difensore della sicurezza mentre alimenta l’insicurezza sociale. Altro che zucche e fantasmi: qui il vero incubo è una politica che svuota le tasche dei cittadini e riempie quelle dei mercanti d’armi.

In questa notte delle streghe, il costume più gettonato è quello dell’austerità mascherata da responsabilità. Ma dietro la maschera, il volto è sempre lo stesso: quello di chi governa per pochi e spaventa i molti.

Buon Halloween e attenti ai mostri: non vengono dal folklore, ma dai decreti legge.

Immagine generata con intelligenza artificiale


Annabel Lee di Edgar Allan Poe


Annabel Lee

Molti e molti anni or sono,
in un regno vicino al mare,
viveva una fanciulla che potete chiamare
col nome di Annabel Lee;
aveva quella fanciulla un solo pensiero:
amare ed essere amata da me.

Io fanciullo, e lei fanciulla,
in quel regno vicino al mare:
ma ci amavamo d’amore ch’era altro che amore,
io e la mia Annabel Lee;
di tanto amore i serafini alati del cielo
invidiavano lei e me.

E proprio per questo, molto molto tempo fa,
in quel regno vicino al mare,
uscì un gran vento da una nuvola e raggelò
la mia bella Annabel Lee;
e così giunsero i nobili suoi genitori
e la portarono lontano da me,
per chiuderla dentro una tomba
in quel regno vicino al mare.

Gli angeli, molto meno felici di noi, in cielo,
invidiavano lei e me:
e fu proprio per questo (come sanno tutti
in quel regno vicino al mare),
che, di notte, un gran vento uscì dalle nubi,
raggelò e uccise la mia Annabel Lee.

Ma il nostro amore era molto, molto più saldo
dell’amore dei più vecchi di noi
(e di molti di noi assai più saggi):
né gli angeli, in cielo, lassù,
né i demoni, là sotto, in fondo al mare
mai potranno separare la mia anima
dall’anima di Annabel Lee.

Mai, infatti, la luna risplende ch’io non sogni
la bella Annabel Lee:
né mai sorgono le stelle ch’io non veda
splendere gli occhi della bella Annabel Lee,
e così, per tutta la notte, giaccio a fianco
del mio amore: il mio amore, la mia vita,
la mia sposa, nella sua tomba, là vicino al mare,
nel suo sepolcro, sulla sponda del mare.

Edgar Allan Poe


Halloween in a Suburb di Howard Phillips Lovecraft


Halloween in a Suburb

Nel livido, triste chiarore lunare

svettano bianchi i campanili,

gli alberi si ricoprono d'argento

e sui comignoli volano i vampiri.

Guarda: le arpie del cielo profondo batton le ali,

ridono ed osservano.

Sul morto villaggio sotto la luna

mai ha brillato il sole al tramonto:

è emerso dal buio di ere perdute,

là dove scorrono fiumi di follìa lungo abissi di sogno senza fondo.

Un vento gelido striscia fra i covoni

sui campi splendenti di pallida luce

e s'aggroviglia attorno alle lapidi nel cimitero

dove i ghoul ricercano l'orrida preda per la loro fame.

Neppure il soffio degli strani Dèi del mutamento

giunti al passato a reclamare ciò che gli appartenne

può rendere quest'ora meno immota: una forza spettrale copre tutto,

diffonde il sonno dal suo seggio antico e libera l'ignoto senza fine.

Si estendono di nuovo la valle e la pianura

che videro lune scordate ormai da tempo,

ebbri danzano i mostri sotto i fiochi raggi,

sorgendo dalle fauci del sepolcro per scuotere il mondo col terrore.

Le cose che il mattino aspro rivela,

l'orrore e la miseria di campi desolati irti di sassi

si aggiungeranno un giorno a tutto il resto

tramando con le ombre maledette.

S'alzi pure nel buio il gemito dei lemuri,

guglie rose di lebbra giungan fino al cielo...non cambia nulla:

chè l'antico e il nuovo insieme son ravvolti nelle pieghe del costume

 destino, morte e orrore.

I Segugi del Tempo sono pronti le carni d'entrambi a dilaniare.

Howard Phillips Lovecraft

Suspiria: recensione del film



Suspiria è un film del 1977, diretto da Dario Argento.

Attenzione: il seguente articolo contiene spoiler del film!

Trama 

Susy Benner (Bannion nella versione inglese del film) è una brillante studentessa statunitense di danza classica che decide di perfezionare le sue capacità artistiche iscrivendosi alla prestigiosa Accademia di danza a Friburgo in Brisgovia. Arrivata alla scuola durante una sera di tempesta incrocia una ragazza, Patricia, che sembra fuggire precipitosamente dall'edificio urlando alcune parole apparentemente sconnesse, rese peraltro incomprensibili dal temporale. A Susy viene negato il permesso di entrare a scuola, così deve riparare in città. Nel frattempo Patricia, che aveva trovato rifugio presso un'amica che frequenta la scuola, viene massacrata da una misteriosa figura di cui si vede solo il braccio, che prima la sbatte ripetutamente contro una finestra, poi la sventra con un coltello e quindi la impicca: la ragazza verrà infine fatta precipitare da un grande lucernario di vetro. Anche la sua amica, che era accorsa nel tentativo di aiutarla, rimane uccisa, trafitta da pezzi di vetro e metallo.

Il giorno dopo, mentre si indaga sulla morte di Patricia, Susy entra nell'accademia di danza, dove incontra la vicedirettrice Madame Blanc e l'insegnante Miss Tanner; le vengono inoltre presentati i suoi compagni di corso, tra cui Sarah e Olga, con la quale dovrà coabitare in un appartamento in città finché la sua camera non sarà pronta. Percependo un'atmosfera tesa nell'accademia, Susy chiede di rimanere nell'appartamento di Olga anche quando, il giorno dopo, la sua camera sarà pronta. Poco dopo la ragazza fa uno strano incontro con la cuoca della scuola, la quale sembra ipnotizzarla con uno strano oggetto luminoso, che le fa perdere improvvisamente le forze. Dopo uno svenimento nel corso di una sessione di danza, un medico prescrive a Susy una cura a base di riposo e vino rosso; la ragazza viene inoltre costretta a prendere alloggio all'interno dell'accademia. Susy diventa amica di Sarah, la cui stanza confina con la sua. Mentre gli studenti si preparano per la cena, una miriade di larve inizia a precipitare dal soffitto, causando il panico generale. Madame Blanc riferisce che la causa di ciò è il cibo avariato in soffitta, e che in attesa della disinfestazione gli studenti dovranno dormire nella sala degli esercizi. Durante la notte Sarah sente uno strano rantolo e rivela a Susy i suoi sospetti: per lei si tratta della direttrice della scuola, che nessuno ha mai visto e che secondo la Blanc dovrebbe trovarsi all'estero. Inoltre le dice che le insegnanti dell'accademia, invece di uscire dopo le lezioni, di notte rimangono nell'edificio: lo testimonierebbero i passi che si sentono tutte le notti nei corridoi.

Il giorno dopo Daniel, il pianista cieco dell'accademia, viene licenziato dopo che il suo cane-guida azzanna a un braccio Albert, il nipote di Madame Blanc, che dovrà pertanto essere trasportato in ospedale; nel frattempo Sarah, diventata sempre più inquieta, decide di indagare per scoprire il mistero che circonda la scuola, ma quando invita Susy ad aiutarla a seguire i passi nel corridoio, quest'ultima cade in un sonno profondo.

Una notte Daniel, nell'attraversare una piazza deserta, percepisce una strana presenza intorno a sé, poco prima che il suo cane, apparentemente tranquillo, si rivolti contro di lui e lo sbrani ferocemente. Sarah rivela a Susy che lei e Patricia erano molto amiche, e che nell'ultimo periodo le aveva fatto strani discorsi. Incalzata, Susy tenta di ricostruire le grida che aveva udito la notte del suo arrivo, ma tutto ciò che riesce a rammentare sono le parole "segreto" e "Iris". Le due cercano allora gli appunti di Patricia nella sua stanza, ma questi sono stati rubati; intanto Susy si addormenta di nuovo, e Sarah decide di seguire i passi da sola. Ben presto però la ragazza si ritrova a sua volta inseguita da una figura invisibile: la giovane cerca rifugio prima in soffitta e poi in una stanza piena di fil di ferro, ma ben presto rimane invischiata in quest'ultimo e - mentre questa lotta per liberarsi - la figura misteriosa la sgozza.

Il mattino dopo, Miss Tanner dice a Susy che Sarah è partita improvvisamente e senza dare spiegazioni, ma la ragazza non ci crede e decide di incontrare uno psicologo, il dottor Mandel, con il quale la sua amica aveva preso contatti tempo prima. Il dottore le dice che Sarah era rimasta affascinata da una storia raccontatale da Patricia, secondo la quale l'accademia sarebbe stata fondata da Helena Markos, un'emigrata greca con fama da strega, dato che oltre alla danza nell'accademia era solita insegnare la magia nera, insieme a un gruppo di fattucchiere; un suo collega esperto di paranormale, il professor Milius, le dice inoltre che la storia della Markos è tutt'altro che impossibile, poiché la magia esiste davvero; se la Markos ha davvero riunito streghe intorno a sé, l'unico modo per liberarsi di tutte loro è uccidere lei.

Susy torna a scuola e scopre che tutti i suoi colleghi sono a teatro; trovandosi da sola nell'accademia, evita di bere il vino che le viene servito, ritenendolo drogato. Quando entra nell'ufficio di Madame Blanc, vedendo le decorazioni dei muri si ricorda la frase intera di Patricia: Il segreto ho visto oltre la porta; dei tre iris, gira quello blu!. Manipolando la raffigurazione dell'iris blu, trova un passaggio segreto, alla fine del quale scopre la verità sull'accademia: la Blanc, la Tanner e gli altri membri di essa fanno tutti parte di una congrega stregonesca. Come se non bastasse, la ragazza si rende conto che stanno discutendo proprio su di lei e sul modo di ucciderla.

Susy raggiunge una stanza, dove trova il cadavere di Sarah inchiodato ad una bara, per entrare quindi in un'altra stanza, e qui accidentalmente risveglia quella che si rivela essere Helena Markos in persona. Quest'ultima, resasi invisibile, rianima illusoriamente il corpo di Sarah e le comanda di aggredire Susy, che però riesce a pugnalare la strega con un cristallo decorativo. La morte di Helena Markos causa anche quella delle streghe e di tutti gli adepti, nonché l'incendio dell'accademia. Susy si mette in salvo prima che l'edificio venga completamente distrutto.

Curiosità sul film

Il film è il primo capitolo della trilogia delle tre madri, al quale fanno seguito Inferno (1980) e La terza madre (2007). È considerato, insieme a Profondo rosso, il capolavoro di Dario Argento.

La scena in cui Stefania Casini precipita sul filo di ferro arrotolato, fu realizzata in una vera stanza piena di fil di ferro. Le istruzioni di Argento all'attrice furono semplicemente di buttarsi sul filo e di provare a fare qualche passo. In effetti, l'attrice riuscì a fare pochissima strada e, ben presto, fu completamente bloccata dal filo, tanto che per liberarla furono necessarie alcune cesoie e molta pazienza. Inoltre, il filo di ferro provocò numerose escoriazioni sul corpo dell'attrice e per questo la scena non fu ripetuta.

La musica di Suspiria fu composta dai Goblin (Claudio Simonetti, Agostino Marangolo, Massimo Morante e Fabio Pignatelli) in collaborazione con lo stesso Argento. La colonna sonora del film è stata utilizzata durante le finali del nuoto sincronizzato alle XXX Olimpiadi di Londra dalla compagine russa, che si è aggiudicata la medaglia d'oro.

Tra il 30 gennaio e il 1º febbraio 2017 la pellicola è tornata nelle sale italiane in versione restaurata ad esattamente 40 anni di distanza dalla sua prima uscita al cinema.

La mia opinione

Il regista, abbandona il giallo classico per immergersi in un incubo gotico e surreale. Un film che non si guarda: si subisce. Suspiria è un’esperienza sensoriale, che ha consacrato Argento come maestro del brivido.

Voto: 8

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La Corte dei Conti dice no: il ponte è uno spreco monumentale


Articolo da Lipu 

Il primo soggetto terzo che si pronuncia sul Ponte lo boccia. Gravissimi gli attacchi alla magistratura contabile dello Stato che ha certificato tutte le anomalie di un progetto insostenibile da tutti i punti di vista

La Corte dei Conti ha bocciato ieri la delibera CIPESS (n. 41/2025) relativa al progetto del Ponte sullo Stretto di Messina, negando il visto di legittimità all'opera da 13,5 miliardi di euro. Una decisione che conferma le gravi criticità segnalate dalle associazioni ambientaliste alla magistratura contabile e che tutela le tasse dei cittadini che il governo ha deciso di destinare ad un intervento che non sta in piedi dal punto di vista progettuale, ambientale, economico e procedurale.

Greenpeace Italia, Legambiente, Lipu e WWF Italia, avevano presentato alla Corte dei Conti due dettagliate memorie in cui evidenziavano le molteplici irregolarità del progetto: dalla violazione delle normative europee e nazionali in materia ambientale, all'insostenibilità economica dell'opera, fino alle criticità procedurali che hanno caratterizzato l'intero iter autorizzativo.

"La Corte dei Conti ha confermato ciò che sosteniamo da anni: il progetto del Ponte sullo Stretto è un'opera insostenibile sotto ogni profilo" dichiarano congiuntamente le quattro associazioni, che aggiungono: "Il primo soggetto ‘terzo’ chiamato a pronunciarsi sul Ponte non ha potuto fare altro che evidenziarne tutte le problematiche irrisolte. I magistrati contabili hanno rilevato criticità fondamentali: dalle coperture economiche incerte, all'affidabilità delle stime di traffico, dalla conformità alle normative ambientali e antisismiche, fino alla violazione delle regole europee sul superamento del 50% del costo iniziale del progetto senza nuova gara d'appalto. Tutto l’iter seguito dal Governo Meloni è stato caratterizzato da continue forzature che non sono mai state risolte, ma che si è tentato di superare con ulteriori forzature, come i continui voti di fiducia per aggirare la discussione e il confronto in Parlamento, finendo per determinare un ‘mostro’ giuridico con pesanti elementi di anticostituzionalità".

Le associazioni ricordano che nella memoria presentata a metà settembre alla Corte avevano messo in evidenza proprio questi aspetti cruciali: "Avevamo contestato, oltre ai vizi istruttori relativi alla procedura di Valutazione di impatto ambientale (VIA) e alla Valutazione di incidenza (VInca), in violazione delle direttive comunitarie, l'utilizzo strumentale dei motivi imperativi di rilevante interesse pubblico (IROPI), con la ridicola forzatura di definire il Ponte come 'opera militare' per aggirare i vincoli ambientali. Avevamo sollevato dubbi sull'assegnazione dell'opera senza bando di gara internazionale, in contrasto con le norme europee sulla concorrenza".

"Ancora più grave - proseguono le associazioni - è l'incertezza sui costi reali dell'opera, che già oggi partono da 13,5 miliardi, ma che potrebbero lievitare drammaticamente, come sempre accade per le grandi opere in Italia. La relazione costi-benefici presentata dal Governo si basa su calcoli del tutto irrealistici sull'incremento del PIL e sui flussi di traffico previsti".

Greenpeace Italia, Legambiente, Lipu e WWF Italia sottolineano inoltre come il progetto presenti carenze progettuali ancora irrisolte. Mancano studi sismici fondamentali, non sono stati completati test di tenuta essenziali e troppe decisioni vengono rinviate al progetto esecutivo. La Corte dei Conti ha evidenziato che manca persino il parere del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici sul progetto definitivo e quello dell'Autorità dei Trasporti sul piano tariffario.

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Fonte: Lipu

Autore: 
Lipu 

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Articolo tratto interamente da Lipu


Salari in caduta libera: -8,8% in quattro anni


Articolo da L'Indipendente

Nonostante la crescita delle buste paga, il portafoglio degli italiani pesa meno di quanto non lo facesse quattro anni fa. A certificarlo sono gli ultimi dati dell’Istat sui contratti collettivi e le retribuzioni contrattuali, che prendono in esame il terzo trimestre del 2025. Negli ultimi tre mesi, rimarca l’ufficio italiano di statistica, la crescita tendenziale delle retribuzioni contrattuali ha rallentato rispetto al trimestre precedente, pur mantenendosi al di sopra dell’inflazione; i salari reali, tuttavia, rimangono inferiori dell’8,8% rispetto a quelli di gennaio 2021. L’aumento dei salari nominali rivendicato dal governo Meloni, insomma, è ancora ben lontano da compensare l’incremento dei prezzi degli ultimi anni, che sta lentamente erodendo il potere di acquisto degli italiani.

I dati dell’Istat analizzano la situazione per i lavoratori dipendenti. Secondo l’ufficio, l’indice delle retribuzioni contrattuali lorde a settembre 2025 è rimasto invariato rispetto al mese precedente, ma ha registrato un aumento tendenziale (ossia su settembre 2024) del 2,6%; «l’aumento tendenziale è stato più marcato (3,3%) per i lavoratori della pubblica amministrazione, rispetto a quello dei dipendenti dell’industria (2,3%) e dei servizi privati (2,4%)», precisa l’Istat; il settore specifico a registrare l’aumento tendenziale maggiore è quello dei ministeri, con un aumento del 7,2%, seguito da quello della difesa, con un incremento del 6,9%. Inoltre, la retribuzione oraria media nel periodo gennaio-settembre 2025 è cresciuta del 3,3% rispetto allo stesso periodo del 2024.

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Fonte: L'Indipendente

Autore: 
Dario Lucisano

Licenza: Licenza Creative Commons
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale 4.0 Internazionale.


Articolo tratto interamente da L'Indipendente


Legge di bilancio 2026: tagli ai diritti, boom per l’industria bellica



Articolo da DinamoPress

La Legge finanziaria che sta per essere approvata ha l’obiettivo di rientrare dalla procedura d’infrazione per deficit eccessivo. Sono previsti tagli a investimenti pubblici, infrastrutture, trasporti, rete digitale, edilizia scolastica e messa in sicurezza del territorio. Prevede al contrario l’investimento di 12 miliardi per la spesa militare

Viviamo in un Paese dove la disuguaglianza sociale non è mai stata così ampia, con il 5% dei ricchi che detiene il 47,7% della ricchezza nazionale, mentre il 50% più povero si deve accontentare di un misero 7,4%; un Paese dove sono 5,7 milioni le persone che vivono in povertà assoluta, e fra loro si contano ben 1,3 milioni di minori.

Siamo inoltre il Paese nel quale i salari da lavoro sono i più bassi d’Europa, con un potere d’acquisto reale inferiore a quello del 1990, e le spese destinate alla scuola e alla formazione (4% del Pil) sono molto inferiori alla media europea, così come quelle destinate al servizio sanitario (6,3% del Pil).

Il nostro è anche un Paese da sempre sottoposto a enormi rischi ecologici: oltre a essere una delle aree fra le più colpite dalle ondate di calore prodotte dai cambiamenti climatici, il 23% del nostro territorio è a rischio di dissesto idrogeologico, mentre il 94,5% dei Comuni è a rischio frana, alluvione, erosione costiera o valanghe.

Un quadro socio-ecologico drammatico, dovuto in gran parte a decenni di politiche liberiste che, nel nome dell’austerità e dei vincoli finanziari di Maastricht, hanno consegnato diritti, beni comuni, servizi pubblici e democrazia ai grandi interessi finanziari.

Se questo è il quadro, un governo minimamente responsabile dovrebbe sapere quali siano la priorità d’intervento. A maggior ragione se questo governo è in mano a Giorgia Meloni  che così tuonava nel 2019 dai banchi dell’opposizione: «Basta austerità! Le politiche imposte dall’UE sono state un fallimento in Italia e in Europa. Ci vuole subito un imponente piano nazionale ed europeo di investimenti pubblici in infrastrutture, trasporti, rete digitale, edilizia scolastica e messa in sicurezza del territorio. Facciamo ripartire la nostra Nazione, soprattutto il Sud Italia, e contestualmente la nostra economia».

La stessa Giorgia Meloni che non perdeva occasione per denigrare i governi in carica definendoli «appendice delle agenzie di rating». Esternazioni e definizioni sul cui merito non vi è nulla da eccepire, ma anche per Giorgia Meloni è giunto il momento di spiegare, adesso che il governo è nelle sue mani, come mai le medesime agenzie di rating si spellino le mani negli applausi e riceva il sentito apprezzamento di Mario Monti, l’emblema dell’austerità di governo.

E invece Giorgia Meloni, non solo non spiega, ma addirittura si vanta, dichiarando che «la promozione in serie A da parte delle agenzie di rating dimostra la giustezza della nostra strategia di governo» e predisponendo una Legge di Bilancio «realistica e responsabile».

Parliamo di una manovra, presentata in Senato il 22 ottobre scorso, complessivamente modesta –18 miliardi – ma le cui coordinate sono ben definite: l’obiettivo, in perfetto ossequio ai dettami di Bruxelles, è il rientro dalla procedura d’infrazione per deficit eccessivo e, per farlo, ben 10 dei 18 miliardi deriveranno dai tagli ai Ministeri e agli Enti Locali, con conseguente ulteriore sacrificio di welfare e di investimenti sociali ed ecologici.

Fra le misure previste, non vi è alcun piano contro la precarietà, mentre Il taglio del cuneo fiscale viene prorogato, ma i benefici per i redditi da lavoro saranno irrisori e già abbondantemente assorbiti dall’inflazione; la sanità viene rifinanziata, ma in misura drammaticamente insufficiente a riportare la spesa sanitaria a un decente rapporto rispetto al Pil, mentre le misure contro la povertà, già falcidiate con l’abbandono del reddito di cittadinanza e la sua sostituzione con l’assegno di inclusione, vedranno un ulteriore drastico taglio con la riduzione delle risorse del Fondo Povertà. Non pervenuta alcuna misura di contrasto agli effetti dei cambiamenti climatici e alla messa in sicurezza del territorio.

Una finanziaria lacrime e sangue e questa volta anche in senso letterale. Perché la vera cifra di tutta la manovra è liberare risorse per il riarmo, per la Difesa, per la produzione degli armamenti.

La Legge di bilancio prevede infatti un aumento della spesa militare per il triennio 2026-2028 di 12 miliardi. Ma, poiché le spese militari non si evincono solo da quanto scritto nella legge di bilancio, in quanto vanno ulteriormente considerati sia il bilancio proprio del Ministero della Difesa, sia il bilancio integrato in sede Nato (che contempla le risorse fornite dal Mimit – Ministero delle imprese e del made in italy – finalizzate agli investimenti militari), il totale delle spese militari nel 2026 raggiungerà la cifra record di 35 miliardi (+45% nell’ultimo decennio), con una spesa per programmi di armamento che supererà i 13 miliardi (+60% nell’ultimo quinquennio).


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Fonte: DinamoPress

Autore: Marco Bersani


Articolo tratto interamente da DinamoPress 


Riforma Nordio: il volto nuovo dell’autoritarismo



Articolo da la Sinistra quotidiana

Riforma che avanza, grande opera che si arena. L’elemento in comune tra la riorganizzazione della giustizia all’epoca del melonismo e la stratentata apertura dei cantieri per l’edificazione del ponte sullo stretto di Messina sembra essere una manifesta, peraltro tutt’altro che nuova e, per questo, sorprendente, ostilità del governo delle destre nei confronti della magistratura della Repubblica. Se al complessivo impianto dei provvedimenti di Nordio si oppone il referendum, i giudici che lo sostengono sono ovviamente tacciati di essere di parte (nel senso di “partito“). Se il referendum lo chiede addirittura l’esecutivo stesso, allora è un grande segnale di democrazia: chiamare il popolo a confermare la volontà di Palazzo Chigi.

Se la Corte dei Conti boccia la delibera del Comitato interministeriale per la programmazione economica in merito al ponte sullo stretto, riecco l’accusa a caratteri cubitali sui giornali di area contro i giudici: non vogliono il progresso della nazione, si mettono in mezzo, fanno sostanzialmente politica ma con le decisioni e le sentenze.  Per la tempestività con cui tutto questo avviene, la vicenda dello stop all’avvio dell’iter per l’apertura dei cantieri tra Scilla e Cariddi, maggiore appare l’evidente contrapposizione che Giorgia Meloni e Matteo Salvini pongono tra il loro modo di governare e le correlazioni con gli altri poteri dello Stato.

Non c’è nemmeno più bisogno di argomentare il perché il premierato sia stato, in sostanza, per ora accantonato: la maggioranza di governo in Parlamento è talmente solida e compatta (nonostante le scaramucce interne che vengono messe a tacere quando si tratta di difendere grandi interessi che, a loro volta, garantiscono la stabilità dell’esecutivo) da scongiurare al momento una istituzionalizzazione del predominio di Palazzo Chigi sulle Camere. De facto è così: la riforma Nordio passerà oggi al Senato, in quarta lettura, in soli nove mesi di discussione, saltando tutta una serie di tempistiche che non sono meri formalismi, ma esigenze costituzionali atte a garantire un confronto tra le parti.

Il governo Meloni invece va avanti spedito, pur non avendo raggiunto in Parlamento i numeri che gli consentirebbero di aggirare il ricorso popolare al referendum che, in questo modo, scatta obbligatoriamente. Così, i patriottissimi lo intendono trasformare in uno strumento di ampio consenso, mostrando e dimostrando che dalla loro hanno, se non altro, alcuni sondaggi che affermano come oltre il cinquanta per cento degli italiani si favorevole alla separazione delle carriere dei magistrati. Sintetizzata nella locuzione molto conosciuta, pare una buona cosa: impedire delle sommatorie, delle commistioni, delle ingerenze indebite.

In realtà, pesi e contrappesi esistono già oggi e la missione delle destre, che data dal primo ingresso prepotente del berlusconismo nel campo della giustizia per limitarne i poteri dati dalla Carta del 1948 a pubblici ministeri e giudici, è quella di asservire la magistratura al potere esecutivo, di fare del PM un organo più di polizia governativa invece che un pubblico accusatore che cura gli interessi di tutta la Repubblica (si chiama infatti così… “procuratore“). Il punto in questione, quindi, è il passo in avanti che fa una disarticolazione dell’equilibrio tra i poteri dello Stato, un attacco frontale ad una tenuta democratica che è già compromessa da tre anni di assolutizzazione governativa e di imposizione in tutti gli apparati di persone gradite a Palazzo Chigi.

Uno dei problemi riguardanti proprio il mantenimento del complesso intreccio tra diritti, libertà, doveri e amministrazione del Paese riguarda il rispetto degli ambiti di competenza: formalmente la maggioranza e il governo si muovono nel perimetro costituzionale, non violando alcuna norma. Ma ogni volta che lo fanno, forzano questi limiti non rispettando le prerogative delle opposizioni, acquisendo il potere e non solamente gestendolo pro tempore. C’è già nell’accettazione del referendum sulla riforma della giustizia un chiaro segnale di strumentalizzazione dello stesso: non dovrebbe essere il governo a muoversi in questo senso, ma il suo contraltare parlamentare.

Per Giorgia Meloni si pone comunque la questione, come la si pose per Renzi quando tentò di alterare gli equilibri del sistema magistratuale entro quelli del sistema democratico, di una personalizzazione eccessiva del referendum e, quindi, di trasformare il medesimo in un quesito pro o contro lei, pro o contro il suo governo. Indubbiamente sarebbe improprio impostare così una campagna referendaria su un tema che riguarda essenzialmente altro: ma è innegabile che questa riforma è stata gestita senza pensare ad un minimo coinvolgimento delle opposizioni in un rapporto dialettico, in una interazione che consentisse dei miglioramenti del testo.

Articolo tratto interamente da la Sinistra quotidiana 


Io distinguo due tipi di successo...


"Io distinguo due tipi di successo: quello che ho avuto nello sport e quello nel cinema. Il primo è mio e non me lo leva nessuno. Il secondo è quello che il pubblico ha deciso di darmi e che mi ha permesso di fare 120 film."

Bud Spencer


Decine di persone muoiono a causa della febbre della Rift Valley in Senegal



Articolo da Wikinotícias

Questo articolo è stato tradotto automaticamente. La traduzione rende il senso dell’articolo, tuttavia consigliamo di leggere il testo originale su Wikinotícias

Un'epidemia di febbre della Rift Valley ha già causato 28 vittime in Senegal da settembre. Sono stati confermati più di 340 casi.

La malattia è causata dal virus FVR, trasmesso dagli animali, compresi gli animali domestici e le zanzare, all'uomo.

Nei casi più gravi, si verifica un'emorragia epatica, che di solito porta alla morte. Altri sintomi gravi includono cecità e infiammazione cerebrale.

L'epidemia è concentrata nel nord del Paese, principalmente nella regione di Saint-Louis.

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Fonte: Wikinotícias

Autori: vari

Licenza: Creative Commons License
This work is licensed under a Creative Commons Attribution 2.5 Generic License.

Articolo tratto interamente da 
Wikinotícias


Forse non sono...

Sean Connery nel 2008 al Film Festival Internazionale di Edimburgo

"Forse non sono un buon attore, ma qualsiasi cosa avessi fatto sarebbe stata peggio."

Sean Connery

Photo credit Stuart Crawford, CC BY-SA 3.0, da Wikimedia Commons


31 ottobre 2002 - Terremoto del Molise: alle ore 11:32 una potente scossa di magnitudo 5.4 della scala Richter provoca il crollo della scuola elementare di San Giuliano di Puglia uccidendo 27 bambini e una maestra

Panorama S.Giuliano di P.(CB)


Articolo da Wikipedia, l'enciclopedia libera

Il terremoto del Molise del 2002 è stato un sisma verificatosi tra il 31 ottobre e il 2 novembre 2002, con epicentro situato in provincia di Campobasso tra i comuni di San Giuliano di Puglia, Colletorto, Santa Croce di Magliano, Bonefro, Castellino del Biferno e Provvidenti.

La scossa più violenta, alle 11:32 del 31 ottobre, ha avuto una magnitudo di 6,0 gradi della magnitudo momento, con effetti corrispondenti all'VIII-IX grado della scala Mercalli[1]. Durante il terremoto crollò una scuola a San Giuliano di Puglia: morirono 27 bambini e una maestra. Le indagini giudiziarie, portate a compimento dal procuratore della Repubblica presso il tribunale di Larino, Nicola Magrone, e sfociate in un processo, hanno stabilito che il crollo della scuola era stato determinato da responsabilità umane: costruttori, progettisti, tecnico comunale e sindaco dell'epoca sono stati definitivamente condannati dalla corte di cassazione il 28 gennaio 2010[2].

Altre due persone morirono in circostanze diverse in occasione del terremoto. Circa 100 furono i feriti e 3.000 gli sfollati in provincia di Campobasso. Anche nella provincia di Foggia ci furono numerosi sfollati e una decina di comuni riportarono danni di rilievo a edifici storici e abitazioni. 

Nella notte tra il 30 e il 31 ottobre erano già state avvertite tre scosse di terremoto, di cui la più forte alle ore 3:27 (magnitudo 3,5 della scala Richter, IV-V grado della scala Mercalli).

La scossa più forte si ebbe alle ore 11:32 di giovedì 31 ottobre 2002 nella zona del basso Molise, situata a nord-est della provincia di Campobasso e compresa tra i Monti Frentani e la valle del Fortore: ebbe una durata di 60 secondi e fu avvertita distintamente nell'intero Molise, in Capitanata, in provincia di Chieti, e venne percepita fino nelle Marche,[3] a Pescara, Roma, Napoli, Bari, Benevento, Matera, Brindisi, Potenza, Salerno e Taranto.

A San Giuliano di Puglia, comune vicino all'epicentro (localizzato tra Campobasso, Larino e l'Appennino Dauno, in provincia di Foggia), durante la scossa il solaio di copertura di parte dell'edificio scolastico "Francesco Jovine" che comprendeva scuola materna, elementare e media crollò sulla parte sottostante: sotto le macerie rimasero intrappolati 58 bambini, 8 insegnanti e 2 bidelli.

 Durante la stessa giornata si ebbero altre due scosse (V grado della scala Mercalli). La terra continuò a tremare anche nella mattinata del giorno successivo.

Alle 16:02 del 1º novembre si verificò una seconda forte scossa (magnitudo momento 5,7, VIII grado della scala Mercalli), con epicentro tra i comuni di Sant'Elia a Pianisi, Casacalenda e Colletorto, anch'essa della durata di circa 60 secondi e avvertita in tutta l'Italia centrale e meridionale. Seguì una seconda scossa meno intensa (magnitudo 4,1). Le nuove scosse provocarono il crollo di altri edifici, già danneggiati dal sisma del giorno precedente, tra i quali un campanile a Castellino del Biferno. Il viadotto della Trignina riportò seri danni. Furono evacuati diversi edifici pubblici ed ospedali, tra i quali il palazzetto dello sport di San Giuliano, dove era stata allestita la camera ardente per le vittime, e la prefettura di Campobasso, dalla quale venivano coordinate le operazioni di soccorso.

Una terza scossa (magnitudo 4,2 della scala Richter, VI grado della scala Mercalli) si verificò alle 18:21, provocando danni alle abitazioni in particolare in alcuni comuni abruzzesi

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