In tutto il mondo, chi marcia pacificamente per la Palestina viene trattato come un nemico. Prendete la Francia: a Parigi, la polizia ha caricato manifestanti con gas lacrimogeni e manganelli solo perché gridavano "Free Palestine". Decine di feriti, arresti di massa. In Germania, a Berlino, hanno vietato cortei interi con la scusa dell'"antisemitismo", ma è solo per non disturbare Israele. Negli USA, a New York e Washington, la repressione è stata feroce: studenti universitari pestati, tende strappate nei campus, oltre 2.000 arresti dall'inizio del 2025 secondo Human Rights Watch.
E in Italia? Qui da noi, a Roma e Milano, la questura nega permessi per "ordine pubblico", ma poi lascia passare tutto quando si tratta di altre cose. È una vergogna! Vogliono zittirci perché stiamo denunciando la verità: quello che sta succedendo a Gaza non è "autodifesa", è un genocidio sistematico. Bombardamenti day and night su ospedali, scuole, campi profughi. Oltre 45.000 morti palestinesi confermati dall'ONU al 30 dicembre 2025, il 70% donne e bambini. Case rase al suolo, fame imposta con l'assedio. E loro lo chiamano "guerra contro Hamas"? No, è pulizia etnica, e chi protesta viene criminalizzato per non far vedere il sangue sulle mani di Netanyahu e dei suoi alleati.
Parliamo di soldi, perché fa ancora più male. In Italia, il governo Meloni ha stanziato oltre 1,2 miliardi di euro per export militari a Israele nel 2025, inclusi missili e droni, come riportato dal sito del Ministero della Difesa e dal SIPRI (Stockholm International Peace Research Institute). Soldi nostri, tasse pagate da noi, che finiscono su bombe che uccidono civili. E mentre Gaza muore di fame, noi mandiamo armi? Intanto, l'UE ha approvato nuovi fondi, ma quante voci si alzano contro? Pochi, troppo pochi.
Non posso non pensare alle vittime innocenti, gente come noi, con sogni e famiglie. Ricordate Laila al-Sayed, 6 anni, uccisa da un drone israeliano mentre giocava fuori casa a Gaza City? O Hind Rajab, anche lei 6 anni, intrappolata in un'auto con zii e cuginetti, bombardata viva mentre singhiozzava al telefono implorando "Zio, ho paura, salvami". Ahmed al-Najar, 15 anni, centrato da un missile sulla via per la scuola. E poi ci sono Salma e Mohammed, fratellini di 4 e 7 anni, sepolti sotto le macerie del loro palazzo a Rafah il 15 dicembre. O la dottoressa Nahed Abu Taimeh, madre di tre figli, uccisa mentre salvava pazienti in ospedale. Non erano combattenti, erano vite normali spezzate da ordigni made in Italy e USA.
Queste storie non sono numeri, sono persone. E noi, qui, non possiamo girarci dall'altra parte. Difendiamo la Palestina, la giustizia, il diritto alla vita per tutti.
Autore: Spartaco







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