Articolo da Sbilanciamoci.info
Decine di interventi e 300 partecipanti online all’incontro della Rete delle Società scientifiche tenuto il 15 dicembre all’Università di Siena sulla Lettera aperta “Per l’autonomia, il finanziamento e la dignità dell’università e della ricerca”, sottoscritta finora da 138 società.
Il moltiplicarsi di interventi del governo nel settore dell’università e della ricerca equivale a una contro-riforma. A preoccupare sono non solo le leggi su pre-ruolo e concorsi, ma anche il decreto sull’Anvur, che mina l’indipendenza della valutazione, la legge delega sul riordino del sistema e la legge di bilancio. E’ questo il quadro preoccupante che minaccia l’autonomia, il finanziamento e la dignità dell’università e della ricerca, emerso nell’incontro organizzato il 15 dicembre dalla Rete delle Società scientifiche al Dipartimento di Economia e statistica dell’Università di Siena. Al centro della discussione la lettera aperta indirizzata il 20 novembre scorso a Governo e Parlamento, e sottoscritta finora da 138 Società Scientifiche, che analizza i nodi di una riforma disorganica, destinata a erodere progressivamente il ruolo e l’indipendenza dell’università.
Nei giorni della confusione del governo sulla legge di bilancio non si discute della riduzione dei finanziamenti che si prospetta. I fondi per il 2026 saranno inferiori in termini reali a quelli di due anni fa e mancano risorse adeguate per i programmi di ricerca e per la stabilizzazione di una parte dei giovani precari. La conclusione dei finanziamenti del Pnrr sta portando a un calo delle risorse per gli atenei che avrà conseguenze pesanti nel 2026. L’Italia investe in università e ricerca molto meno della media europea. Le conseguenze sono ormai evidenti: carriere bloccate, emigrazione verso centri di ricerca e università straniere, riduzione della qualità dell’offerta formativa, impossibilità di competere sul piano internazionale. Come evidenziato dall’ultimo rapporto CNEL, tra il 2011-2024 sono emigrati dall’Italia 630mila giovani. Tra chi lascia l’Italia il 42,1% è laureato, mentre la capacità di attrazione del nostro Paese è in discesa libera: su nove under 34 che vanno all’estero, c’è un solo coetaneo straniero proveniente dalle principali economie avanzate che sceglie di arrivare nel nostro paese.
Al centro delle critiche delle Società scientifiche c’è anche il modello di governance prospettato dal governo, calato dall’alto senza un confronto con le comunità di riferimento, che favorisce l’accentramento delle decisioni a livello ministeriale e all’interno degli stessi atenei, con il mandato dei rettori che potrebbe passare dagli attuali sei anni addirittura a dieci anni. La preoccupazione per il crescente controllo dell’esecutivo è rafforzata dai piani di svuotamento del CUN e dalle voci sul progetto ministeriale che prevederebbe la designazione di un rappresentante del Governo in tutti i Consigli di Amministrazione delle Università statali.
Uno strumento di controllo è anche la riforma della valutazione, con il decreto – ora in attesa della firma del Quirinale – che rende l’Anvur un’emanazione del Governo anziché un soggetto indipendente espressione della comunità scientifica. Nell’incontro di Siena, è stata ribadita la critica al ruolo svolto fin qui dall’Anvur, che con la sua logica bibliometrica ha spinto i ricercatori a privilegiare la quantità di pubblicazioni rispetto a qualità e originalità. Ma con le nuove norme l’Anvur rischia di diventare qualcosa di peggio: un meccanismo pervasivo di sorveglianza degli atenei e una leva di indirizzo politico.
In tema di concorsi – con la legge ora approvata dal Senato e in attesa di passare alla Camera, che abolisce l’Abilitazione scientifica nazionale – è emersa la preoccupazione che il ritorno alla dimensione locale prevalga sul riconoscimento della qualità della ricerca. Molti i problemi che le nuove norme prospettano, senza che emerga in modo chiaro una maggiore assunzione di responsabilità da parte delle università e dei Dipartimenti.
Molti altri i problemi urgenti che sono stati sollevati: il disastro del semestre del primo anno di Medicina terminato ora nel caos, l’attacco della Premier Giorgia Meloni all’Università di Bologna per il corso ad hoc per i militari, i favori che il governo continua a offrire alle università telematiche private for profit. Tutti segnali inquietanti di un sistema pubblico che viene indebolito e messo sotto attacco.
Autore: Gabriele Carchella

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Articolo tratto interamente da Sbilanciamoci.info







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