
Articolo da Teste Libere
In Grecia, con 153 voti a favore su 300 parlamentari, è stata approvata il 17 luglio un provvedimento per un ulteriore licenziamento dei dipendenti pubblici, con un taglio di 15.000 insegnanti di licei professionali e con la prevedibile chiusura di molte di queste strutture pubbliche. Inoltre è stata soppressa la polizia municipale, con il conseguente licenziamento di tutto il personale.
La popolazione non partecipa neppure più agli scioperi: c’è rassegnazione e la paura è così dilagata da indurre all’immobilismo. Nel frattempo, sindacato e partiti si adoperano per promuovere delle manifestazioni che chiamano a raccolta le persone attorno al fatto che... bisogna cambiare qualcosa! Ma lo sanno già bene le centinaia di migliaia di persone che hanno perso il posto di lavoro anche quest’anno. Lo sanno perfettamente i milioni di Greci che non hanno più accesso alle cure, così come lo sanno le decine di migliaia che vivono nei parchi della capitale perché hanno perso la loro casa. Lo sanno persino i bambini: quei bambini che svengono per la fame o che vengono lasciati in istituti dai loro genitori perchè è l’unico modo per non farli morire di fame.
E’ la ‘democrazia europea’ baby! E mentre in Italia si danza un artefatto walzer dell’incertezza, all’ombra del Fondo Monetario Internazionale, della BCE e della Commissione Europea, quest’autunno potremmo accorgerci di essere diventati giorno dopo giorno sempre più… “Grecia”.
Fonte: Nikolais Kleitsikas, scrittore e storico greco
Fonte: Teste Libere
Autore: Monia Benini
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Articolo tratto interamente da Teste Libere
Photo credit Christophe Meneboeuf [CC-BY-SA-3.0], via Wikimedia Commons
L'ho appena sentito al tg, è un incubo, ho un'immensa solidarietà nei loro confronti, spero che riescano a riprendersi, ma è tanto dura!
RispondiEliminaL'incubo potrebbe divenire anche nostro se non si fa quello che è possibile per cambiare, anche se non saprei dire in che modo.
Ti saluto caro Cavaliere.
Davvero angosciante. Ma l'IMMOBILISMO mi fa rabbia. Anche il nostro, così incomprensibile, da terzo mondo.
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