Articolo da Diálogos do Sul Global
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Le organizzazioni dei lavoratori denunciano la presenza di compagnie militari private statunitensi, le accusano di ingerenza e mettono in guardia dal saccheggio delle ricchezze di Haiti.
Diciotto sindacati e organizzazioni haitiane hanno inviato una lettera aperta molto dura a nove senatori statunitensi, accusando Washington di perseguire una politica estera “incoerente” e dannosa nei confronti di Haiti.
Il documento, firmato da leader come Charles Herold Civil, Josué Mérilien, Esther Eloy e Jean Gardy Brutus, della Centrale unitaria dei lavoratori del settore pubblico e privato di Haiti (CUTRASEPH), denuncia che tali azioni contribuiscono a gravi violazioni dei diritti fondamentali, tra cui il diritto all'autodeterminazione del popolo haitiano.
Contraddizioni tra discorso e pratica
I firmatari hanno accolto con favore la posizione dei deputati Edward J. Markey, Chris Van Hollen, Raphael Warnock, Elizabeth Warren, Bernard Sanders, Alex Padilla, Peter Welch, Cory Booker e Adam Schiff, che il 24 luglio 2025 hanno interrogato il Segretario di Stato americano Marco Rubio e il Segretario per la sicurezza interna Kristi Noem sulle contraddizioni dell'amministrazione Trump ad Haiti.
Uno dei punti principali sollevati è l’incompatibilità tra la presenza di una “forza di sicurezza privata” statunitense e la Missione multinazionale di supporto alla sicurezza (MSS) autorizzata dalle Nazioni Unite (ONU).
I sindacati avvertono che sono già state inviate armi nel Paese e che stanno per essere schierate forze paramilitari, il che potrebbe “compromettere la legittimità e l’efficacia” della missione ufficiale.
Politica migratoria e sicurezza: doppi standard
La lettera evidenzia anche l'incoerenza di Washington nell'emettere avvisi di viaggio ad alto rischio per Haiti, pur mantenendo politiche di deportazione dei migranti haitiani e cercando di eliminare lo status di protezione temporanea (TPS).
"Come possiamo giustificare l'inclusione di Haiti nel divieto di viaggio e allo stesso tempo affermare che il Paese è sicuro per il ritorno dei suoi cittadini deportati?" si chiedono, sottolineando che lo stesso Dipartimento di Stato ha raccomandato agli americani di "scrivere il proprio testamento" prima di recarsi in territorio haitiano.
Rischio di violenza e saccheggio delle risorse
I sindacati descrivono la situazione come una “vulnerabilità pianificata” e affermano che la presenza incontrollata di compagnie militari private statunitensi – con una storia di violazioni dei diritti umani – rappresenta una minaccia urgente.
“Le armi ci sono già; coloro che sanno come maneggiarle sono lì, di fronte a un popolo disarmato, sfollato e destabilizzato… Dobbiamo aspettarci un’ondata indescrivibile di spargimento di sangue con obiettivi genocidi, seguita dal saccheggio delle risorse minerarie di Haiti?”
Le organizzazioni sottolineano che il Senato haitiano ha dichiarato, con risoluzioni del 2011 e del 2013, l'incostituzionalità della presenza di truppe straniere nel Paese, riferendosi all'epoca alla Missione di Stabilizzazione delle Nazioni Unite ad Haiti (MINUSTAH). Per i firmatari, sia i mercenari statunitensi che la MISS "sono due facce della stessa medaglia" che minano la sovranità nazionale.
Appello internazionale all'azione
La lettera si conclude con un appello ai senatori statunitensi affinché agiscano per garantire il rispetto dei diritti del popolo haitiano, tra cui il diritto alla vita e all'autodeterminazione. La denuncia, oltre a denunciare le contraddizioni della politica estera di Washington, fa luce su un possibile aumento del controllo militare ed economico nel paese caraibico, sotto le mentite spoglie di missioni umanitarie.
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Fonte: Diálogos do Sul Global
Autore: Redação Diálogos do Sul Global
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