
Articolo da Progetto Melting Pot Europa
Reportage dalla staffetta #overthefortress: confini chiusi, proteste ed assenza di informazione.
"Quanti bambini sono ancora presenti?" Bilal ci risponde un centinaio. Ne vediamo parecchi aggirarsi tra le tende, i più piccoli, nati pochi mesi fa, sono accuditi amorevolmente dalle madri, al riparo dal sole cocente che sfiora i 40°. Partorire e nascere in un viaggio così duro e provante: solo a pensarci fa venire i brividi. È la testimonianza di quanta forza e coraggio hanno queste persone sospese per un lasso di tempo non prevedibile tra la vita e la morte. Altri bambini giocano tra loro, notiamo dei neonati nell’angolo morbido allestito dai volontari sotto un gazebo. I pochi rubinetti dell’acqua aiutano a combattere la calura.
Siamo al valico serbo ungherese tra Horgos e Roszke, teatro di una pagina buia della storia dell’Europa fortezza.
Le cariche brutali della polizia ungherese contro le donne e i bambini che avevano oltrepassato la barriera hanno certamente lasciato il segno, in tanti hanno deciso di incamminarsi verso i valichi di Sombor / Beli Manastir, Tovarnik e Batina / Bezdan, ma un gruppo nutrito di persone non desiste. Sono sedute per terra, davanti a loro la cancellata rinforzata dal filo spinato tagliente. Hanno cartelli con scritto "dove sono i diritti umani", "niente cibo niente acqua, staremo qua per sempre", "per favore Merkel aiutaci", "non abbiamo più case, dovremo vivere qua", "questa è una vergogna per l’Europa".
Ci dicono di essere in sciopero della fame, chiedono di passare, sono stremati e privi di informazioni ufficiali e riscontrabili. Per Orban, il capo del governo ungherese, la linea della fermezza però non è negoziabile, il confine rimane chiuso e presidiato da un numero spropositato di poliziotti.
Le persone rimaste accampate in questo valico sono ancora quattrocento.
A dare supporto un esiguo numero di volontari locali, assieme a dei ragazzi tedeschi, cechi, ungheresi che, oltre ad aver allestito lo spazio bimbi, distribuiscono cibo e acqua potabile. Nessuna organizzazione non governativa è presente, poco il personale medico della Croce Rossa con un’ambulanza al seguito.
Continua la lettura su Progetto Melting Pot Europa
Fonte: Progetto Melting Pot Europa
Autore: redazione Progetto Melting Pot Europa
Licenza: Creative Commons (non specificata la versione)

Articolo tratto interamente da Progetto Melting Pot Europa
Photo credit Gémes Sándor/SzomSzed [CC BY-SA 3.0], via Wikimedia Commons
Sono più umani i cani degli uomini.
RispondiEliminaNessuna umanità...purtroppo !
RispondiElimina