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domenica 29 giugno 2025

Viviamo in una società sonnambula?



Articolo da Dialektika

Questo articolo è stato tradotto automaticamente. La traduzione rende il senso dell’articolo, tuttavia consigliamo di leggere il testo originale su Dialektika

Prima di tentare di rispondere a questa domanda, o meglio, a questa difficile domanda, sembra necessario chiarire cosa si intende quando si parla di "sonnambulismo" o, meglio ancora, chi può essere definito sonnambulo.

Secondo la Real Académie Española, il termine sonnambulo, derivato dal latino somnus "sonno" e ambulāre "camminare", è correlato al termine funambŭlus "camminatore lento", che si riferisce a una persona "che, mentre dorme, ha una certa attitudine a svolgere alcune funzioni corrispondenti alla vita sociale esterna, come alzarsi, camminare e parlare".

In termini aggregati e sociali, una "società sonnambulica" è caratterizzata dal fatto che i suoi attori principali (i cittadini) sviluppano una serie di automatismi o comportamenti regolati, o, se si preferisce, normalizzati e interiorizzati, che li portano a riprodurli individualmente e/o collettivamente, senza rendersi conto di agire in una realtà parallela a quella di altri, che hanno riflettuto su come gli individui, i loro stakeholder e la società nel suo complesso dovrebbero comportarsi. In altre parole, ci si può sentire come "immersi" nel sogno di qualcuno che sogna noi.

Questo scenario spinge il sonnambulo a interagire con l'ambiente in cui si trova, sviluppando una serie di comportamenti, azioni ed emozioni, anche se molto probabilmente distanti da quelli di un'altra realtà vicina che lo circonda.

D'altro canto, le coordinate in cui ci muoviamo normalmente sono condizionate, e perfino determinate, dai nostri sensi, che a volte distorcono la nostra percezione delle cose.

Anche la memoria, secondo Veronica O'Keane, è falsa, o almeno in gran parte falsa. Pensiamo per un attimo a come il nostro corpo sia un grande recettore di sensazioni e a come, da queste, si creino nella nostra memoria i ricordi, grazie ai quali, una volta immagazzinati, plasmano le persone. I ricordi umani sono vivissimi, forgiati nel momento presente. Seguendo il ragionamento di quest'autrice, i ricordi non sono unità di informazione che danno origine a una memoria fissa che il cervello conserva nei suoi archivi per quando è necessario accedervi, ma piuttosto qualcosa che si forgia nel momento presente; qualcosa di vivo e, in definitiva, ciò che siamo.

Inoltre, come se non bastasse, nel tentativo di spiegare cos'è questa società sonnambula, dobbiamo anche considerare la presenza dell'immaginario collettivo, che, secondo il sociologo francese Edgar Morin, si riferisce a come un insieme di miti e simboli funzioni come una "mente sociale collettiva". Questo immaginario viene alimentato attraverso i media e si identifica con prodotti di consumo e personalità che esercitano una significativa influenza mediatica. In questo quadro, è tempo di parlare di come la società crea e ricrea – possibilmente inventa – un insieme di scenari e modelli d'azione che danno senso a ciò che viene fatto e a come le cose dovrebbero essere fatte, nel tentativo di porre rimedio alla paura dell'incertezza e, soprattutto, di costruire socialmente la realtà.

E la realtà può essere costruita socialmente, come hanno sottolineato Berger e Luckmann parlando della costruzione sociale della realtà, senza dimenticare il peso dei grandi media collegati ai centri di potere.

Se a questi ingredienti aggiungiamo i tanto temuti giudizi di valore che caratterizzano soggettivamente e, a volte, caricaturiscono una persona, un'idea, una situazione, ecc., basandosi su stereotipi, questa società sonnambula a cui facciamo riferimento potrebbe radicarsi e normalizzarsi nella vita delle persone.

Quando ciò accade, trovare una soluzione a un ambiente che ci robotizza non è un compito facile, ma non è meno vero che prendere coscienza dei limiti che questo può comportare è un punto di partenza per attenuare il peso e l'impatto che questa situazione ha sulla nostra vita personale, familiare e lavorativa, per citare solo alcuni aspetti della nostra esistenza.

Ora, viviamo davvero in una società sonnambula, o stiamo forse parlando di una realtà collettiva allucinatoria? Puoi rispondere alle tue domande, se vuoi, e provare a spiegare (tu stesso) se viviamo in una società sonnambula.

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Fonte: Dialektika

Autore: Ángel Olaz

Licenza: Licenza Creative Commons
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione 4.0 Internazionale.

Articolo tratto interamente da Dialektika


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