Questa è una storia che non tutti conoscono e di cui se ne parla poco, sicuramente invisa dall'attuale nostro governo.
Una vicenda, di cui avevo sentito parlare, ma sempre in modo superficiale, dopo qualche ricerca, ve la vorrei raccontare.
Negli anni dell'immediato dopoguerra, il Partito Comunista Italiano; tra il 1945 e il 1947, promosse un'iniziativa sociale chiamata, appunto i " treni della felicità" che coinvolse, oltre 70.000 bambini del Centro/Sud Italia, ospitati da famiglie del Nord.
Questi bambini, venivano soprattutto dalle città e dai paesi più bombardati dai tedeschi e dagli angloamericani. Molte famiglie del Meridione, già da prima della guerra riversavano in condizioni economiche precarie, con il secondo conflitto si ritrovarono ben presto in totale povertà.
Un primo passo fu mosso dalle donne dell' Unione Donne Italiane, che chiesero alle famiglie dell'Emilia e della Liguria di ospitare presso di loro i fanciulli bisognosi. I primi, arrivarono a Reggio Emilia, Modena, Bologna, Genova e La Spezia. Fu l'allora sindaco di Modena, Alfeo Corassori, a dare l'appellativo di "treni della felicità" ai treni provenienti dal Meridione.
Negli anni successivi, il PCI, chiese di estendere l'iniziativa ad altre zone: la prima fu Cassino, nel 1946.
Questi spostamenti, venivano fortemente osteggiati dalla Chiesa Italiana, affermando che i piccoli, sarebbero stati spediti nell'allora URSS.
I bambini e i ragazzi, arrivati in questi treni, venivano curati, rifocillati e mandati a scuola dove potevano restare per qualche mese, senza perdere i contatti con le famiglie di origine, alcuni di questi ragazzi, soprattutto orfani ,vi rimasero per sempre e furono adottati da queste famiglie generose. Pur non essendo ricche, le famiglie ospitanti, accoglievano i bambini come figli; nell'idea che l'Italia si sarebbe risollevata e ricostruita grazie alla collaborazione di tutti.
Così facendo, si intrecciavano non soltanto storie di "primo soccorso", ma vicende emotive di relazioni e affetti che nella maggioranza dei casi, durarono nel tempo.
Importante, è il contrasto fra i treni dei deportati che portavano alla morte certa e ai vagoni di questi giovani che li conducevano verso un futuro migliore, oltre a un po' di gioia, dopo aver vissuto gli orrori della guerra.
Andando aldilà, delle proprie e personali idee politiche, questo è un bellissimo affresco di un'Italia che probabilmente non esiste più, quando ancora eravamo "brava gente": ma di questo spero sempre di sbagliarmi.
C'è un bellissimo libro che ne parla "il treno dei bambini" di viola ardone. Non posso che consigliarlo
RispondiEliminaGrazie per il consiglio di lettura.
EliminaAssurdo l'atteggiamento della Chiesa! Proprio loro che hanno spesso insabbiato abusi dei loro ministranti sui minori!
RispondiEliminaVero!
EliminaNoi, invece, non chiedemmo ospitalità, emigrammo al nord del tutto. La chiesa cancro dell'umanità.
RispondiEliminaMolte famiglie si sono trasferite al Nord.
EliminaNon avevo mai sentito parlare di questi treni, ed è un grosso peccato.
RispondiEliminaGrazie per avermeli fatti conoscere!
Un grazie a te per la lettura di questo post.
EliminaConosco la storia. Ho letto anche il libro il treno dei bambini. Nel libro c'è una parte quasi cinematografica. I fratelli maggiori, pronti per partire, lavati puliti e vestiti a dovere, si mettono d'accordo e quando il treno sta per partire lanciano i loro cappotti ai fratellini, pensando di proteggerli. Una parte commovente.
RispondiEliminaSi intrecciano tante storie di vita.
EliminaUna storia da raccontare, e hai fatto benissimo a farlo.
RispondiEliminaGiusto ricordare.
EliminaBellissimo il libro di Viola Ardone su questa storia pochissimo conosciuta.
RispondiEliminaMolti hanno letto questo libro.
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