Articolo da Greenreport.it
Se si cerca una speranza per noi stessi o il genere umano, una scintilla d’altruismo, è nei poveri e non nei ricchi che è più facile trovarla. Un team di psicologi britannici ha confermato alcune intuizioni – in questo caso con una storia millenaria alle spalle – che a volte sono senso comune, ma che hanno subito duri colpi con la trasformazione degli individui in consumatori che ha provocato un assottigliamento delle differenze di comportamenti tra le classi sociali, fino a portare qualcuno a teorizzarne l’ormai definitiva scomparsa.Il team di ricerca capeggiato Ana Guinote del dipartimento Experimental Psychology dell’University College London, e che comprende la sua collega Ioanna Cotzia e Sanpreet Sandhu e Pramila Suiwa della School of Psychology, Keynes College dell’università del Kent, ha pubblicato su Proceedings of the National Academy of Sciences (Pnas) lo studio “Social status modulates prosocial behavior and egalitarianism in preschool children and adults”, la cui ragion d’essere è stato così sintetizzato: «Anche se gli esseri umani sono la specie più altruista, le disparità di orientamento prosociale sono comuni e si verificano tra i gruppi sociali e variano rispetto all’istruzione, ai ruoli sessuali, alla biologia ed alle risorse finanziarie».
Il team di ricerca capeggiato Ana Guinote del dipartimento Experimental Psychology dell’University College London, e che comprende la sua collega Ioanna Cotzia e Sanpreet Sandhu e Pramila Suiwa della School of Psychology, Keynes College dell’università del Kent, sottolinea invece: «Anche se gli esseri umani sono la specie più altruista, le disparità di orientamento prosociale sono comuni e si verificano tra i gruppi sociali e variano rispetto all’istruzione, ai ruoli sessuali, alla biologia ed alle risorse finanziarie».
Lo studio dimostra che lo status sociale – definito come il livello di prestigio sociale e reputazione di cui godono gli individui agli occhi degli altri – più basso «innesca un orientamento prosociale che si manifesta in un comportamento di aiuto, segnalando intenti comuni e l’endorsment di obiettivi e valori egualitari. Questi effetti iniziano a comparire presto nella ontogenesi umana. I risultati suggeriscono che gli esseri umani hanno programmi cognitivi e motivazionali di base che usano in modo flessibile per navigare nelle gerarchie instabili tipiche nelle società umane».
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Fonte: Greenreport.it
Autore: Umberto Mazzantini
Licenza: Copyleft

Articolo tratto interamente da Greenreport.it
È quasi incredibile, ma è ricuramente vero!
RispondiEliminaCaio e buona serata caro Vincenzo.
Tomaso
Questione di empatia! Inversamente proporzionale alla ricchezza!
RispondiEliminaBuona serata Cavaliere !
Corrisponde in pieno all'esperienza che ho io stessa con persone di ceti diversi.
RispondiEliminaAdesso non è per fare il saputello, ma ci voleva veramente uno studio scientifico/psicologico?!? Non basta la quotidianità che testiamo in continuazione? ;)
RispondiEliminaOccorreva uno studio scientifico per confermare quello che accade da sempre, cioè che chi è povero aiuta sempre e chi è ricco si fa i cazzi suoi?
RispondiEliminaCerto che gli psicologi hanno un gran tempo da perdere... e ora ho anche capito perchè: sono inglesi, come quelli che hanno fatto ricerche per capire il tempo necessario per pucciare un frollino nel tè prima che si sbricioli.
I poveri sono più generosi proprio perché sanno cosa voglia dire essere poveri e quindi in difficoltà.
RispondiEliminaA presto .. .Dream Teller