venerdì 23 dicembre 2022

Il diritto allo studio viene negato a migliaia di giovani



Articolo da Senza Tregua

L’università italiana, dopo lunghi periodi di chiusura a causa della pandemia, quest’anno è ripartita nel segno del ritorno alla piena “normalità”, desiderata da molti studenti, senza lezioni a distanza o riduzioni di capienza delle aule. Proprio quella normalità, però, porta con sé numerose criticità, che oggi sono riemerse platealmente. Chi studia all’università risente più che mai dell’aggravarsi della situazione attuale, sia economica che politica: il sensibile aumento dei prezzi su affitti, bollette e beni di prima necessità, già avvenuto a seguito dell’acuirsi della crisi con la pandemia e aggravatosi ulteriormente con l’inizio della guerra imperialista, pone ogni studente e ogni studentessa di fronte ad un baratro. Al contempo il proseguire del conflitto in Ucraina mette tutti quanti in uno stato costante di apprensione.

La guerra, non si traduce solo nella quotidiana mattanza dei proletari russi ed ucraini, ma sta mettendo milioni di proletari del nostro paese in seria difficoltà nell’affrontare le spese quotidiane, dagli alimentari alle rette universitarie, dalle attività di svago alle spese mediche. Complice a tal proposito è il continuo drenaggio di risorse dalle casse dello Stato in spese belliche, volte a sostenere il perdurare del conflitto in atto. Una simile realtà, da cui traggono beneficio solo i grandi monopoli, tra cui anche quelli italiani (basti pensare agli immensi profitti di Leonardo, classificatasi come prima azienda per ricavi dalla vendita di armi in Europa), sta facendo piombare sempre di più gli strati popolari nella miseria.

In particolare la crisi energetica, conseguenza della guerra russo-ucraina, sta fornendo terreno fertile per la messa in atto di un sensibile livello di speculazione da parte dei grandi monopoli energetici (primo tra tutti ENI), causando un impatto diretto su milioni di proletari; L’aumento vertiginoso delle bollette pone già molte famiglie di fronte all’evidenza di non poter sopperire a tali spese, a fronte di necessità che aumentano con l’avanzare della stagione invernale, mentre varie aziende hanno già iniziato a fare perno su questa congiuntura per legittimare nuovi licenziamenti ed un incremento dei livelli di sfruttamento sui luoghi di lavoro.

La situazione attuale, insomma, va a colpire diffusamente la vita di lavoratori, disoccupati e studenti degli strati popolari, mettendo di riflesso inevitabilmente a rischio anche il diritto allo studio, in particolar modo per gli universitari, per i fuorisede, per gli studenti-lavoratori. L’accesso ai livelli di formazione superiore, già economicamente gravoso sotto molti aspetti, è infatti sempre più insostenibile. Ma cosa si trovano ad affrontare oggi centinaia di migliaia di giovani per poter studiare?

Andando ad analizzare la prima misura di sostegno agli studenti, osserviamo subito che l’assegnazione delle borse di studio continua a portare con sé delle evidenti criticità. La loro crescita in termini di numero ed importi, avvenuta negli scorsi anni e in misura comunque insufficiente rispetto alle reali esigenze studentesche, oggi si scontra con l’aumento generale del carovita. A questo bisogna aggiungere una riflessione sui criteri di assegnazione adottati che, in totale continuità con le metodologie degli ultimi 30 anni, si riconfermano profondamente escludenti: la scelta di aggiungere come discrimine per l’assegnazione, accanto ai dati reddituali, anche un criterio presuntamente “meritocratico”, nei fatti si traduce, per tutti coloro che dovrebbero accedervi per diritto, nel dover affrontare sessioni d’esame con l’acqua alla gola, cercando di assicurarsi il maggior numero possibile di crediti, il tutto mentre sempre più studenti e studentesse sono costretti a lavorare per potersi mantenere. Una realtà che non solo rende una vera corsa ad ostacoli l’accesso ad un’agevolazione minima, ma che influisce attivamente nell’aumentare la probabilità di insorgenza di stati d’ansia e stress rispetto al percorso di studi, sottoponendo gli studenti ad una pressione costante e notevole nel cercare di garantirsi un beneficio economico senza cui, in molti casi, difficilmente potrebbero proseguire gli studi.

Rimanendo nel tema delle borse di studio, quest’anno accademico si è aperto con il ritorno – che in molti casi è in realtà una conferma – in diverse regioni della vergognosa dinamica degli idonei non beneficiari. Per fare un esempio, nella sola città universitaria di Padova oggi risultano essere oltre duemila gli studenti che, pur rispettando i criteri di assegnazione, vengono esclusi dal beneficio delle agevolazioni economiche. A porre ulteriori ostacoli di carattere economico per l’accesso allo studio, si aggiunge anche la questione delle mense universitarie, dove i prezzi per i pasti da una parte sono strettamente dipendenti dai benefici per borsisti e dall’altra sono suscettibili, a causa dell’inflazione e dei continui cambi di appalto, ad incrementi di prezzo notevoli. Questo è quanto accaduto nelle università piemontesi dove l’ente regionale, a guida Lega, sta promuovendo rincari del 40%, innestandosi come ulteriore aggravante in una condizione già molto variegata e problematica.

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Fonte: Senza Tregua

Autore: 
redazione Senza Tregua

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Articolo tratto interamente da Senza Tregua


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