giovedì 10 novembre 2022

Lacrima di Arthur Rimbaud


Lacrima

Lontano dagli uccelli, dai greggi, dalle villanelle, bevevo,
accoccolato in qualche landa circondata dai boschi di
nocciuoli, in una tepida e verde foschia pomeridiana.

Che cosa potevo bere in quella giovine Oise – olmi senza
voce, erba senza fiori, cielo coperto-, che cosa attingevo alla
zucca di colocasia? Qualche liquor d’oro insipido, e che fa
sudare.

Parevo una brutta insegna d’albergo. Poi l’uragano mutò il
cielo, fino a sera: furono paesi neri, laghi, pertiche, colonnate
sotto la notte azzurra, stazioni.

L’acqua dei boschi si perdeva in sabbie vergini, il vento
scagliava dal cielo ghiaccioli ai pantani… E dire che, come un
pescatore d’oro o di conchiglie, non mi sono dato pensiero di
bere!

Arthur Rimbaud

4 commenti:

  1. Forse come canta la Consoli è sempre meglio bere un sorso in più di acqua perché un giorno si potrebbe averne bisogno.
    Rimbaud meraviglioso e dolce poeta maledetto.
    Bellissima poesia che per come l'ho intesa io celebra i mutamenti improvvisi e pericolosi della natura , un po' come le sorti delle umani genti no?
    In balia di un destino più che mai incerto.

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