Articolo da Tlaxcala
È
indispensabile passare attraverso la cortina di fumo della storia
raccontata da parte dei creditori e ripristinare la verità storica. La
cancellazione del debito generalizzata si è verificata più volte nella
storia.
Hammurabi, re di Babilonia, e gli annullamenti del debito
Il Codice di Hammurabi si
trova nel Museo del Louvre di Parigi. In realtà il termine “codice” è
inappropriato, perché Hammurabi ci ha tramandato piuttosto un insieme di regole e di giudizi sulle relazioni tra i poteri pubblici e i cittadini. Il regno di Hammurabi, “re” di Babilonia (situata nell’attuale Iraq), iniziò nel 1792 avanti Cristo e durò 42 anni.
Quello che la maggior parte dei manuali di storia non dice è che
Hammurabi, come altri governanti delle città-Stato della Mesopotamia,
proclamò in varie occasioni un annullamento generale dei debiti dei
cittadini con i poteri pubblici, i loro alti funzionari e dignitari.
Quello che stato chiamato il Codice di Hammurabi fu scritto probabilmente nel 1762 avanti Cristo. Il suo epilogo proclamava che “il
potente non può opprimere il debole, la giustizia deve proteggere la
vedova e l’orfano (…) al fine di rendere giustizia agli oppressi”.
Grazie alla decifrazione dei numerosi documenti scritti in caratteri
cuneiformi, gli storici hanno trovato la traccia incontestabile di
quattro annullamenti generali del debito durante il regno di Hammurabi
(nel 1792, 1780, 1771 e 1762 A. C.).
All’epoca di Hammurabi, la vita economica, sociale
e politica si organizzava intorno al tempio e al palazzo. Queste due
istituzioni, molto legate, costituivano l’apparato dello Stato,
l’equivalente dei nostri poteri pubblici di oggi, nei quali lavoravano
numerosi artigiani e operai, senza dimenticare gli scriba. Tutti erano
alloggiati e nutriti dal tempio e dal palazzo. Ricevevano razioni di
cibo che gli garantivano due pasti completi al giorno. I lavoratori e i
dignitari del palazzo erano nutriti grazie all’attività di una classe
contadina a cui i poteri pubblici fornivano (affittavano) le terre, gli
strumenti di lavoro, gli animali da tiro, il bestiame, acqua per
l’irrigazione. I contadini producevano in particolare orzo (il cereale
di base), olio, frutta e legumi. Dopo il raccolto, i contadini dovevano
consegnare una parte di questo allo Stato come quota per l’affitto. In
caso di cattivi raccolti, accumulavano debiti. Oltre al lavoro nelle
terre del tempio e del palazzo, i contadini erano proprietari delle
loro terre, della loro casa, delle loro greggi e degli strumenti da
lavoro. Un’altra fonte di debiti dei contadini era costituita dai
prestiti concessi a titolo privato da alti funzionari e dignitari al
fine di arricchirsi e di appropriarsi dei beni dei contadini in caso di
mancato pagamento di questi debiti. L’impossibilità nella quale si
trovavano i contadini di pagare il debito poteva portare anche alla loro
riduzione in schiavitù (anche membri della loro famiglia potevano
essere ridotti in schiavitù per debiti). Al fine di garantire
la pace sociale, in particolare evitando un peggioramento delle
condizioni di vita dei contadini, il potere annullava periodicamente
tutti i debiti [2] e ripristinava i diritti dei contadini.Gli annullamenti generali del debito si sono susseguiti in Mesopotamia per 1000 anni
Le proclamazioni di annullamenti generali dei
debiti non si limitarono al regno di Hammurabi: cominciarono prima di
lui e si prolungarono dopo di lui. C’è la prova di annullamenti
del debito che risalgono all’anno 2400 A. C., cioè sei secoli prima
del regno di Hammurabi, nella città di Lagash (Sumer), i più
recenti risalgono al 1400 A. C., a Nuzi. In totale, gli storici hanno
identificato con precisione una trentina di annullamenti generali del
debito in Mesopotamia tra il 2400 e il 1400 A. C.. Si può concordare
con Michael Hudson [3] quando afferma che gli annullamenti
generali del debito costituiscono una delle caratteristiche principali
delle società dell’Età del Bronzo in Mesopotamia. Si trovano
d’altronde nelle diverse lingue mesopotamiche espressioni che designano
questi annullamenti per cancellare il debito e riportare i conti a
zero: amargi a Lagash (Sumer), nig-sisa a Ur, andurarum ad Ashur, misharum a Babilonia, shudutu a Nuzi.
Queste proclamazioni di annullamento del debito erano occasione di
grandi festeggiamenti, generalmente nella festa annuale della
primavera. Sotto la dinastia della famigia di Hammurabi fu
instaurata la tradizione di distruggere le tavolette sulle quali erano
scritti i debiti. In effetti, i poteri pubblici avevano una
contabilità precisa dei debiti su tavolette che erano conservate nel
tempio. Hammurabi muore nel 1749 A. C., dopo 42 anni di regno. Il suo
successore, Samsuiluna, annulla tutti i debiti con lo Stato e decreta la
distruzione di tutte le tavolette dei debiti salvo quelle che si
riferiscono a debiti commerciali.Quando Ammisaduqa, l’ultimo governante della dinastia Hammurabi, accede al trono nel 1646 A. C., l’ annullamento generale dei debiti che proclama è molto dettagliato. Si tratta manifestamente di evitare che certi creditori si approfittino di alcune carenze. Il decreto di annullamento precisa che i creditori ufficiali e gli esattori di imposte che hanno espulso contadini debbano indennizzarli e restituire i loro beni pena la morte. Se un creditore ha accaparrato un bene facendo pressioni, deve restituirlo e/o pagarlo per intero, se non lo fa è condannato a morte.
In conseguenza di questo decreto, furono create commissioni al fine di controllare tutti i contratti immobiliari ed eliminare quelli che rientravano nella proclamazione di annullamento del debito e di ripristino della situazione precedente, statu quo ante. La messa in pratica di questo decreto era facilitato dal fatto che, in generale, i contadini spossessati dai creditori continuavano a lavorare nelle loro terre anche se queste erano diventate proprietà del creditore. A partire da qui, annullando i contratti e obbligando i creditori a indennizzare le vittime, i poteri pubblici ripristinavano i diritti dei contadini. La situazione peggiorerà un po’ due secoli dopo.
I limiti degli atti di annullamento dei debiti
In Mesopotamia, durante l’Età del Bronzo, gli
schiavi per debiti erano liberati, ma non gli altri tipi di schiavi
(in particolare quelli che erano prigionieri di guerra).
Gli atti di annullamento del debito non devono essere presentati
come decisioni che promuovessero l’emancipazione sociale, si trattava
di restaurare l’ordine precedente, che comprendeva diverse forme di
oppressione. Tuttavia senza esaltare l’organizzazione di queste società
di 3000 o 4000 anni fa, bisogna sottolineare che i governanti
tentavano di mantenere una coesione sociale evitando la costituzione di
grandi proprietà private, prendendo provvedimenti perché i contadini
mantenessero accesso diretto alla terra, limitando l’aumento delle
disuguaglianze, vigilando sulla manutenzione e lo sviluppo dei
sistemi di irrigazione. Michael Hudson sottolinea, da parte sua, che
la decisione di dichiarare guerra spettava all’assemblea generale dei
cittadini e che il “re” non aveva il potere di prenderla.Sembra che, nella cosmovisione dei mesopotamici dell’età del bronzo, non ci fosse stata una creazione originaria da parte di un dio. Il governante (ruler), di fronte al caos, riorganizzò il mondo per ristabilire l’ordine normale e la giustizia.
Dopo il 1400 A. C., non si è trovato nessun atto di annullamento del debito. Le disuguaglianze si rafforzarono e svilupparono fortemente. Le terre furono accaparrate dai grandi proprietari privati, la schiavitù per debiti si radicò. Una parte importante della popolazione emigrò verso il nordest, verso Canaan con incursioni verso l’Egitto (i faraoni si lamentavano di questo).
Nel corso dei secoli che seguirono, considerati dagli storici della Mesopotamia come tempi bui, (Dark Ages) -a causa della riduzione delle tracce scritte-, si hanno tuttavia prove di lotte sociali violente tra creditori e indebitati.
Egitto: la stele di Rosetta conferma la tradizione degli annullamenti del debito
La stele di Rosetta della quale si
appropriarono membri dell’esercito napoleonico nel 1799 durante la
campagn d’Egitto fu decifrata nel 1822 da Jean-François Champollion. Si
trova oggi nel British Museum di Londra. Il lavoro di traduzione fu
facilitato dal fatto che la pietra presenta lo stesso testo in tre
lingue: l’ egizio antico, l’egizio popolare e il greco dei tempi di
Alessandro Magno. Il contenuto della stele di Rosetta
conferma la tradizione dell’annullamento dei debiti che fu instaurata
nell’Egitto dei faraoni a partire dall’VIII secolo avanti Cristo, prima
della sua conquista da parte di Alessandro Magno nel IV secolo A. C.. Vi si legge che il faraone Tolomeo V, nel 196 avanti Cristo, annullò i debiti verso il trono del popolo dell’Egitto e oltre.
Anche se la società egizia dell’epoca dei faraoni era molto
diversa dalla società mesopotamica dell’Età del Bronzo, si trova
traccia evidente di una tradizione di proclamazioni di amnistia che
precede gli annullamenti generali del debito. Ramsete IV (1153-1146 A. C.) proclamò che chi era fuggito poteva rientrare nel Paese. Chi era in carcere veniva liberato. Suo padre Ramsete III (1184-1153 A. C.) fece la stessa cosa. Bisogna segnalare che nel 2º millennio sembra che non ci fosse schiavitù per debiti in Egitto.
Gli schiavi erano prigionieri di guerra. Le proclamazioni di Ramsete
III e IV riguardavano l’annullamento dei ritardi nel pagamento di
imposte dovute al faraone, la liberazione dei prigionieri politici, la
possibilità per le persone condannate all’esilio di tornare.Solo a partire dall’VIII secolo avanti Cristo si trovano in Egitto proclamazioni di annullamento dei debiti e di liberazione degli schiavi per debiti. È il caso del regno del faraone Bocchoris (717-711 avanti Cristo), il cui nome fu ellenizzato.
Una delle motivazioni fondamentali degli annullamenti del debito era che il faraone voleva disporre di una classe contadina capace di produrre sufficienti alimenti e disponibile quando fosse necessario per campagne militari. Per queste due ragioni, era necessario evitare che i contadini fossero espulsi dalle loro terre a causa dell’influenza dei creditori.
In un’altra parte della regione, si constata che anche gli imperatori siriani del primo millennio avanti Cristo adottarono la tradizione dell’annullamento dei debiti. Lo stesso successe a Gerusalemme, nel V secolo avanti Cristo. Come prova, nel 432 avanti Cristo, Neemia, certamente influenzato dall’antica tradizione mesopotamica, proclama l’annullamento dei debiti degli ebrei indebitati verso i loro ricchi compatrioti. È a quell’epoca che si redige la Torah. La tradizione degli annullamenti generalizzati del debito farà parte della religione ebraica e dei primi testi del cristianesimo tramite il Levitico che proclama l’obbligo di annullare i debiti ogni sette anni e in ogni giubileo, cioè ogni 50 anni.
Conclusione
Oggi la restituzione del debito costituisce innegabilmente un
tabù. È presentata dai capi di Stato e di governo, dalle banche
centrali, dal FMI e dalla stampa dominante come inevitabile,
indiscutibile, obbligatoria. I cittadini e le cittadine dovrebbero
rassegnarsi al pagamento del debito. L’unica discussione possibile è
sul modo di modulare la ripartizione dei sacrifici necessari per
ottenere risorse di bilancio sufficienti per mantenere gli impegni
presi dalla nazione indebitata. I governi che hanno chiesto prestiti
sono stati eletti democraticamente, gli atti che hanno realizzato sono
pertanto legittimi. Bisogna pagare.
È essenziale attraversare la cortina di fumo della storia raccontata dai creditori e ristabilire la verità storica. Annullamenti generalizzati del debito hanno avuto luogo ripetutamente nella storia.
Questi annullamenti sono situati in diversi contesti. Nel caso che
abbiamo appena citato, le proclamazioni di annullamento generalizzato
del debito erano prese su iniziativa di governanti preoccupati
di preservare la pace sociale. In altri casi, gli annullamenti furono
risultato di una lotta sociale esacerbata dalla crisi e dall’aumento
delle disuguaglianze. È il caso della Grecia e Roma antiche.
Bisogna prendere in considerazione anche altri scenari: l’annullamento
del debito decretato da Paesi indebitati che deliberano un atto
sovrano in modo unilaterale, l’annullamento del debito concesso dai
vincitori a un Paese sconfitto e/o alleato… Una cosa è certa: dal punto
di vista storico, il debito gioca un ruolo motore in numerosi grandi
cambiamenti sociali e politici.
NOTE:
[1] Eric Toussaint (laureato in Scienze Politiche, presidente del CADTM del Belgio, www.cadtm.org, membro del Consiglio Scientifico di ATTAC Francia). Damien Millet ed Eric Toussaint hanno curato il libro collettivo Il debito o la Vita,
che ha ricevuto il Premio del Libro politico alla Fiera del libro
politico di Liegi nel 2011). Ultimo libro pubblicato, Damien Millet ed
Eric Toussaint, AAA, Audit, Annullamento, Altra politica, Le Seuil, Parigi, 2012.
[2] I debiti tra commercianti non erano oggetto di questi annullamenti .
[3] Quest’articolo è essenzialmente basato sulla sintesi storica
presentata da Michael Hudson, laureato in Economia, in vari articoli e
opere: “The Lost Tradition of Biblical Debt Cancellations”, 1993, “The
Archaeology of Money”, 2004. Michael Hudson fa parte di un équipe
scientifica multidisciplinare (ISCANEE, International Scholars’
Conference on Ancient Near Earstern Economies) che comprende filologi,
archeologi, storici, economisti, che lavorano sul tema delle società e
delle economie antiche del Vicino Oriente. I suoi lavori sono
pubblicati dall’università di Harvard. Michael Hudson iscrive il suo
lavoro nel proseguio delle ricerche di Karl Polanyi. Inoltre produce
analisi sulla crisi contemporanea. Vedere in particolare, “The Road to
Debt Deflation, Debt Peonage, and Neoliberalism”, febbraio 2012. Tra le
opere di altri autori che a partire dalla crisi economica e
finanziaria iniziata nel 2007-2008 hanno scritto sulla lunga tradizione
di annullamento del debito, conviene leggere: David Graeber, Debt : The First 5000 Years, Melvillehouse, New York, 2011.
Per concessione di Senza Soste
Fonte: http://cadtm.org/La-longue-tradition-des
Data dell'articolo originale: 24/08/2012
URL dell'articolo: http://www.tlaxcala-int.org/article.asp?reference=8201
Fonte:
Tlaxcala
Autore: Eric Toussaint tradotto da Andrea Grillo
Licenza: Copyleft

Articolo tratto interamente da Tlaxcala
Chi l'avrebbe detto!?!?!
RispondiEliminaPost interessante ed istruttivo.
RispondiEliminaCiao buona giornata
enrico