Gli studenti del liceo Leonardo da Vinci di Genova, stavano facendo quello che si fa in una scuola viva: discutere, confrontarsi, immaginare. Poi, all’improvviso, sono arrivati loro. Una trentina di ragazzi, organizzati, vestiti di nero, con spranghe e tubi di ferro. Hanno sfondato l’ingresso, distrutto tutto, urlato “Viva il Duce” e disegnato svastiche sui muri.
Questa non è una bravata. Non è vandalismo. È squadrismo. È violenza politica. È razzismo. È il ritorno di qualcosa che pensavamo sepolto, ma che invece è ancora qui, pronto a colpire chi sogna, chi pensa, chi si espone.
E il silenzio intorno fa ancora più male.
Se non lo chiamiamo col suo nome, se lo minimizziamo, se lo lasciamo passare, allora siamo parte del problema.
Mamma mia...
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