Articolo da Effimera
C’era una volta un continente europeo, che nello scacchiere internazionale appariva uno dei pochi a possedere e propagandare la necessità di un welfare state e la tutela di alcuni inalienabili diritti universali.
Ben inteso, sia il welfare che la tutela dei diritti rappresentavano il tentativo keynesiano di rispondere alle lotte che nel novecento avevano attraversato l’Europa.
In Europa, poi, la guerra fin dai tempi antichi (siamo riusciti a fare pure la guerra dei cent’anni) ne ha caratterizzato l’esistenza, anzi le due guerre mondiali sono nate proprio qui!
L’idea iniziale di unire l’Europa, appariva quindi, con tutti i suoi limiti, come un primo timido tentativo di superare i nazionalismi, i suoi muri, i suoi confini, le sue guerre e di giocare la carta della diplomazia e della tutela dei diritti su scala globale, provando a superare le logiche coloniali, ma…
Questa idea iniziale, però, è andata nel corso degli anni sgretolandosi in maniera devastante.
Nel 1992 con l’approvazione del trattato di Maastricht, l’unione europea cambia volto e fissa i suoi pilastri su parametri economici.
È il trionfo del libero mercato e della grande finanza a discapito del welfare.
Trionfo definitivamente confermato nel 2006 con la direttiva Bolkeinstein, che fissa il principio dell’inviolabilità del libero mercato.
La chiusura di aziende e la loro riapertura negli stati europei dove la manodopera costa meno, la svendita del patrimonio pubblico ai privati, la possibilità di spostare le sedi delle multinazionali negli stati europei dove le tasse costano meno, l’obbligo per gli Stati di pareggio di bilancio a qualunque costo ed il disastro e l’impoverimento della Grecia e non solo, sono figli di questa svolta iperliberista della cosiddetta unione europea.
L’Italia riforma la costituzione nel 2012 (in vigore dal 1/1/2014) con una votazione trasversale di tutto il cosiddetto arco costituzionale, introducendo l’obbligo di pareggio di bilancio, che quindi prevale sulle garanzie e sui diritti anche essenziali (come la salute, la casa, il reddito, ecc.).
Contestualmente, subito dopo la caduta del muro di Berlino e lo sgretolamento dell’URSS, l’UE si allarga ad est, sia per soddisfare le mire espansionistiche della NATO, sia per abbassare ulteriormente il costo della manodopera, con conseguente spostamento di parte della produzione verso i nuovi arrivati.
La UE perde così il suo primo pilastro costitutivo, ossia il welfare, che può essere tranquillamente smantellato per dar spazio alle imprese private dei servizi, alle assicurazioni e soprattutto per garantire l’accumulo di capitale finanziario e il primato del mercato privato.
Insieme al welfare il passo è breve per lo smantellamento dei diritti, interni ed esterni.
In questi ultimi 20 anni, non solo sono stati erosi i diritti degli “europei”, ma il continente si è chiuso a riccio, promuovendo la sindrome della fortezza assediata dai migranti.
Il progressivo impoverimento degli “europei” prodotto dalle politiche iperliberiste e dallo smantellamento del welfare viene occultato introducendo meccanismi di competizione al ribasso sia per accedere ai servizi pubblici (sempre meno inclusivi) ed a quel poco di welfare rimasto, sia per ridurre i salari in una corsa al ribasso basata sul ricatto del reddito, promuovendo così una eterna guerra tra poveri.
Così, mentre i poveri si scannano tra loro per “spartirsi” le briciole, mentre si imputa a chi è in pensione l’assottigliamento di quelle future cercando di creare anche una guerra generazionale, i profitti, la rendita e la ricchezza sono saldamente nelle mani di pochi e le diseguaglianze sociali ed economiche lievitano.
Imbrigliati in questa falsa contrapposizione tra poveri, crescono le politiche antimigratorie e lievitano i nazionalismi.
Sicchè scompare anche il secondo pilastro dell’idea di Europa, quello legato ai diritti ed alla loro universalità, sostituito dalle rivendicazioni di piccoli privilegi (prima gli italiani, ecc.) e dal riemergere del colonialismo in forma postmoderna, ma comunque altrettanto orrendo con tutto il suo portato di devastazione, saccheggio e suprematismo.
Insieme a ciò, scompare anche l’arte della diplomazia.
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Fonte: Effimera
Autore: Paolo Punx
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Articolo tratto interamente da Effimera
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