lunedì 28 luglio 2025

Non dimenticare: il massacro alle Officine Reggiane del 28 luglio 1943


Il 28 luglio 1943 è un giorno che Reggio Emilia non potrà mai dimenticare. Alle Officine Meccaniche Reggiane, durante una manifestazione pacifica contro la guerra e la presenza dell’esercito tedesco in Italia, accadde una tragedia: alcuni bersaglieri del Regio Esercito, e forse anche le guardie giurate della fabbrica, aprirono il fuoco su lavoratori disarmati. Nove persone vennero uccise, tra cui una donna incinta, e decine rimasero ferite.

Il clima era teso: il regime fascista era appena caduto, il 25 luglio, e il governo era passato nelle mani del maresciallo Badoglio. Ma la guerra continuava, e gli operai – uomini e donne di una fabbrica che allora contava più di 12.000 dipendenti – avevano scelto di protestare pacificamente. Chiedevano la fine del conflitto e sostenevano il re Vittorio Emanuele III e il nuovo governo. Invece, quella richiesta di pace venne soffocata con una violenza brutale. Il generale Mario Roatta, capo di stato maggiore dell’esercito, aveva dato ordine di sparare a chiunque disturbasse l’ordine pubblico, anche in modo minimo.

Alla fine, nove operai persero la vita: Antonio Artioli, Vincenzo Bellocchi, Eugenio Fava, Nello Ferretti, Armando Grisendi, Gino Menozzi, Osvaldo Notari, Domenica Secchi e Angelo Tanzi. Chi abbia premuto il grilletto per primo non è mai stato chiarito. Ma davanti al dolore e al coraggio di chi ha perso la vita per chiedere la pace, questo conta poco.

Dopo il massacro, la fabbrica fu occupata militarmente. I lavoratori furono scortati fuori sotto la minaccia delle armi, e il giorno successivo tutto lo stabilimento scioperò per lutto e protesta. La notizia dell’eccidio si diffuse rapidamente e provocò gesti di solidarietà in altre fabbriche della zona.

Quel giorno è rimasto impresso nella memoria di Reggio Emilia come uno dei momenti più bui nella lotta per la libertà e la pace. Fu anche una scintilla che spinse molti giovani a unirsi alla resistenza partigiana, determinati a cambiare le cose.

Ancora oggi, una targa all’ingresso delle ex Officine Reggiane ricorda il sacrificio di quegli operai. Un messaggio potente: non dimenticare mai il prezzo pagato da chi ha avuto il coraggio di dire no alla guerra e alla tirannia.

Autore: Spartaco

Licenza: pubblicato e concesso su richiesta dell'autore

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