Articolo da Zero in condotta
Proprio l’Emilia-Romagna flagellata dalle alluvioni resta la prima regione d’Italia per consumo di suolo: il verdetto lo contenuto nel nuovo rapporto nazionale pubblicato da Ispra, con dati riferiti al 2023. Seppure in calo, dunque, la cementificazione avanza e questo avviene anche in zone considerate a rischio idrico. Secondo il dossier, analizzato dalla Dire, nelle aree a pericolosità idraulica media ricade il 13,1% del suolo consumato totale, con un incremento nell’ultimo anno di 1.107 ettari, dei quali quasi due terzi tra Emilia-Romagna (577 ettari) e Toscana (148 ettari). Nelle aree a pericolosità da frana si trova circa l’11% del suolo consumato nazionale con un aumento di 529,8 ettari tra il 2022 e il 2023, di cui 37,7 in aree a pericolosità molto elevata, dei quali 7,5 ettari in Emilia-Romagna. La presenza di superfici artificializzate al 2023 è superiore al valore medio nazionale (8,6%) anche entro 150 metri dai principali fiumi, con un incremento di oltre 770 ettari nell’ultimo anno, concentrati per quasi il 40% lungo i corsi d’acqua di Emilia-Romagna (123,4 ettari), Lombardia (90,3 ettari) e Piemonte (87,1 ettari). Anche per quanto riguarda la costa, l’Emilia-Romagna presenta il massimo aumento di suolo consumato tra 2022 e 2023 nella fascia 0-300 metri dal mare, sia in termini di superficie (+39,2 ettari) che di incremento percentuale rispetto all’anno precedente (+1,46% rispetto al 2022), mentre nel complesso circa un quarto del nuovo suolo consumato è localizzato entro 10 chilometri dalla costa.
Ispra certifica anche che tra il 2022 e il 2023, nelle aree di pianura si è concentrato oltre l’80% del nuovo consumo di suolo in Italia: 5.281 ettari, con un aumento dello 0,33% rispetto all’anno precedente, localizzati per oltre il 13% in Emilia-Romagna. Nelle aree con pendenza minore del 10%, oltre un terzo dei 5.305 ettari di cambiamenti rilevati tra 2022 e 2023 ricade nell’area della Pianura Padana, in particolare in Emilia-Romagna (+692 ettari), Lombardia (+662,9 ettari) e Veneto (+538 ettari). Al 2023 risulta inoltre consumato il 7% delle aree a pericolosità sismica alta e il 4,63% di quelle a pericolosità molto alta, con una crescita rispetto al 2022 di ulteriori 2.289 ettari (216,5 dei quali in aree a pericolosità molto alta). Poco meno della metà dei cambiamenti in aree a pericolosità alta si concentra in Emilia-Romagna, Campania e Sicilia rispettivamente con 466,4, 268,8 e 273,3 ettari. Secondo le rilevazioni di Ispra, dunque, i cambiamenti rilevati nell’ultimo anno si concentrano in alcune aree del Paese, tra cui l’Emilia-Romagna. A livello italiano, in un anno risultano cementificati più di 21.500 chilometri quadrati, dei quali l’88% su suolo utile. Nel complesso, in questa regione in un anno sono stati consumati 200.547 ettari di suolo, ossia l’8,91% contro una media nazionale del 7,16%. Gli incrementi maggiori nell’ultimo anno si sono registrati in Veneto (+891 ettari), Emilia-Romagna (+815), Lombardia (+780), Campania (+643), Piemonte (+553) e Sicilia (+521). Escludendo però le aree ripristinate, e considerando quindi il consumo di suolo netto, l’aumento maggiore del cemento si è verificato in Emilia-Romagna, con 735 ettari in più.
Anche la logistica è cresciuta nell’ultimo anno, andando a coprire altri 504 ettari a livello nazionale. Il fenomeno si concentra soprattutto nelle regioni del nord Italia e anche in questo caso il massimo di superfici consumate si trova in Emilia-Romagna con 101 ettari cementificati. Seguono Piemonte (91 ettari) e Veneto (80 ettari). Anche rispetto alle infrastrutture, “considerando cantieri e aree in terra battuta- si legge nel report- l’Emilia-Romagna presenta i valori più alti sia in termini di suolo consumato (quasi 19.000 ettari) che rispetto al nuovo consumo 2022-2023 (+361 ettari)”.
A livello regionale, poi, la città col maggiore consumo di suolo risulta essere Ravenna. Proprio la città di cui è stato sindaco dal 2016 Michele de Pascale, nuovo presidente della Regione eletto per il centrosinistra. Nel complesso, segnala sempre Ispra, in Emilia-Romagna l’anno scorso sono stati consumati 200.547 ettari di suolo, ossia l’8,91% contro una media nazionale del 7,16%. Il picco si registra nella provincia di Bologna, con oltre 33.000 ettari, seguita dal territorio di Modena (29.500), Parma (26.200) e Reggio Emilia (25.200). Guardando le percentuali, invece, il consumo di suolo maggiore si registra a Rimini col 12,5% di territorio cementificato al 2023, seguito dalla provincia di Reggio Emilia (11%), Modena (10,9%) e Ravenna (10,5%). A livello comunale, invece, è appunto Ravenna a guidare la classifica degli aumenti con 89 ettari in più nel 2023 rispetto all’anno prima, seguita da Reggio Emilia (+43) e Forlì (+35). In percentuale, il Comune più cementificato risulta Cattolica con quasi il 62% di suolo consumato, seguito da Riccione (51,8%) e Fiorano Modenese (36,4%). Ravenna è, insieme a Roma, il Comune col record di consumo di suolo nel periodo di rivelazione 2022-2023 in Italia. “Ravenna incrementa la sua superficie consumata di altri 89 ettari- si legge nel rapporto- con diverse trasformazioni che hanno interessato la zona portuale, attraverso l’apertura di zone di cantiere per oltre 20 ettari. Da segnalare anche la costruzione di un nuovo quartiere, che occupa, considerando le aree accessorie di pertinenza, una superficie complessiva di sei ettari. Importante trasformazione anche l’ampliamento della SS16 Adriatica, che ha convertito circa 3,5 ettari di suolo da naturale ad artificiale”.
Fonte: Zero in condotta
Autore: redazione Zero in condotta

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